Gran Natale a Padova: sgomberi, barriere e sequestri preventivi
Quello che è avvenuto con lo sgombero del Gramigna non mostra nulla di nuovo, se non il fatto che la giunta comunale del Partito Democratico di Zanonato, e i suoi servi della questura, sono sempre pronti a stroncare sul nascere qualsiasi realtà che osi soltanto porsi fuori dalla compatibilità istituzionale. Ciò che non si allinea con le istituzioni ed esce dagli schemi precostituiti del sistema, ciò che non può essere controllato dai canali dell’ideologia dominante deve essere isolato e abbattuto. Tutto questo avviene con maggiore forza in un contesto di crisi economica e strutturale del capitale, che si manifesta quotidianamente sulla pelle di tutte quelle categorie subordinate e sfruttate come i lavoratori, gli studenti e i proletari, giovani o adulti che siano, creando disoccupazione e precarietà dilagante. In questa situazione il rischio che tra la popolazione aumenti la rabbia e la perdita di credibilità istituzionale è molto alto, ed è altrettanto temuto da chi sta al potere.
Per questo motivo ogni preambolo di lotta deve essere represso il prima possibile, ovvero prima che anche il più misero fuoco di ribellione possa infiammare la piazza. Di conseguenza anche una piccola realtà politica come il Gramigna, che ha l’obbiettivo di contrastare le politiche prodotte da questo sistema marcio e corrotto e organizzare la lotta, proponendo un’alternativa attraverso pratiche di occupazione, risulta scomoda e pericolosa e non le deve essere concesso alcun tipo di agibilità politica. Ancora una volta si è ripetuto lo schema già visto in tante altre occupazioni: quella di Torre, nel 2011, quando l’ex scuola Zanella-Davila dopo essere stata messa sotto sequestro, è stata completamente rasa al suolo e il futuro dell’area consegnato nelle mani degli speculatori; così come l’ex scuola fratelli Bandiera, a Forcellini, sgomberata dopo quattro mesi di occupazione la scorsa estate e abbattuta nell’arco di pochi giorni. E non ci dimentichiamo neppure della scuola Vecellio di Via Retrone, occupata per 8 anni, e ora, dopo essere stata resa inagibile, è diventata uno scheletro di cemento abbandonata ai rovi. Quello che è certo è che la giunta di Zanonato preferisce lasciare gli spazi vuoti alla mercè dell’eroina e della speculazione, piuttosto che farli vivere consegnandoli alla collettività. Se la giunta di Zanonato e suoi amici della questura pensano di aver risolto il problema con l’ennesimo sgombero si sbagliano di grosso! Fintanto che lor signori siederanno sulle loro poltrone e vivranno sulle nostre spalle, ci sarà sempre chi si organizzerà per riprendersi il proprio futuro con la lotta!
Ad ogni sgombero una nuova occupazione!
L’erba cattiva non muore mai!
Collettivo politico Gramigna
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