Facchini VS CGIL lungo la via Emilia
Una decina di anni orsono, tra la Lombardia e il Veneto si muovevano i primi passi di organizzazione e lotta dei facchini della logistica, un movimento operaio e migrante che all’oggi definisce uno sei settori di classe più determinati e combattivi. L’Emilia è stato il luogo dove a partire dal 2011 questa movimentazione si è espansa con più repentinità e con adesioni massicce al sindacato SI Cobas, con una sequenza di mobilitazioni che, partite da Piacenza, si sono diffuse a Bologna e quindi a Modena, con un’altra serie di vertenze sparse per le province. Una mobilitazione dura, che ha sempre subito il compattamento di tutte le controparti istituzionali quando le vertenze sono andate a colpire su punti alti. Sono ormai decine gli arresti, centinaia e centinaia le denunce, ma nonostante questo la tenuta del processo di organizzazione è stata continua.
Il Sindacalismo confederale, da sempre assente con i lavoratori e complice delle strategie padronali e cooperative del settore, è diventato ultimamente una delle controparti esplicite, in particolare a partire dalla lotta a FedEx-TNT. Qui infatti non solo la CGIL ha costruito iniziative contro gli scioperi del SI Cobas, ma ha anche avuto un ruolo negli arresti dei leader sindacali Carlo e Arafat. Quando si è inoltre “scoperto” (nonostante la questione fosse evidente e denunciata da mesi) che l’azienda ha voluto chiudere lo stabilimento piacentino, sono emersi degli audio in cui alcuni sindacalisti CGIL di fatto agevolavano questo passaggio. Per questo lo scorso 11 aprile il SI Cobas di Piacenza ha lanciato una contestazione davanti alla sede confederale, vicenda che si è ripetuta a Bologna il 26 aprile, con un’iniziativa del SI Cobas davanti alla Camera del Lavoro. Le sedi confederali sono state in entrambi i casi presidiate dal servizio d’ordine della CGIL, composto per lo più da persone bianche di mezza età, dirigenti e burocrati del sindacato, e quasi nessun lavoratore. A contestare invece operai e operaie per lo più migranti, la nuova forza lavoro internazionale che ha alzato la testa nella logistica.
A Bologna la parola degli operai era chiara: in un magazzino come TNT, su 150 lavoratori ci sono 150 tessere del SI Cobas. L’azienda però non riconosce il sindacato di base e chiama la CGIL a firmare accordi. Dal presidio del sindacato di base si diceva dunque: “Il sindacato lo scelgono i lavoratori”, mostrando anche le complicità CGIL nell’avallare le strategie padronali. Al di là delle dichiarazioni di rito dei partiti e degli altri confederali che hanno solidarizzato con la CGIL, è stata interessante la reazione della CGIL stessa. Incapace di rispondere sui contenuti della protesta, i dirigenti hanno criticato la Questura per aver permesso l’iniziativa sotto la loro sede e lanciato generici appelli all’unità dei lavoratori. Per il “cuore rosso” dell’Emilia queste iniziative producono un certo shock e sconcerto nella Sinistra dei palazzi, che fatica a non misurarsi su uno scollamento ormai consolidato con il “mondo reale”. Al di là degli effetti immediati delle vertenze su cui si sta giocando la contrapposizione tra facchini e CGIL, questi fatti avranno sviluppi profondi nei prossimi tempi.
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