C’è chi dice NO. Costruiamo il No sociale al referendum costituzionale
Dietro ad una fantomatica riforma utile, secondo Renzi, allo snellimento delle istituzioni e ad abbattere i costi della politica, nella realtà si cela l’obiettivo di dare un colpo decisivo alla già malmessa democrazia del nostro Paese, eliminando quei pochi diritti e garanzie rappresentati dalla Costituzione, per assicurarsi più potere decisionale e rendere innocua la volontà del popolo e delle comunità locali che oggi rappresentano un “intralcio” all’operato del premier.
Infatti, il combinato tra controriforma costituzionale e provvedimenti come il Jobs Act, la Buona Scuola, lo Sblocca Italia, le grandi opere inutili come il ponte sullo stretto ed il tav, i tagli alla sanità, la legge Madia, le missioni di guerra spacciate per missioni di pace, la riforma Lupi sulla casa, il rinvio della tanto attesa riforma su giustizia e processo penale, nasce proprio con l’idea di restringere gli spazi di partecipazione e conflitto in termini funzionali ad affermare le scelte di carattere neoliberista e classista che contraddistinguono l’attuale governo.
Tutti atti governativi che sono sfregi viventi alla Costituzione. Così come lo sono la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio decisa in ossequio ai diktat dell’UE, l’abolizione dell’art. 18 o la presenza nelle nostre città della violenza fascista di Casapound.
Votare SI significherebbe quindi mantenere lo stato di cose presenti. Stare dalla parte di chi, in una manciata di anni e con il ritornello della rottamazione, ha di fatto continuato la vecchia politica perseguendo un’unica grande riforma: impoverirci e rubarci il futuro attraverso il “favoloso mondo” del precariato permanente. Votare SI significherebbe stare dalla parte di chi, con l’alibi della crisi e la trappola artificialmente costruita del debito pubblico sta cercando di portare a termine la spoliazione delle comunità locali, mercificando i beni comuni, privatizzando i servizi pubblici, attaccando i diritti del mondo del lavoro e smantellando le ultime briciole di welfare sociale.
Ecco quindi emergere con tutta forza il contenuto politico del referendum e la necessità di dire NO.
Dire NO significa dire NO a Renzi, dunque NO all’Europa, al governo della crisi, dell’austerity e dei banchieri. Questo NO ha quindi un nemico principale, Renzi e tutto quello che rappresenta. È un NO che ha come effetto lo sconvolgimento del quadro attuale. Chi se ne preoccupa e preferisce la stabilità sta dalla parte dei governanti e della casta, di chi ogni giorno si arricchisce sul nostro impoverimento.
Riteniamo quindi che la battaglia del referendum debba interamente giocarsi sull’attualità e la durezza della fase, senza rincorrere vecchie nostalgie o appellarci a nobili principi in cui pure magari ci riconosciamo, ma che purtroppo hanno perso ogni referenza reale e rischiano di risultare vuoti e incomprensibili a gran parte della popolazione.
Mobilitarsi per il no sociale vuol dire questo, utilizzando ogni mezzo necessario. Facendo campagna sul piano territoriale, preparando una grande manifestazione sotto i palazzi del potere, scrivendo no sulle schede elettorali così come lo scriviamo sui muri. E poi prepararsi già per il dopo, perché il referendum è solo uno strumento, non l’obiettivo. Fin da ora dobbiamo prepararci a costruire degli spazi territoriali che, dopo la spallata del no, caccino definitivamente via Renzi e la sua cricca.
In quest’ottica, l’assemblea nazionale per il NO Sociale, tenutasi a Roma lo scorso 1° ottobre, ha individuato alcune mobilitazioni sulle quali le realtà calabresi lavoreranno sin da subito per una buona riuscita, a partire da quella studentesca diffusa sul territorio nazionale per il 7 ottobre – con i cortei locali di Lamezia Terme e Cosenza – come primo importante momento per attivare le energie politiche di una soggettività studentesca e generazionale che vuole prendere parola sul proprio futuro. Seguiranno altri appuntamenti di lotta come lo sciopero generale del sindacalismo di base del 21 ottobre, la mobilitazione territoriale per il “No al referendum costituzionale” prevista per il 29 ottobre ed il corteo nazionale conclusivo della campagna per il No sociale previsto per domenica 27 novembre.
In un territorio come quello calabrese dove i segni devastanti delle politiche renziane sono tangibili e le forme del rifiuto e della lotta sociale iniziano ad essere sempre più forti, i/le compagni/e calabresi si mobilitarenno, territorio per territorio e quartiere per quartiere, coscienti di trovarsi di fronte ad una partita che va giocata fino in fondo proprio perché, in un quadro politico nazionale segnato da una costante diminuzione del consenso verso Renzi, si aprono nuove ed inedite possibilità di azione.
Per tanto si è individuata come momento regionale di mobilitazione diffusa sui territori la data del 29 ottobre, alla quale saranno affiancati altri momenti territoriali come le due tappe calabresi del No Tav Tour del 11 e 12 novembre a Lamezia Terme e Reggio Calabria.
LA SFIDA È GRANDE, L’OCCASIONE È IMPORTANTE: C’È CHI DICE NO, ORA PORTIAMOLI IN PIAZZA!
#CèChiDiceNO #cacciamoRenzi #cacciamoilPD
Collettivo Autogestito Casarossa40 (Lamezia Terme) – Collettivo Autonomo Altra Lamezia (Lamezia Terme) – Spa Arrow (Rende) – Cpoa Rialzo (Cosenza) – Associazione Culturale Il Brigante (Serra San Bruno) – Associazione Culturale Cotroneinforma (Cotronei) – Csoa A. Cartella (Reggio Calabria) – Csc Nuvola Rossa (Villa San Giovanni) – Associazione Yairaiha Onlus (Cosenza)
da AltraLamezia
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