Firenze: “fuori Bankitalia dall’università”
Lunedì 5 dicembre , ore 14, 30 nell’atrio del D6 al Polo di Novoli dell’Università di Firenze:
PRESIDIO CONTRO LA PRESENZA DEL GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA IGNAZIO VISCO
Si è da poco insediato il governo Monti, quello che in un momento di “crisi” viene presentato dal mondo politico istituzionale e dai media come unica “soluzione” all’impasse politico ed economico in cui si trova l’Italia. Si individua nell’economista bocconiano un traghettatore neutrale per uscire dalla “crisi”, attraverso i necessari sacrifici ed un sano e patriottico spirito di coesione nazionale (almeno così dicono…). A nostro avviso, però, i governi tecnici non sono mai superpartes, in quanto essi rappresentano uno strumento per prendere decisioni impopolari (si pensi al governo tecnico di Giuliano Amato del 1992) dato che non hanno bisogno di conquistare e conservare il consenso popolare e, in secondo luogo, permettono ai partiti di opposizione e maggioranza di non prendersi nessuna responsabilità.
A riconferma di questo, basta soffermarsi su alcuni nomi dei ministri che compongono il nuovo governo per capire di quali poteri esso sia espressione: Mario Monti, già uomo della Goldman Sachs e di Coca Cola Company, ha partecipato per anni ai lavori della Commissione Trilaterale (gruppo di pressione formato da industriali, banchieri e finanzieri americani, europei e giapponesi). Corrado Passera, Ministro dello sviluppo economico e dei trasporti, è stato amministratore delegato di Intesa San Paolo (banca con forti interessi sulla realizzazione del TAV e negli investimenti in armi), e sempre AD. delle Poste Italiane nel periodo in cui queste si sono avviate sul circuito finanziario con la creazione di Banco Posta. Attualmente è membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università Bocconi e membro del Comitato Esecutivo dell’ABI – Associazione Bancaria Italiana. Francesco Profumo, neoministro dell’Istruzione e gran sostenitore della riforma Gelmini, invece, è stato membro del Consiglio di Amministrazione di Unicredit Private Bank ed è attualmente nei consigli di amministrazione di Pirelli e Telecom Italia.
E questi sarebbero i fantomatici “tecnici neutrali” ai quali far guidare il paese verso un’uscita dalla crisi?!
Il governo Monti è chiaramente espressione di industriali, banchieri e gruppi di pressione, ovvero di quegli attori che da sempre hanno un ruolo cruciale nell’attuazione delle politiche antisociali e nella gestione delle “crisi sistemiche” del capitalismo .
In tutto questo, Bankitalia ricopre sicuramente un ruolo non secondario: nata come banca centrale controllata dallo Stato, viene poi aperta ai soggetti privati con il D.P.R. 12 dicembre 2006, modificando lo statuto ed eliminando la norma che stabiliva che la maggioranza delle quote di partecipazione al suo capitale fosse in mano statale. Oggi il 94% di Bankitalia è in mano a banche commerciali private (tra cui Intesa san Paolo col 30% e Unicredit col 22%). Tra le sue funzioni c’è quella di controllo delle politiche monetarie e di attuazione delle linee della Banca Centrale Europea, oltre a varie consulenze per il Governo. Mario Draghi, attuale presidente della Bce, nella sua ultima relazione da governatore della Banca d’Italia fissava come obiettivi il pareggio di bilancio e il taglio della spesa pubblica del 5%, poco prima di firmare insieme a Jean Claude Trichet la famosa lettera inviata al Governo Italiano il 5 agosto, la quale indicava come via di uscita dalla crisi una serie di cosiddette “riforme strutturali”che noi preferiamo definire macelleria sociale: totale svendita e privatizzazione dei servizi pubblici, preminenza degli accordi aziendali sul contratto collettivo (CCNL), libertà di licenziare per le aziende, aumento dell’età pensionabile, svendita del patrimonio pubblico, criteri più rigidi per l’accesso alle pensioni di anzianità, riduzione dei salari dei dipendenti pubblici. In definitiva, la soluzione ai problemi che attanagliano l’economia italiana, secondo Bankitalia e Bce, è scaricare sulle classi subalterne i costi della “crisi”.
Non è difficile immaginare, quindi, cosa abbia da dirci il neo governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, invitato dall’Università di Firenze per tenere una lectio magistralis al Polo di Novoli su “stabilità finanziaria e crescita economica”.
Non possiamo accettare che si spacci per neutrale un’iniziativa che in realtà ha il solo scopo di creare consenso, anche attraverso il valore accademico della stessa, intorno alle ulteriori misure antipopolari che questo governo si appresta ad attuare, pubblicizzandola, tra le altre cose, come”un’occasione irripetibile”.
Non possiamo accettare che a parlare di crisi e di soluzioni “possibili” sia chi rappresenta proprio quegli stessi interessi che la “crisi” l’hanno generata.
Non possiamo accettare, come studenti e lavoratori, di sentirci propinare le solite ricette neoliberiste, fatte di privatizzazioni, riduzioni dei diritti e peggioramento delle condizioni di vita delle classi subalterne.
Collettivo Politico Scienze Politiche
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