Dalla transumanza alla rivoluzione i pastori catalizzatori delle lotte
Sembra infatti delinearsi – a partire dalle vertenze Carbosulcis e Alcoa – un percorso di mobilitazione territoriale. Già la marcia di solidarietà ai minatori della Carbosulcis del 31 agosto da Carbonia a Nuraxi Figus è stata occasione d’incontro e di dialogo per i movimenti sardi. Il corteo è stato animato dalle lotte dei lavoratori delle aziende in crisi, al “movimento pastori” passando per il “movimento artigiani liberi” e per i movimenti di lotta contro Equitalia.
Riportiamo un articolo tratto da “Il Manifesto” in cui Felice Floris, il carismatico e controverso leader del “movimento pastori”, tratteggia gli scenari della mobilitazione futura incardinandoli a un nuovo nascente soggetto: la Consulta rivoluzionaria, un collettore che si vorrebbe capace di mettere in comunicazione la molteplicità delle lotte espresse in Sardegna. Il destino di questo percorso dipenderà, probabilmente, da quanto quest’organo saprà effettivamente farsi strumento per l’emersione e la ricomposizione di un comune produttivo disperso nella singolarità delle condizioni e da quanto saprà, invece, resistere alla parzialità delle spinte centrifughe delle categorie e dei movimenti che, inizialmente, lo compongono. Ma questo, come promesso da Floris, potremo verificarlo già nei prossimi mesi.
“Dalla transumanza alla rivoluzione i pastori pronti a catalizzare le lotte”
La consulta chiama minatori e operai. «C’è la totale solidarietà con i combattenti del Sulcis, perché da qualche parte questa rivolta doveva prima o poi scoppiare, visto che la politica non si occupa più dei problemi della gente da decenni». Lo ha detto il leader del Movimento dei pastori sardi (Mps), Felice Floris, che oggi parteciperà, con una delegazione di pastori, al sit-in previsto a Carbonia per denunciare lo stato di abbandono in cui versa il sud ovest della Sardegna: il territorio più povero d’Italia. I minatori della Carbosulcis e gli operai dell’Alcoa, impegnati in questi giorni in una dura lotta per la sopravvivenza, incassano il sostegno dell’Mps che, insieme ai movimenti degli artigiani, dei commercianti, dei No debito e No Equitalia, degli studenti e degli autotrasportatori, sta dando vita alla Consulta rivoluzionaria.
«Il nostro progetto è aperto a tutte le categorie, compresi minatori e operai, – ha spiegato Floris – poiché bisogna fare una battaglia comune in una sorta di sollevazione popolare, con nuovi soggetti slegati dai partiti politici e dai sindacati che non fanno più gli interessi dei sardi». L’unica porta aperta alla politica riguarda i movimenti e i partiti autonomisti o indipendentisti, che tuttavia devono seguire le linee che si darà la consulta «senza pretese egemoniche». Tutti sullo stesso piano e ognuno padrone in casa propria a seconda del settore di provenienza, ma una linea comune, condivisa e solidale nel momento della protesta.
«La Consulta rivoluzionaria sarà un movimento antisistema che non ha niente a che vedere con altri soggetti simili come i grillini del 5 stelle – ha precisato Floris – poiché le differenze sono abissali; a noi non interessa tanto il tema del malcostume della politica, bensì vogliamo riportare le masse produttive sarde a una realtà nuova verso un riscatto sociale». Una battaglia a tutto campo nel mondo del lavoro quindi, andando oltre le vecchie strutture di appartenenza politica di destra o sinistra, lottando sotto un’unica bandiera. «La situazione economica in Sardegna è gravissima e molte persone hanno seri problemi di sopravvivenza. C’è chi ancora ha il coraggio di lottare e chi purtroppo ha perso anche il sogno di poter contrastare questa crisi, cadendo nella depressione e rinchiudendosi nel privato. Uno dei primi obiettivi della Consulta rivoluzionaria sarà proprio quello di coinvolgere e dare una nuova speranza all’intera isola». Nessuna voglia di scendere in politica, ha precisato Floris sorridendo, «se l’impegno che stiamo mettendo in campo darà vita nel futuro a un nuovo soggetto politico assicuro già da adesso che i leader o le persone di punta delle varie categorie lasceranno spazio a nuove figure: noi anziani combattenti vigileremo affinché eventuali rappresentanti non vengano risucchiati nel vortice della malapolitica».
La solidarietà dei pastori per i minatori e gli operai del Sulcis ha radici antichissime. I pastori barbaricini da alcuni secoli hanno costruito un rapporto economico singolare con i minatori che acquistavano i prodotti caseari. «Erano gli unici che avevano i soldi per comprare – spiega Floris – e nel vai e vieni dei pastori dalla Barbagia verso il Sulcis, fra transumanze e mercati dei formaggi , molti di noi si sono trasferiti in quei territori, prima con le greggi e poi con le famiglie».
Due anni fa a occupare le prime pagine dei giornali nazionali c’erano le lotte dei pastori e oggi tocca a minatori e operai. La situazione delle campagne non è comunque migliorata, anzi sono numerose le aziende all’asta e in qualche caso qualche pastore si è anche tolto la vita, perché non riusciva più a sostenere i debiti. «La politica ha tradito noi pastori e alla fine non ha risolto alcun problema – ha chiuso Floris – ecco perché oggi più che mai siamo al fianco dei combattenti del Sulcis, perché se perdono questa battaglia tutto il territorio, e poi anche il resto della Sardegna, cadranno in una condizione di miseria economica e sociale difficile da gestire. Fra fine settembre e fine ottobre manifesteremo a Cagliari tutti uniti”.
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