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Riders Just Eat in sciopero: basta salari da fame e sfruttamento

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Riprendiamo dalla pagina del SI Cobas le riflessioni sullo sciopero interregionale dei riders di Just Eat di sabato…

Una prima e importante giornata di sciopero interregionale si è svolta ieri, 22 Gennaio, nelle principali città del Nord Italia. I riders di Just Eat, organizzati con il SI Cobas, hanno deciso di condurre una prima giornata di mobilitazione unitaria a seguito degli scioperi di Dicembre che, partiti da Torino e poi raccolti da Genova e Roma, avevano lanciato l’appello per una mobilitazione congiunta in più città possibili.

Appello che sorge, innanzitutto, dalla necessità di combattere l’accordo integrativo-truffa firmato da CGIL-CISL-UIL con cui si peggiora il contratto della Logistica: oltre che ai mezzi aziendali, allo stop con garanzia del salario in caso di maltempo, la divisione della città in zone di lavoro, è emersa in maniera preponderante la necessità di applicazione integrale del CCNL della Logistica e di essere inquadrati come drivers al livello G1 (9,64), e non con l’attuale inquadramento con cui si guadagna 7,50 lordi.

Nella serata di ieri, infatti, a Genova, Monza, Bologna, Torino il servizio è andato in tilt per diverse ore, rendendo di fatto le consegne impossibili. In quest’ ultima anche i riders della piattaforma Glovo (che ricordiamo sono ancora inquadrati come lavoratori autonomi) si sono uniti allo sciopero per migliorare anche le loro condizioni di vita e di lavoro. Questo a dimostrazione ulteriore che indipendentemente dalle piattaforme e dalle modalità ambigue di assunzione, si è lavoratori di una stessa classe, con i medesimi interessi.

La costruzione dello sciopero è stata importante perché ha messo a nudo il terrore che Takeaway.com e le altre piattaforme hanno dei lavoratori e delle lavoratrici che si organizzano. Infatti, oltre ai messaggi intimidatori in cui si ricorda che durante lo sciopero si rinuncia al proprio salario (come se tra l’altro i colleghi e le colleghe non lo sapessero molto bene, visti i salari da fame che ricevono), Just Eat ha deciso di istituire in varie città i cosiddetti “open shift”, ovvero turni di cui all’ultimo, e proprio “casualmente” in occasione degli scioperi, si può usufruire mettendosi online e lavorando con la scusa di raccimolare qualche soldo in più.

È chiaro come questa grave azione di crumiraggio, oltre che illegittima, derivi dalla grande ondata di mobilitazione che si sta costruendo attorno alla battaglia condotta dai riders: Takeaway.com ha paura e sa bene che se il virus della lotta infetta altre città in cui la piattaforma è presente, prima o poi sarà costretta ad ascoltare i lavoratori e sedersi al tavolo con questi.

Per questo motivo, la mobilitazione non finisce certamente qua. Ieri è stato un primo e fondamentale passaggio per allargare ulteriormente la battaglia. Anche contro le multinazionali si può, dunque, alzare la testa. Diventa ancora più importante allargare la mobilitazione a tutti i colleghi e le colleghe di Just Eat nelle città in cui ancora non si è intrapreso questo percorso. Nelle prossime settimane continueremo con gli scioperi e con le manifestazioni, fino a che non otterremo salario, diritti e dignità. La lotta continua.

Uniti si vince!

 

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