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C’è chi lotta e chi sfila

In contrapposizione a queste lotte, che in una visione di lunga media durata stanno cominciando ad avere i suoi effetti e le sue prime vittorie, nonostante la contro parte si sia mossa per mettere i bastoni tra le ruote ai facchini in lotta, ci ritroviamo nuovamente a scontrarci con metodi di lotta insufficienti portati avanti dalle sigle confederali , in un continuo piagnisteo rivolte verso padroni e alla sorda governance. Sistemi di lotta arretrati e finalizzati a una coogestione del mondo del lavoro, incuranti dei diritti dei lavoratori ( che dicono di rappresentare) e del loro futuro: lotte per ammortizzatori sociali ( casse integrazioni e mobilità), lotte per essere interni a ristrutturazioni e via dicendo. Di quello che scriviamo ne abbiamo conferma sui giornali in questi giorni e ore con le ennesime chiusure di grossi gruppi come Indesit, e come lei tanti altri, dove a queste forzature e prese di posizione del padrone non assistiamo ad una reale contrapposizione da parte dei lavoratori, se non in alcuni casi isolati e di chi si dovrebbe mettere a loro disposizione.

Concetto che vale anche per la Fiom, ancora una volta in piazza in inutili cortei per “chiedere” democrazia all’interno degli stabilimenti Fiat. Ancora una volta le solite rivendicazioni, quelle che dall’avvento del modello Marchionne vengono portate avanti senza successo, che non fanno altro, con quel tipo di scelta di lotta che rafforzare la contro parte, sempre più legittimata a portare avanti quel tipo di discorso.

Allora è qui che escono le differenze di approccio di un sistema di lotta che alla lunga comincia a portare a casa i suoi frutti e un altro che dopo lungo tempo è ancora al punto di partenza se non ancora peggio quello di aver fatto dei passi indietro.

Continuare a chiedere tavoli, incontri con le istituzioni e padroni ha dimostrato di essere una strategia perdente e fatta solo di piagnistei e lotte volte al ribasso. Si continua a richiamare il concetto di democrazia sui posti di lavoro quando la stessa Cgil e di fatto anche alla stessa Fiom assieme ai sui cuginetti ha fatto cadere questo tipo di concetto o meglio lo ha avvicinato a quello ideale ai padroni e alla governance.

Quello che ci insegnano i facchini e che il resto delle lotte dovrebbero prendere ad esempio, è proprio il mettersi in gioco, entrare nelle lotte, le lotte con la L maiuscola con obiettivi ben precisi e lottare per la loro realizzazione fino alla vittoria.

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