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Il Garante per lo sciopero attacca i facchini. La legge del disprezzo.

I

 

Si tratta di un attacco frontale a tutto campo che le istituzioni rivolgono alle lotte operaie del settore della logistica mirando dritto alla forma di sciopero praticata dai facchini. Dal punto di vista della lotta si tratta di un provvedimento politico che compatta il fronte istituzioni-padrone ormai allarmato dalla viralità e dalla forza dello sciopero che negli ultimi mesi si è sviluppato nel nord Italia e non solo, riuscendo a costruire una dopo l’altra due giornate di lotta generale che come calamita hanno attirato a sé le diverse figure sociali colpite dalla crisi. Tanti disoccupati, studenti medi e universitari, precari hanno trovato nella forma sciopero praticata dai facchini il proprio spazio e il proprio tempo di lotta, portando ai picchetti una solidarietà inedita, perché priva di retorica, e agita in una reciprocità che allude a possibili dinamiche ricompositive. Tutto ciò, insieme alla determinazione dei facchini, mette paura alla contro-parte, che se in molti casi ha ceduto alla rigidità operaia, sta volta per mezzo della copertura dei colossi Granarolo e Coop tenta il contrattacco. Un contrattacco che vuole funzionare da precedente politico per spezzare il cuore dell’innovazione delle forme di insubordinazione operaia che tramite l’uso del sindacato di base (S.I.Cobas) e dello spazio dello sciopero costruito tramite picchetti e blocchi, è divenuta immediatamente politica, prospettando linee di generalizzazione di lotta contro le politiche dell’austerità. La posta in gioco è alta: la “marchionnizzazione” del settore della logistica è la carta che i padroni vogliono giocare tramite le avanguardie dal volto eticamente mite della Coop e della Granarolo che ormai hanno aperto una battaglia spregiudicata e feroce contro i facchini.

 

Torna alla mente il pomeriggio del 22 marzo ad Anzola nei pressi della Centrale Coop Adriatica quando durante il primo sciopero generale della logistica le truppe dei celerini caricarono con violenza e ripetutamente i facchini per permettere alle mozzarelle e agli stracchini di raggiungere gli scaffali dei supermercati. Il disprezzo dei padroni per i facchini in quelle ore si era tradotto nelle manganellate della celere, oggi quello stesso disprezzo si traduce anche nell’uso di norme giuridiche che dicono nel linguaggio della giurisprudenza del lavoro: la vita di un facchino vale meno di una confezione di yogurt. E’ la verità della crisi che si cela dietro le propagande del sistema dei partiti, delle strategie di marketing equo e solidale, dei sindacati confederali, e che i facchini sono riusciti a far emergere con le loro lotte, nel loro salire in alto per guardare negli occhi il padrone e fulminarlo con lo sguardo della dignità, costringendolo a tirar via la maschera. I facchini nella lotta contro i padroni delle cooperative stanno svelando che nella tempesta della crisi, la pioggia non è altro che gli sputi di disprezzo dell’1% rivolti ai lavoratori del braccio e del cervello.

 

I movimenti antagonisti non sono stati a guardare in questi mesi e hanno consumato ore di lotta insieme ai facchini ai picchetti e ai blocchi delle merci. E anche in queste ore in cui il padrone contrattacca saranno lì dove è necessario essere, a gridare la parola più bella di questo maggio di lotta 2013: “sciopero, sciopero” per la dignità… fino alla vittoria!

 

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