E’ una Pomigliano-bis l’esile ‘vittoria’ di Marchionne
Il risultato del test referendario, costruito contro gli operai chiamati al voto con “un offerta che non potevano rifiutare”, non è quello che l’ad fiat e la dirigenza di corso Marconi si aspettavano. Le percentuali del No sono ancora più alte di quelle espresse a Pomigliano poco più di sei mesi fa. Certo vedersi soffiare la vittoria per soli 4 punti principali fa incazzare per un esito che sembra sfumare quando era lì a portata di mano ma ci sono sconfitte che valgono più di tante vittorie. Sono quelle in cui si è combattuto. La battaglia di Mirafiori è certamente una di queste.
Il risultato del referendum lo hanno deciso in sostanza gli impiegati perche’ gli operai hanno detto di no in modo rilevante. Può dirlo con ragione il segretario nazionale della Fiom responsabile dell’auto, Giorgio Airaudo, che chiosa: ‘gli operai delle linee di montaggio – ha aggiunto – hanno detto di no. Di fatto sono stati decisivi gli impiegati che a Mirafiori sono in gran parte capi e struttura gerarchica”.
Sono loro gli ultimi seggi scrutinati, un pezzo di azienda che occupa 441 persone. Lì i voti per il Sì sono stati oltre il 90%. Certo, anche tra gli operai molti hanno votato No, come nota con non celato compiacimento Imarisio sul Corriere della Sera, ma non dobbiamo certo ricordare qui le pistole alla tempia puntate in questi giorni contro questi lavoratori e queste lavoratrici. Una pressione cui si sono prestati tutti i pezzi che contano della politica nazionale e locale, con particolare impegno profuso “a sinistra”.
Tra le mille dichiarazioni rituali per un risultato che certo non faciliterà la vita ai supporters del si, el loro sostanziale isolamento – morale oltre che politico – non si capisce quale entusiasmo vantino i vari cani da guardia di casa-Fiat: Ugl, uilm, film e fismic.
Ha ragione la Fiom a rivendicare a sé il senso politico di una vittoria che è sua e dei pezzi di società che l’hanno accompagnata in questa battaglia, dal 16 ottobre a oggi: studenti, precari, uomini e donne che hanno chiaro in testa quali siano i responsabili della crisi e soprattutto quali non siano le strade giuste per uscirne fuori.
Ha ragione soprattutto chi dice, per ora sommessamente ma con una consapevolezza che guarda lontano, che la partita non si chiude qui. Sei mesi fa la “sconfitta” di Pomigliano aprì bene o male uno spazio politico che ci ha portati ad un autunno intenso e alle giornate di oggi. Fu una rottura inaspettata che nei mesi seguenti ha rilegittimato il conflitto sociale e la lotta di classe come pratiche e narrazioni condivise.
Quali conseguenze produrrà il risultato di Mirafiori?
Verso e oltre il 28 gennaio chi non accetta i ricatti proverà a costruirlo insieme!
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