Corteo roma:”Occupiamo tutto, noi non siamo in vendita”
I movimenti hanno vinto la scommessa. Nonostante il silenzio dei media e le condizioni meteorologiche decisamente avverse, le strade della città si sono riempite al grido di “Riprendiamoci la città, Roma non è in vendita”. Migliaia le persone, a partire dai movimenti per il diritto all’abitare che lo scorso 6 dicembre avevano occupato simultaneamente otto stabili. Occupanti vecchi e nuovi, italiani e migranti, tantissime famiglie, prime e seconde generazioni, si sono unite e mescolate per continuare a dare voce e corpo alla nuova offensiva per il diritto alla casa in città, ma anche per contrastare le 64 delibere che Alemanno & Co. vorrebbero imporre allo scader del mandato. 64 delibere per alimentare ancora la logica della rendita a tutti i costi e corteggiare ancora un po’ i poteri forti. Un pacchetto di misure che non contiene altro che cemento, speculazioni e svendita del patrimonio pubblico, come abbiamo raccontato su DinamoPress in queste settimane (leggi qui l’inchiesta di dinamopress).
Accanto ai movimenti per la casa, che sembrano vivere una nuova fase di vitalità e consapevolezza, la galassia dei comitati che si battono per la tutela dei territori, come il Comitato Fuori Pista contro il raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino, e associazioni come Legambiente e Italia Nostra, anche loro contrarie ai piani della giunta Alemanno. C’è poi il mondo degli spazi sociali, fatto di occupazioni radicate da anni o appena nate, insieme anche per dire che la delibera 26, conquista del movimento dei centri sociali negli anni ’90, non si tocca. Il “pacchetto vergogna” di Alemanno contiene infatti una revisione nettamente peggiorativa proprio della delibera 26, che mette di fatto in discussione il principio di autogestione, trasformando in “debitori” i tanti che in questi anni hanno dato vita e linfa alle esperienze di autogoverno del sociale e aprendo anche su questo fronte la strada alla messa a profitto del patrimonio comunale non residenziale. Una battaglia che si intreccia con le lotte del Teatro Valle, del Cinema America, del Nuovo Cinema Palazzo, per ridare centralià e dignità alla cultura dentro un’idea di nuova costruzione del comune. E ancora i precari del Coordinamento Scuole di Roma e tanti studenti, come anche gli operatori della sanità, ormai in mobilitazione continua, e le realà del sindacalismo di base. Attivi e partecipi i comitati in difesa dell’acqua bene comune, che rilanciano con un gigantesco striscione l’appuntamento del 25 gennaio a Fontana di Trevi contro la nuova tariffa sull’acqua che cancella di fatto il risultato referendario.
In piazza insomma il variegato caleidoscopio di soggettività e reti sociali che vivono e lottano a Roma. Ma che non ci sono sembrate limitarsi alla classica sommatoria di reti o rivendicazioni, vertenze e rimostranze da elencare una appresso all’altra. Oggi, forse, si è iniziata a concretizzare davvero una /coalizione /tra soggettività metropolitane, specifiche e diverse, ma capaci di immaginare insieme una città diversa a tutto tondo. A partire dal reale intreccio di lotte e nuove pratiche di riappropriazione comune, come sta accadendo per esempio con la battaglia sulla sanità, che le lotte degli studenti e del mondo della formazione, a partire dalla richiesta di un nuovo welfare, si saldino con i conflitti nei territori. E’ solo l’inizio. Fermiamo la svendita della città, riprendiamoci le nostre vite. Occupiamo tutto.
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