Basta esercitazioni militari in Sardegna: l’istanza dei movimenti arriva al TAR
Dopo un lungo periodo di proteste da parte delle associazioni ambientaliste e antimilitariste, è stato ufficialmente presentato ricorso al TAR contro le esercitazioni militari in Sardegna.
A produrre l’istanza di sospensione ci hanno pensato il Gruppo di intervento giuridico e A Foras, che si sono scagliati contro l’avvio del programma di addestramento da parte dei vertici militari nei poligoni militari di Capo Teulada e di Capo Frasca in mancanza di una preventiva valutazione di impatto ambientale (Vinca), prevista per legge. Le esercitazioni sono ripartite martedì 3 ottobre e andranno avanti almeno fino all’8 novembre, giorno in cui è stata fissata l’udienza per la richiesta di sospensiva.Ieri, i membri di A Foras hanno manifestato davanti alla sede del Comando militare in via Torino a Cagliari. In un comunicato stampa, il collettivo ha voluto dettagliare i contenuti del ricorso presentato ai giudici amministrativi. “In nessuno dei poligoni sardi è mai stata fatta una Valutazione di incidenza ambientale, all’interno del poligono di Teulada ci sono due zone Sic incompatibili con le attività belliche secondo la legislazione italiana e comunitaria, all’interno di Capo Frasca c’è una zona di protezione speciale e la spiaggia di Murtas, anch’essa zona Sic, è a ridosso del poligono di Quirra”, si legge nel testo.
I membri di A Foras, che puntano a “fermare le esercitazioni” e il cui grande obiettivo è quello di “chiudere tutte le basi” e “bonificarle per restituirle finalmente alle comunità”, promettono battaglia: “Restiamo in attesa del pronunciamento del Tribunale amministrativo e organizzeremo altre iniziative per limitare lo strapotere che l’Esercito ostenta in Sardegna”.Per tutto il mese di maggio, nell’isola sono andate in scena ben tre esercitazioni militari condotte dalla Nato e dai suoi partner: Mare Aperto, Noble Jump e Joint Stars. Il 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, A Foras ha organizzato a Cagliari una grande manifestazione cui aderito, tra gli altri, Arci Sardegna, l’Unione Sindacale di Base (USB), il movimento Caminera Noa a Unione Popolare, Arci, Anpi, Rete War Free, al grido di “A fora sas bases dae Sardigna” (“via le basi dalla Sardegna”). Nonostante la grande partecipazione dei cittadini agli eventi in cui è stato chiesto lo stop alla “militarizzazione” della Sardegna e sebbene sia intervenuto il parere negativo dei componenti non militari del Comitato misto paritetico alle esercitazioni, lo scorso giugno il ministro della Difesa Guido Crosetto ha autorizzato il calendario di esercitazioni nell’isola 2023-2024. «Con la sincerità dovuta al Parlamento – ha dichiarato il ministro nell’aula di Montecitorio lo scorso 23 giugno – devo far presente che l’attività addestrativa delle forze armate nei poligoni di Quirra e di Teulada e nella base di Decimomannu non può essere ridotta. La Sardegna è un territorio chiave per la Difesa». Pochi giorni prima, era arrivato il rinvio a giudizio di cinque generali per il disastro colposo che sarebbe stato causato nelle aree dei poligoni interforze in Sardegna, in relazione ad indagini hanno accertato lo stato di devastazione dell’area della Penisola Delta, dove tra il 2008 e il 2016 sono stati sparati 860mila colpi di addestramento, con 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico.[di Stefano Baudino]
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