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I #londonriots visti dall’Italia

Riportiamo la Storify di Puncox sulla ricostruzione dei london riots visti dalla prospettiva italiana, per mostrare l’evolvesi del dibatitto nato nella rete.

Comprendere. 

 

E’ uno dei termini più usati quando ci si riferisce ai tumulti londinesi.

Ma come farlo? Con quali strumenti?

 

Alcuni paletti li fissa Nique la Police, su Senza Soste

Per comprendere quello che è accaduto in Inghilterra, eccezione insulare quanto modello globale, bisogna prima di tutto liberarsi di due ostacoli di pensiero. Il primo è quello che vuole i riot un fenomeno totalmente asociale e impolitico. Il secondo è quello che piega invece quanto accade in Inghilterra secondo i propri desideri o le proprie paure: espressione geometrica e potente dell’escalation delle moltitudini

 

Ritornare indietro nel tempo sembra essere la strada maestra per capire quanto avviene oggi.

Un approccio suggerito da Wu Ming 5, che all’indomani del primo riot ricorda su Giap l’estate del 1981.

Summer of ’81 – di Wu Ming 5 | #londonriots

 

Leggendo Wu Ming 5 tornano in mente i lavori di Valerio Marchi.

E c’è chi li giudica un’utile “cassetta degli attrezzi” per comprendere quanto sta avvenendo.

per capire il modo rude e sconclusionato con cui protesta sottoproletario inglese vale la pena di leggere “la sindrome di andy capp”…
simonebruni August 9, 2011 simonebruniimg
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del mai troppo compianto valerio marchi. la definizione di rivolta “impolitica” tracciata in quel libro è illuminante
simonebruni img August 9, 2011 simonebruniimg
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Ma la rivolta è davvero “impolitica”?
ci cascano in molti: in tunisia ed egitto un saccheggio è giusta collera del proletariato, in europa è affare di poveracci pre-politici…
fulviomassa img August 10, 2011 fulviomassaimg
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Girolamo De Michele, citando Foucault, fornisce ulteriori strumenti per comprendere

il potere si studia a partire da chi si oppone al potere, dalle forme di resistenza al potere. I riots sono una chiave di lettura che rivela i dispositivi di assoggettamento, e al tempo stesso la friabilità del terreno attraverso e su cui il potere produce pratiche di assoggettamento. Il ragazzo inglese con la felpa a cappuccio che ruba i cellulari o i televisori al plasma è al tempo stesso insorgente contro il potere, e assoggettato a un potere che lo costituisce come consumatore di merci.

 

Ma chi anima la rivolta?

in strada ci sono donne e uomini che cooperano senza distinzioni etniche. A differenza dell’insurrezione della banlieues del 2005, negli ukriots le donne, gli anziani e i giovanissimi sono protagonisti attivi dell’insorgenza, nessuna comunità etnica o religiosa ha suoi “rappresentanti” nella sommossa.

Nel melting pot del riot altinfoaut.org , August 12, 2011 at 11:10

 

Un meticciato a cui Bifo attribuisce connotati di classe.

 

La generazione cognitiva precaria comincia la sua rivolta afferrando quel che le occorre senza chiedere permesso. Ma la rivolta non si ferma qui, perchè il lavoro precario è anche lavoro ad alto contenuto intellettuale. Ora ci solleviamo, perchè è l’unico modo per riconquistare il nostro territorio di esistenza. Poi ricostruiremo tutto secondo scienza e coscienza. perché soltanto noi, i ribelli precari e cognitivi, liberi dal dogma neoliberista, siamo in grado di farlo.

 

Ma non tutti la pensano così…

Pensavo fosse un discorso di disagio sociale, e invece no, almeno non è quello che questa gente mi sta dimostrando: se ce l’hai con la polizia vai a tirare sassi ai blindati, non a svaligiare negozi, non a sfondare le vetrine per prenderti l’ultimo paio di Nike da Foot Locker o il televisore HD, non a dare fuoco ai charity shop, non a svuotare il banco delle sigarette e degli alcolici di un off-licence.

 

Qualunquismo?

Così la pensa Wu Ming 1.

 

Commentando il post di Wu Ming 5 scrive su Giap :

Il qualunquista medio si permette di disquisire sulla “mancanza di valori” dei rioters, e disprezza in quanto “consumista” gente che il più delle volte non ha un cazzo, vive in quartieri degradatissimi, fa lavori di merda oppure vegeta o spaccia o dà via il culo. Implicitamente, e a volte anche esplicitamente, dice che quelli non meritano le merci, mentre lui sì.

 

Ma i riot londinesi generano sentimenti contrastanti…
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West Indian woman calls for looting and arson to stop during riot in Hackney

imgby JensLengmann

Smettetela di bruciare le proprietà delle persone. Smettetela di dare fuoco ai negozi della gente che lavora duramente per aprire un’attività. Per quale motivo? Per dire che state combattendo e siete uomini duri e cattivi? Fatelo per una causa. Se state combattendo per una causa, allora combattete per una fottuta causa!! Perchè non ci stiamo riunendo per combattere per una causa, ma stiamo scappando da Footlocker con le mani piene di scarpe. Come sporchi ladri.“

 

Critiche in qualche modo legittime.

 

Molto diverse dai proclami liberticidi e fascistoidi che in quelle ore circolano in rete

Fatevi un giro su #Londonriots e scoprite quanto sono fascisti in realtà i bravi progressisti inglesi.
uomoinpolvere img August 9, 2011 uomoinpolvereimg
img
tutti bravi a sostenere le rivolte in egitto, tunisia, poi quando vi succedono sotto casa volete lo stato di polizia
simonebruni img August 9, 2011 simonebruniimg
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Rete che per l’occasione si trasforma.

 

E oltre che megafono dei ribelli, diviene strumento utile ai delatori…

Do you know this person?

nei giorni scorsi la MET ha riversato sulla rete una quantità di foto segnaletiche estrapolate dal sistema delle CCTV, pronte per essere sottoposte al vaglio di un esercito di spie e delatori attraverso le gallerie di Tumblr e Flickr – mentre collaudate reti di polizia diffusa come Crimestoppers hanno prontamente riconfigurato le proprie interfacce web per connettere al meglio i due terminali della reazione.

 

Ma internet travalica i confini.

Sotto varie forme i ribelli londinesi ricevono un aiuto “virtuale” dall’Italia.

http://londonrioters.co.uk/ è un sito di delazione per identificare i rioter fotografati. Connettiti ed inserisci informazioni false!
infofreeflow img August 9, 2011 infofreeflowimg
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We thought it might be a good idea to collect our most heartily felt tweets and replies in English (and some retweets as well) on the #londonriots / #ukriots, to see what the result would look like.

 

Perché, nonostante tutto:

La rete come forma di organizzazione e mezzo di comunicazione del\nel riots è sintomo e potenza delle capacità cognitive del proletariato che anche in Gran Bretagna negli ultimi mesi sono state umiliate e attaccate dal governo tramite la riforma scolastica ed universitaria, che ha dovuto e deve fare i conti con una rivolta del sapere capace di dare l’avvio alle lotte contro la crisi nell’isola britannica.

Nel melting pot del riot altinfoaut.org , August 12, 2011 at 10:16

 

Probabilmente anche Cameron condivide quest’analisi.

E corre ai ripari.

“Londra, dopo le violenze il governo non esclude di sospendere i social network” via @fattoquotidiano http://bit.ly/qbWA9G
ArtNite img August 11, 2011 ArtNiteimg
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Una mossa che alcuni reputano inutile e antieconomica
Cameron Cameron.. povero babbeo traffichino. Come se “bloccare” (in che senso?) i #socialmedia potesse incidere sulle cause degli #ukriots!
infofreeflow img August 11, 2011 infofreeflowimg
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Ottima idea Cameron! In piena crisi blocchiamo i #socialmedia e mandiamo a picco le migliaia di aziende che li usano per lavoro! #ukriots
infofreeflow img August 11, 2011 infofreeflowimg
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Altri, oltre che giudicarla inutile, sperano porti sfiga al governo britannico
@infofreeflow a Mumabark non gli è andata bene la censura dei #socialmedia. Cameron non ha imparato la lezione? #ukriots
fulviomassa img August 11, 2011 fulviomassaimg
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Ma c’è anche chi, non a torto, reputa le misure utili.

Almeno in un certo senso…

@infofreeflow più che altro garantisce il fatto che nessuno si “autodenunci” sui socialmedia postando foto o commenti 😉 je fanno un favore
zeropregi img August 11, 2011 zeropregiimg
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Ma la repressione non si ferma alla rete.

Saccheggi segnalati a Manchester e Birmingham. A Londra schierati 16.000 poliziotti. REUTERS
Internazionale img August 9, 2011 Internazionaleimg
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Una smania repressiva che richiama alla mente altre repressioni, altri tempi.

Un passato che, come dice Wu Ming 5, non è poi tanto passato.

Da subito la Sus law fu un’arma di repressione e controllo sociale, non solo nei confronti delle comunità indoccidentali impoverite dalla recessione, ma anche nei confronti di larghi settori di quello che allora veniva chiamato, da noi, “proletariato urbano giovanile”. Il tempo del capitale non passa mai davvero, siamo ormai lontani da quegli anni ma non da quelle strategie repressive, e siamo ancora immersi nella stessa ideologia, nella stessa concezione del potere, nella stessa merda.

 

Il futuro però, potrebbe essere peggiore. 

 

Ma saremo noi a scegliere…

La storia del capitalismo borghese moderno è finita e al suo posto vediamo delinearsi una forma di dittatura finanziaria, portatrice di barbarie e di miseria. Si tratta di un mutamento che modifica le nostre prospettive esistenziali. Potremo fingere di non saperlo potremo cercare di trovare rifugio nella sfera individuale ma la barbarie ci perseguiterà dovunque. Oppure potremo arruolarci nell’insurrezione che immagina forme sociali libere dal ricatto del salario e della crescita obbligatoria.

 

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