Firenze: ancora un rider morto sul lavoro, è ora di dire basta
Sebastian Galassi, 26 anni, è morto a Firenze alle 21.30 del primo ottobre 2022 nel corso del tragitto di lavoro, una strage continua che come dice Vito Totire della Rete Nazionale Lavoro Sicuro non è casuale ma determinata dalla “diffusione di attività lavorative ad altissimo tasso di costrittività che assomigliano più allo schiavismo che ai contratti leali e dignitosi che hanno contraddistinto le relazioni sociali nel corso del ventesimo secolo (almeno in alcune parti del pianeta e non in maniera proprio continuativa).”
Di seguito riprendiamo il comunicato di Deliverance Milano.
Un altro rider è stato falciato durante il turno di consegna l’altro giorno a Firenze, da una Land Rover. Uno studente di 26 anni, Sebastian, che lavorava a Glovo per mantenersi gli studi, è caduto in strada vittima del cottimo.
Domani nel capoluogo toscano indetta una mobilitazione dai rider e uno sciopero di 24 ore da FILT, Filcams, Nidl CGIL. In tutta risposta l’azienda ha inviato stamane un messaggio automatico sul cellulare di Sebastian, comunicandogli che il suo account, a causa di un feedback negativo di un cliente, veniva sospeso.
Oltre al danno la beffa! Del resto non è la prima volta che accade nel delivery food che un corriere muore portato a correre sulla strada dal meccanismo del ricatto dell’algoritmo e del cottimo.
In Italia esiste una legge rimasta inapplicata, la legge 128, che dice che le app di delivery dovrebbero corrispondere un minimo garantito su base oraria ai lavoratori del settore.
Circa due settimane fa, abbiamo scioperato con i lavoratori di Glovo e Deliveroo a Milano chiedendo l’introduzione di un salario minimo garantito e imponendo il blocco del servizio.
Le tariffe si sono subito rialzate con l’aumento dei bonus la sera, segno che scioperare serve ed è servito, soprattutto se i lavoratori partecipano e uniti e determinati, ma questo non basta a migliorare le condizioni di noi rider: servono l’applicazione di un minimo garantito e le tutele.
In Spagna intanto Glovo è chiamata a pagare 79 milioni di euro di penale a causa della non avvenuta conversione dei contratti di lavoro, dopo l’approvazione della “ley rider”. Entro la fine dell’anno la direttiva europea sul lavoro di piattaforma dovrebbe mettere un po’ di ordine nella categoria.
Nel frattempo ci stringiamo alla famiglia di Sebastian e a tutti i suoi affetti e ai suoi cari, porgendogli tutta la solidarietà per la perdita subita, che promettiamo non verrà dimenticata e non resterà impunita.
Porteremo avanti la nostra battaglia anche per lui e per tutti gli altri caduti sul lavoro, ai nostri colleghi, agli studenti in PCTO e alle altre lavoratrici e lavoratori degli altri settori, vittime di questo stillicidio.
Avanti rider, per Sebastian e gli altri, non per noi ma per tutt*!
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