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E’ sciopero alla Atti e alla Atla di Bentivoglio: “Se toccano uno toccano tutti!”

In realtà la motivazione addotta dall’azienda non solo è palesemente falsa, ma smaschera l’illegittimità della cassa integrazione straordinaria richiesta dalla fonderia più di un anno fa.

Infatti la mansione che l’operaio licenziato non ha svolto, che non solo non era idonea per un lavoratore appena rientrato da un infortunio, come in questo caso, e che comunque non poteva essere svolta contemporaneamente a quella già praticata dall’operaio; ma la mansione che l’azienda gli ha richiesto di svolgere è una di quelle formalmente cessate e che hanno dato la possibilità ad Atti s.p.a. di chiedere la cassa integrazione straordinaria!

L’episodio usato dalla fonderia per procedere al licenziamento è una scusa palese per attaccare il lavoratore sempre in prima fila nella lotta, così come quando si è battuto con gli altri per richiedere l’ispezione dell’Asl e dell’ispettorato del lavoro per quanto riguarda il tetto di un magazzino ancora completamente in ethernit, e la situazione di un altro capannone con destinazione d’uso come magazzino, ma usato per lavorazioni produttive con relativi macchinari non in sicurezza!
Questo licenziamento da parte aziendale è un modo per spaventare e portare un attacco ai lavoratori ed in particolare a quelli iscritti al SiCobas, che dal dicembre scorso sono in lotta per migliorare le loro condizioni di lavoro e di sicurezza/salute sugli impianti, battendosi tra l’altro proprio contro la richiesta di cassa integrazione che non da futuro alle lavoratrici e lavoratori coinvolti.

Nei fatti la cassa integrazione richiesta dalla Atti s.p.a. è una mossa padronale per comprimere i salari ed è stata usata dalla fonderia di Bentivoglio come un vero e proprio “finanziamento” tramite soldi pubblici, perchè dopo la messa in cassa di 22 lavoratrici, la Atti ha assunto nuovo personale tramite agenzia interinale.
Non solo, ma le lavorazioni chiamate in gergo, di “lavatrice”, “listellatura” ecc.. sono quelle del ramo d’azienda formalmente cessate ma in realtà ancora in piedi, e sopratutto i lavoratori della Atti/Atla sono venuti a sapere che parti di queste sono state spostate in officine fuori dal distretto di Bentivoglio, dove sono presenti la Atti e la Atla, officine in cui la forza lavoro, praticamente tutta migrante, lavora per 5-6 euro l’ora, così come alcuni lavoratori bangladesi di queste officine hanno riferito agli scioperanti delle Atti/Atla.

Ma le fonderie Atti sono notoriamente famose nel territorio bolognese proprio per le condizioni schifose di sfruttamento e di mancanza di sicurezza e salubrità nei luoghi di lavoro.
Proprio nell’ormai “lontano” 2006 la Atla s.r.l. era stata costretta, dopo ispezione e multa da parte dell’ispettorato del lavoro, ad assumere a tempo indeterminato, come operaie, 15 facchine che l’azienda aveva “affittato” tramite una cooperativa per svolgere proprio mansioni metalmeccaniche.
E nel 2007nella Atti s.p.a., a seguito di ispezione da parte di Usl, medicina del Lavoro, ed Arpa, erano state riscontrate gravi inadempienze dell’emissione in atmosfera con esposizione alla respirazione di inquinanti, mancavano od erano deficenti sistemi di aspirazione, ventilazione, aereazione, sistemi di protezione individuale ecc..

Purtroppo un altro grave episodio è avvenuto alla Atla, quando nel 2013 Ratan Sahara, operaio di origini bengalesi, è morto in un incidente sul lavoro quando, assunto tramite agenzia di lavoro interinale di Bologna, stava svolgendo il turno di notte.
Questo triste episodio causato dalla mancanza di sicurezza sul lavoro e da turni massacranti, così come le vertenze del passato, sono episodi ancora vivi nella memoria e nella rabbia degli operai ed operaie in lotta, così come ben presente è il ruolo svolto dalla Fiom/Cgil che, se nel 2006 e 2007 si intestò le battaglie degli operai, oggi non solo ha firmato lo scorso dicembre la cassa integrazione, ed in questi anni ha fatto orecchie da mercante sulle condizioni di sfruttamento nelle due aziende, ma in merito alla lotta di questa mattina ha provato a dividere i lavoratori sostenendo la posizione di non scioperare per non mettere a repentaglio il posto di lavoro degli altri operai…come dire, al posto dell’ormai famoso slogan carico di solidarietà, gridato in decine di picchetti ribelli della logistica: “se toccano uno, toccano tutti!” , la parola d’ordine della Fiom è: “se toccano uno, cazzi suoi!”

Ma dello stesso parere non era il picchetto degli scioperanti e dei solidali, che da questa mattina ha paralizzato le attività delle due aziende, impedendo a qualche decina di camion carichi di materiale, od in procinto di scaricare, di entrare alla Atti ed alla Atla.
Alle cinque del pomeriggio, lo sciopero continua senza timori, bloccando i camion in entrata e in uscita e facendo capire alla controparte padronale che non sarà un gioco facile realizzare una pacificazione forzata e far riabbassare la testa a lavoratori che hanno visto solo un peggioramento costante delle proprie condizioni di lavoro. Non a caso, ogni qualvolta si trovavano a passare i principali responsabili dello stabilimento, questi sono stati sempre accolti da un “vergogna, vergogna” che promette di risuonare ancora davanti ai cancelli…

Sciopero,blocchi e picchetti sono tutt’ora in corso e nelle intenzioni e nella determinazione degli scioperanti si andrà avanti ad oltranza, 24h su 24h, fino al ritiro del licenziamento del compagno di lavoro e di lotta.

Come Infoaut continueremo a seguire la lotta ed a tenere in aggiornamento la pagina, stay tuned!

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