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Gli specializzandi di Padova sono scesi in sciopero

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Lo avevano annunciato nei giorni scorsi ed è successo. Gli specializzandi e le specializzande delle scuole di medicina di Padova questa mattina hanno incrociato le braccia. Quasi tutte le scuole di medicina sono scese in sciopero con un’adesione del 71% garantendo però i servizi essenziali e le aree Covid.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, come si suol dire, sono state le dichiarazioni vergognose del Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Padova Daniele Donato che ha affermato che il contagio sarebbe stato favorito dal comportamento “poco prudente” degli specializzandi. Questi hanno prontamente risposto con un comunicato in cui evidenziano come, ancora una volta, invece di mettere sotto la lente il disinvestimento nella sanità pubblica, l’approssimazione con cui i vertici ospedalieri hanno affrontato la crisi, la mancanza di risorse, di lavoratori e di dispositivi di protezione, si continui a puntare il dito contro “l’ultima ruota del carro”.

“È inaccettabile in un momento simile voler scaricare le responsabilità di interi blocchi della dirigenza sanitaria e politica del paese sulla proverbiale ultima ruota del carro. Fin dall’inizio dell’emergenza ci siamo trovati a dover lavorare senza linee guida chiare, spesso in mancanza dei dispositivi di protezione individuali idonei, senza adeguato addestramento nel loro utilizzo, abbiamo visto in molti casi stravolgere se non annullare l’attività formativa a cui avremmo diritto, pur continuando a pagare per la stessa, spesso siamo stati lasciati a casa, e infine, ciliegina sulla torta, ci vediamo accusare di essere noi i pericolosi untori responsabili di questa pandemia per via della nostra “vita sociale”.” hanno affermato gli specializzandi e le specializzande di “Chi si cura di te? – Padova”.

Gli specializzandi e le specializzande sono stati in tutta la penisola in prima fila nell’affrontare l’emergenza coronavirus, in situazioni in cui spesso le dirigenze ospedaliere rimanevano trincerate nella retroguardia come abbiamo riportato in diverse testimonianze. L’impegno di queste figure professionali (che in teoria dovrebbero condurre un percorso di formazione, ma in realtà si trovano a svolgere a tutti gli effetti le funzioni più dure della professione medica) non solo non è stato riconosciuto, ma sulle loro teste viene messo in atto il tentativo di scaricare i limiti sistemici della sanità italiana. La mobilitazione tra i “medici invisibili” si sta espandendo e stanno nascendo diverse esperienze di lotta all’interno dei reparti: solo la settimana scorsa avevamo ripreso l’appello degli specializzandi del Lazio che sono stati lasciati fuori dal bonus previsto dalla Regione per i medici che hanno affrontato la crisi Covid con la scusa che il loro contratto farebbe capo all’università. E’ necessario supportare come non mai questi giovani medici che si sono battuti, loro malgrado, per mantenere in piedi un sistema sanitario al collasso, e che potrebbero essere linfa vitale per un cambiamento dentro la concezione di sanità che continua a mostrare tutti i suoi limiti tra aziendalizzazione, privatizzazioni e disinvestimento.

Qui l’iniziativa di solidarietà promossa da “Chi si cura di te?” in tutta Italia (molto interessante scorrere i commenti).

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