I lavoratori dell’Istat occupano il Centro diffusione Dati
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dei lavoratori dell’Istat che da ieri sera hanno occupato il Centro Diffusione Dati dell’Istituto in via De Pretis a Roma. L’iniziativa è partita ieri con una partecipatissima assemblea che ha visto la presenza anche dei lavoratori di altri enti. La protesta è stata messa in atto contro la bozza di riforma degli Enti di Ricerca Giannini-Madia.
OCCUPIAMO(CI) del nostro futuro
In continuità con l’iniziativa del 15 maggio scorso, che raccoglieva l’appello del movimento francese#NuitDebout,cui hanno partecipato colleghi precari e di ruolo dell’Istat e di numerosi altri Enti di ricerca, questa nottein Istat si è svolta la prima Notte in Piedi degli Enti Pubblici di Ricerca contro la Riforma Giannini.
La giornata di ieri ha tentato di cancellare la possibilità per i Lavoratori e le Lavoratrici dell’Istat di lanciare al Paese un grido di allarme per il gravissimo attacco alla Ricerca Pubblica rappresentato dalla Riforma Giannini e la risposta è stata riprendersi il diritto di parola sul proprio futuro.
L’usuale conferenza stampa di presentazione del Rapporto Annuale sulla situazione del Paese è stata infatti cancellata e le stesse organizzazioni sindacali, di norma chiamate a presenziare in Parlamento, che avevano messo a disposizione dei lavoratori i loro inviti, sono state confinate in una sala secondaria lontane dalle alte cariche dello Stato. La paura che si manifestasse il dissenso nei confronti di un provvedimento che distrugge il futuro della Ricerca era evidentemente troppo grande. In risposta i lavoratori e le lavoratrici dell’Istat hanno scelto di occupare il Centro Diffusione Dati, trascorrendovi la notte in presidio per chiarire al Governo e all’Amministrazione quale sia la loro determinazione nell’opporsi al processo di dismissione della Ricerca Pubblica.
La riforma Giannini si inserisce in un contesto politico devastante in cui il mondo della ricerca, che con il suo mandato istituzionale garantisce innovazione, sviluppo e strumenti strategici di indirizzo e supporto alle policy, subisce da tempo un duro attacco che sta minando la concreta possibilità di continuare a svolgere la propria funzione.Il taglio sempre più violento al bilancio ordinario degli Enti, i vincoli assunzionali, il blocco delle carriere, l’accorpamento del comparto della ricerca con quello della scuola, il mancato rinnovo del CCNL mirano a depotenziare in modo grave una funzione che dovrebbe essere strategica per l’intero paese.
La ministra Giannini vorrebbe introdurre ulteriori e pesanti misure volte a destrutturare il sistema della ricerca pubblica. In questo testo non si prevede alcuna misura strutturale per l’azzeramento del bacino di precariato che negli ultimi 10 anni è cresciuto abnormemente arrivando a rappresentare oltre il 20% dell’intera forza lavoro. Al contrario si introducono nuove forme di lavoro precario ancora meno tutelate (assegni di ricerca, contratti d’opera) e perfino lo strumento della tenure track si trasforma in un circolo vizioso della precarietà elitario in cui solo il 10-20% dei candidati potranno aspirare a un futuro inserimento in ruolo. La riforma prevede la soppressione delle figure di ricercatore e tecnologo di III livello con la messa a esaurimento di questi profili e la de-contrattualizzazione dei livelli I e II. Infine, nel testo non è presente alcun richiamo alpersonale tecnico e amministrativo per cui si profila una marginalizzazione progressiva e lo spettro della mobilità.
Dopo l’ assemblea unitaria di ieri, durante la quale colleghi precari e di ruolo di diversi enti hanno esaminato il provvedimento sottolineando i rischi che incombono su tutti i lavoratori e le lavoratrici degli EPR e manifestato la necessità di lanciare una grande campagna nel paese che chieda il ritiro del decreto e riaffermi la centralità della Ricerca Pubblica, oggi è nuovamente in corso un’iniziativa di mobilitazione presso il Centro Diffusione Dati ISTAT .
Ci vogliono flessibili e in ginocchio
Ci avranno resistenti e in piedi
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