Davanti alle incalzanti proposte degli sfrattati, che chiedevano moratoria degli sfratti, assegnazione di tutte le case pubbliche sfitte e requisizioni di case private vuote, il narciso Cattaneo, che non perde occasione per aprir bocca nei salotti televisivi, non ha saputo dare delle risposte semplicissime, trincerandosi dietro una cortina fumogena di aperture ad un finto dialogo e contrapponendo ai bisogni insoddisfatti di centinaia di famiglie il miserrimo numero di poche decine di appartamenti o stanze di dormitorio offerte dal comune: evidentemente sfugge a Cattaneo che le soluzioni o sono per tutti o non sono soluzioni, bensì favori o carità destinati a pochi eletti.
L’imbarazzo ha pervaso la sala consiliare, tra i capi chini dei consiglieri di maggioranza e opposizione, tutti egualmente responsabili e coinvolti nel dramma che affligge un numero sempre crescente di famiglie, in una città tra le capofila per sfratti eseguiti e appartamenti sfitti.
Proporre all’assemblea di mandare una delegazione alla conferenza dei capigruppo, dopo aver ignorato per una settimana la tendopoli permanente sotto il palazzo comunale, è un tatticismo che l’assemblea respinge al mittente, in quanto vi legge l’incapacità di risolvere, la totale impreparazione e la risorsa della disperazione nel momento in cui sono stati messi alle strette, inchiodati alle loro responsabilità e sollecitati energicamente a dare risposte subito.
Tuttavia, ciò che impedisce al comune di Pavia di prendere una decisione di destra o di sinistra, purchè sia, ci viene da dire a questo punto, è il disegno deliberato di mantenere una situazione di indefinitezza sulla questione edilizia, che consenta loro di continuare a portare avanti i loro traffici con chi sul mattone in questa città specula e fa affari d’oro sulle spalle di chi è costretto a pagare affitti altissimi, determinati dal cartello tra i palazzinari, che hanno tutto l’interesse a lasciar vuote le case popolari, per poter immettere sul mercato i loro appartamenti a prezzi esosi.
La mancanza di volontà politica di risolvere il problema si è tramutata in una disfatta totale per maggioranza e opposizione, costrette ad abbandonare di soppiatto la sala consiliare, protetti da carabinieri e polizia, che hanno cinto d’assedio i manifestanti.
Per l’ennesima volta, di fronte al problema casa in città, i politici pavesi si sono rivelati per ciò che sono: supini verso gli interessi del capitale immobiliare. Non hanno però il coraggio di difendere e rivendicare le proprie posizioni di fronte alla rabbia popolare espressa dalle famiglie in lotta: la strisciante e subdola scelta di parte si è trasformata in una Caporetto.
Siamo stanchi di continuare a rincorrere risposte istituzionali che sappiamo ormai impossibili da ottenere: una sola soluzione si profila all’orizzonte, una soluzione dal basso, autorganizzata, autonoma, che vedrà le famiglie, con il supporto dei militanti della rete antisfratto, continuare a riprendersi ciò che è stato loro tolto e che spetta loro di diritto, ossia casa, diritti e dignità.