Contestazione ai sindacati confederali e sciopero. Il primo maggio dei rider di Torino
Riportiamo la cronanca (e un video!) della giornata di lotta rider a Torino dalla pagina Deliverance project
Questa mattina alle 9 ci siamo trovati/e in piazza Vittorio fra rider di tutte le aziende.
Abbiamo deciso di muoverci in bici per smarcarci dal corteo istituzionale che sfilava per le vie del centro.
Dopo un breve giro intorno a Piazza San Carlo, con la polizia a ronzare spericolatamente in mezzo al corteo su due ruote, abbiamo deciso di riprendere la piazza che ci spettava in quanto lavoratori in lotta.
Dopo alcuni tentativi di ricerca di un varco di accesso alla piazza, tutti conclusi con muri di poliziotti a blindo di ogni via, siamo lo stesso riusciti ad arrivare alla testa del corteo e a ribadire che come lavoratori e lavoratrici in lotta ci spettava entrare in piazza. Forti degli applausi e del sostegno dei presenti non ci siamo lasciati intimidire neanche quando polizia e i bodyguard CGIL si accordavano per capire come allontanarci, arrivando a minacciare il sequestro delle nostre bici. Chi avrebbe dovuto, come ormai capita troppo spesso, malmenare o impaurire una voce di dissenso ormai interna al corteo?
Alla fine scandite le nostre ragioni e incitati da una piazza che chiedeva di sentirci raccontare il vero volto della precarietà, siamo riusciti ad entrare in piazza. Dal palco abbiamo sentito ipocritamente parlare di lotte e diritti quando nei fatti sono stati proprio i sindacati confederali per primi a scendere a qualunque compromesso pur di non entrare in conflitto con aziende e governo e avere una poltrona sicura. CIGL, CISL e UIL per quello che ci riguarda hanno incentivato un tavolo di contrattazione con governo e aziende, nonostante fosse chiara fin dai primi incontri l’impossibilità di trovare una soluzione condivisa. Il risultato di oltre sei mesi di contrattazione sono stati: in primo luogo la costituzione in associazione di parte delle aziende del settore che ha consentito un’omologazione peggiorativa delle condizioni retributive, in secondo luogo ha fornito sempre alle aziende una “valida scusa” per mitigare ogni rivendicazione dei lavoratori e delle lavoratrici (come successo ai colleghi e le colleghe di Just Eat). Come rimanere inermi e zitti a pochi metri dal palco da cui blaterano delle nostre vite senza saperne nulla? Polizia e servizio d’ordine avrebbero voluto rilegarci in un angolo, ma ogni minuto passato in piazza è passato senza perdere l’occasione di gridare quanto le loro parole fossero vuote.
“VENDUTI, VENDUTI, VENDUTI!”
“BASTA TRATTARE È ORA DI LOTTARE”
Queste solo alcune delle parole scandite con forza dai e dalle rider e mai contestate dai presenti, che anzi incuriositi ci invitavano a prendere il palco.
Ma oltre alla contestazione urante il corteo unitario, per oggi era in programma uno sciopero contro Just Eat e la sua partner Food Pony
I e le rider, nonostante la differente configurazione contrattuale, hanno deciso di rivendicare migliori condizioni di lavoro e chiedere un incontro all’azienda per un confronto in merito alla lettera di richieste mandata ormai due mesi fa e ancora senza risposta.
Prima che cominciasse il turno dei dispatcher ci siamo presentati davanti alla sede di Food Pony (azienda di cui sono dipendenti i lavoratori di Just eat) per rafforzare lo sciopero e far sentire in gruppo la nostra voce. Tramite quest’azione siamo riusciti a mandare una comunicazione direttamente ai manager dell’azienda e interferire nel regolare funzionamento del servizio.
Già nei giorni scorsi avevamo dimostrato la nostra determinazione con lo sciopero di Glovo partito dal Mc Donald di Piazza Santa Rita. Proprio sabato con questa iniziativa siamo riusciti a bloccare il servizio in una parte della città (visibile dalla mappa dell’app) e poi a partire in un corteo per le strade della città, coinvolgendo rider e le persone che ci circondavano. Le nostre lotte non si fermano, vogliamo contratti all’altezza del nostro lavoro, tutele e assicurazioni. Non possiamo rischiare la nostra vita per due pizze. E troppe volte è successo negli ultimi anni che politici ed i sindacati che si riempiono la bocca parlando di noi, soprattutto in questi giorni di campagna elettorale in cui è facile ergersi a paladini dei diritti, dispensino promesse solo per racimolare un po’ di consenso.
Vogliamo vedervi a pedalare, a sudare tutti i giorni con il sole e sotto la pioggia!
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