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Il presidio alla Granarolo rilancia: assemblea cittadina e corteo!

 

Di seguito l’appello alla mobilitazione per una nuova settimana di lotta scritto dal Presidio Permanente ai Cancelli della Granarolo:

Nove mesi di presidio e picchetti ai cancelli della Granarolo, cortei e manifestazioni in città e nel resto d’Italia. Ad ogni appello alla solidarietà abbiamo risposto sempre mobilitandoci e dando il nostro contributo: dalla sollevazione del 19 ottobre a Roma, fino alle manifestazioni di lotta per il diritto alla casa a Bologna, da Pomigliano fino alle altre lotte operaie, o al fianco degli studenti e delle studentesse e delle donne delle pulizie.

La scorsa settimana il nostro presidio permanente ai cancelli della Granarolo è stato aggredito con grande brutalità e violenza da parte della polizia: siamo stati presi a cazzotti in faccia, alcuni di noi sono stati torturati per ore mentre eravamo sdraiati sotto i camion per bloccarli e la celere ci ha ripetutamente spruzzato in faccia dei gas velenosi, due operai sindacalisti che erano accorsi per sostenere la nostra lotta sono stati arrestati, e la procura ha dichiarato che tanto per iniziare (!!!) sono state emesse 283 denunce contro i nostri scioperi e picchetti.

La nostra storia è nota: siamo stati licenziati dopo aver scioperato per la prima volta insieme al nostro sindacato S.I.Cobas contro le condizioni di sfruttamento con cui venivamo schiavizzati e trattati da bestie per anni e anni nei magazzini della logistica della multinazionale del latte Granarolo. L’accordo firmato in Prefettura per risolvere la situazione non è stato rispettato dalle parti istituzionali e padronali, e così la nostra lotta ha ripreso più dura e determinata di prima.

Contro di noi oggi si sono schierati e compattati tutti i poteri cittadini e nazionali: i padroni (con Granarolo e Lega Coop in testa!), CGIL e CISL (quest’ultima mesi fa aveva chiesto alla polizia di spaccarci le schiene a manganellate!), questura, procura, prefettura, stampa locale e Partito Democratico. Ma noi non ci siamo fatti intimidire. Sappiamo di non essere soli e forti delle nostre ragioni andremo avanti con determinazione e serenità fino a quando non verranno riconosciuti i nostri diritti e le nostre rivendicazioni.

E’ arrivato il momento per la Bologna degna e solidale di schierarsi pubblicamente al fianco di una lotta che riguarda tutti e tutte, e facciamo appello ai movimenti cittadini e al sindacalismo conflittuale a prendere parola durante un assemblea pubblica in cui vogliamo organizzare insieme una manifestazione cittadina per sabato 1 febbraio. Studenti e studentesse, precari, migranti, operai, disoccupati, e lavoratori in lotta e solidali sono chiamati ad intervenire e a portare il proprio contributo. La nostra battaglia è la battaglia di tutti i movimenti in lotta per la dignità e la giustizia sociale! E’ arrivato il momento di denunciare pubblicamente lo sfruttamento a cui siamo sottoposti nei luoghi di lavoro, le violenze dello sfruttamento e di gridare tutti insieme “sciopero fino alla vittoria!”

Assemblea cittadina mercoledì 29 gennaio, via Zamboni 38, 20:30

Corteo “sciopero fino alla vittoria!” sabato 1 febbraio, piazza dell’unità 15:30

Il presidio permanente ai cancelli della Granarolo

 

Il comunicato del Laboratorio Crash:

Il Laboratorio Crash rilancia l’appello del presidio permanente ai cancelli della Granarolo: mercoledì alle 20:30 assemblea cittadina in via Zamboni 38, e sabato corteo da Piazza dell’Unità alle 15:30.

 

Siamo al fianco dei compagni facchini da quando a Piacenza si resisteva con grande tenacia ai cancelli dell’Ikea. Da quei giorni in poi ci siamo messi a servizio della lotta degli operai della logistica, con l’umiltà e la determinazione di militanti di un centro sociale che ha fatto delle lotte contro le ingiustizie e lo sfruttamento la sua ragione d’essere.

Non credano le autorità cittadine di intimidirci con i loro pacchetti record di denunce (da ieri siamo saliti a 283 denunce in 9 mesi), di intimidazioni e di brutalità poliziesche.

Non lasceremo mai soli i facchini dovessimo affrontare anche tutto l’arsenale aggressivo di cui il padronato dispone e di cui in questi giorni Bologna fa bella mostra: gas velenosi spruzzati in faccia agli operai, cazzotti, cariche, manette, arresti di sindacalisti, blackout mediatico, disinformazione, crumiri picchiatori e criminalizzazione politica.

 

Quanto accaduto la scorsa settimana è gravissimo e riguarda la vita e il destino non solo dei coraggiosi lottatori della Granarolo, ma crediamo di tutti gli sfruttati della nostra società, e della forza dei movimenti nella nostra città. Non possiamo permetterci che nel silenzio a Bologna passi l’uso indiscriminato e offensivo di bombolette cariche di gas velenosi contro manifestanti, e la dura repressione con cui le autorità stanno trattando l’iniziativa sindacale e politica degli operai della logistica. Sostenere la lotta degli operai contro la Granarolo e la cooperativa CTL vuol dire oggi lottare per essere più forti tutti domani, sul posto di lavoro, in una casa occupata, in un quartiere resistente, tra i banchi di scuola, o nelle facoltà universitarie! Vuol dire anche dare forza alle lotte antirazziste contro la Bossi-Fini che gli operai della logistica con la loro iniziativa stanno sostanzialmente mandando in crisi delegittimandone i ricatti picchetto dopo picchetto, sciopero dopo sciopero.

 

Per questa ragione facciamo appello ai movimenti, ai singoli solidali e al sindacalismo conflittuale della città ad esprimersi e a prendere parole all’assemblea pubblica di mercoledì e scendere in strada insieme per gridare nel centro città il nostro slogan di rabbia e dignità: “sciopero, sciopero fino alla vittoria!”.

Laboratorio Crash!

 

Il comunicato del S.I.COBAS

Polizia e carabinieri hanno caricano ed arrestano i lavoratori e i solidali in presidio davanti alla Granarolo; la Mafia delle cooperative aggredisce e pesta un militante del SI Cobas con l’avvertimento “basta assemblee, basta scioperi”;  Electrolux chiede il dimezzamento dei salari per non licenziare: 

facce diverse di un’unica offensiva antioperaia volta a colpire la libertà di sciopero, ridurre i salari, ed imporre più sfruttamento.

La lotta dei facchini contro l’impero Granarolo-LegaCoop è una lotta che riguarda tutti i lavoratori. 
Sono stati licenziati in 51 perché hanno scioperato contro il taglio del 50% dei salari. Sono stati licenziati per impedire che un sindacato autorganizzato, il SI Cobas, entrasse in azienda ad organizzare gli operai.
La politica della Granarolo, uno dei centri di potere delle Coop “rosse”, non è diversa da quella all’Artoni e della Fiat d Marchionne: tener fuori un sindacato scomodo e non addomesticabile anche per non dar noia alla CGIL, il sindacato amico, allla quale la multinazionale del latte e Legacoop, vogliaono garantire il monopolio nei posti di lavoro.

Le lotte di quest’estate avevano strappato l’impegno del sistema Coop a riassumere 23 dei 51 licenziati entro il 31 ottobre, e aprire la trattativa per un percorso di rientro degli altri 28, garante il Prefetto. 

Gli impegni sono stati disattesi, ma il Prefetto, al posto di imporne il rispetto da parte della LegaCoop e del Consorzio delle cooperative coinvolte, manda le “forze dell’ordine” a caricare coi manganelli i lavoratori che con tenacia hanno ripreso le proteste davanti alla Granarolo, bloccando il trasporto del latte.

Giovedì scorso hanno usato spray urticanti e hanno fermato 6 persone, incarcerando due lavoratori fino a lunedì per dare il segnale che contro il potere non si può lottare nè si può contrastare le politiche padronali. Il governo Letta, legato a doppio filo al complesso di interessi industriali, commerciali e finanziari, usa i suoi bracci armati contro i lavoratori quando lottano per difendere i propri diritti. 

Vogliono stroncare il movimento di scioperi che, a partire dalla logistica, con il SI Cobas, l’ADL Cobas e la Confederazione Cobas del settore privato, ha imposto in controtendenza il rispetto del contratto di lavoro e condizioni di lavoro dignitose. Vogliono impedire che si estenda questo esempio di lotta ad altri settori.

I facchini licenziati della Granarolo sono a casa da 9 mesi ricevendo solo tre mesi dei soldi della Cassa Integrazione. Alcuni sono rimasti senza elettricità e riscaldamento in pieno inverno con le loro famiglie, e sono sotto sfratto. La loro lotta comincia ad essere punto di riferimento di altri lavoratori e settori sociali in depauperazione e va allargata e sostenuta da un ampio fronte operaio, di precari e studenti al di là delle appartenenze sindacali e politiche:

– per la difesa del diritto di sciopero e del salario;
– contro le aggressioni di padronato e Stato;
– per il reintegro dei lavoratori licenziati; 

Sabato 1 febbraio, a Bologna corteo alle 15 da piazza dell’Unità, con i licenziati Granarolo contro i licenziamenti e le aggressioni di Stato, Mafia e multinazionali, per il diritto a lottare e difendere il salario.

(da Milano, partenza in pullman, ore 12 piazzale Corvetto; da Piacenza, ore 12.45 dalla Piazza della Stazione ferroviaria).

Contribuisci alla Cassa di Resistenza dei licenziati Granarolo per  continuare la lotta!

Milano 29-01-2014

 

Il comunicato del Collettivo Universitario Autonomo:

Da più di 9 mesi militanti del CUA, studenti e studentesse universitarie sono parte integrante della lotta dei facchini della Granarolo contro lo sfruttamento. Un percorso di lotta a cui ci siamo avvicinati con la consapevolezza di chi riconosce nell’affermazione della dignità, del diritto ad una vita dignitosa e ad un salario adeguato dei facchini in lotta un’istanza politica che scarica le manovre di austerità e di impoverimento delle nostre vite e della società intera.

 

Come abbiamo visto in piazza Verdi, seppur in un contesto radicalmente differente, anche alla Granarolo i poteri forti cittadini non sono disposti a concedere un millimetro alle rivendicazioni operaie pur di difendere il meccanismo di sfruttamento e di arricchimento (per loro) costituito dalle cooperative rosse; come nella Zona Universitaria vorrebbero un deserto privatizzato per lucrare su una massa di studenti totalmente aliena dalle dinamiche del territorio.

 

Ma a Bologna le lotte ormai ci parlano della capacità di radicalizzare le istanze e di portarle avanti in autonomia fino alla completa affermazione dei propri diritti e della propria libertà, senza badare alle sirene delle compatibilità complice né tremando di fronte alla repressione che, come sperimentato in prima persona da noi studenti, non è sempre così invincibile e a volte può anche darsela a gambe levate…

 

In questi mesi siamo stati lì ai cancelli e ai boicottaggi dei prodotti Granarolo nei supermercati, insieme ai nostri compagni facchini, e abbiamo visto e subito le cariche, i fermi, gli arresti e le efferatezze della polizia e dei carabinieri e attendiamo sereni la solita pioggia di denunce, ma questo non ci ha fermato, soprattutto quando tutte le volte ci accorgevamo che erano gli operai a continuare la lotta con una determinazione ancora maggiore.

 

Per questo ospiteremo, complici e solidali, domani sera alle 20.30, nelle aule universitarie di via Zamboni 38 l’assemblea cittadina degli operai della logistica che farà il punto della situazione della lotte e preparerà il corteo di sabato 1 febbraio con partenza alle 15.30 da piazza dell’Unità, cui parteciperemo numeros*.

 

Alla lotta! Al picchetto! I diritti si conquistano a spinta!

 

C.ollettivo U.niversitario A.utonomo – Bologna

 

 

Il comunicato di HOBO

Lo sciopero del 29 aprile 2013 davanti ai cancelli di Granarolo,a cui abbiamo partecipato in tanti e tante contro i soprusi all’interno deimagazzini CTL e Zero4, gestiti dal consorzio di cooperative Sgb in subappalto e con lauti profitti anche per Granarolo, è costato il licenziamento a 51 lavoratori che avevano alzato la testa per il riconoscimento dei propri diritti.
La protesta era iniziata pochi giorni prima contro un taglio del 35% in bustapaga, giustificato da presunti “motivi di crisi” (proprio mentre Granarolo quotavail marchio in borsa!), contro le pratiche di caporalato all’interno dei magazzini e contro le condizioni e i ritmi di lavoro. Rafforzati dalle vittorie conseguiti in altri magazzini, i facchini hanno ripreso in mano la propria vita. Senza piegarsi perfino di fronte al licenziamento, sono andati avanti rivendicando il reintegro sul posto di lavoro.
È una lotta per la dignità quella che hanno intrapreso i facchini della logistica, sostenuti dal sindacato Si Cobas. È una lotta contro lo sfruttamentoe il razzismo implicito ed esplicito che nel settore della logistica viene usato come fattore di divisione all’interno dei magazzini, dispositivo dicontrollo e gestione del lavoro.
La lotta è andata avanti per mesi con ripetuti picchetti e il blocco dei camion, con iniziative di boicottaggio dei prodotti a marchio Granarolo nei supermercati, con scioperi del settore e manifestazioni. I lavoratori hanno così raccolto la solidarietà di tanti e tante e ottenuto un tavolo di trattativa in prefettura con la controparte (Granarolo, Cogrefrin, Sgb eLegaCoop, organo di rappresentanza delle cooperative “rosse”… di vergogna). L’accordo siglato nel mese di luglio prevedeva il reintegro dei lavoratori in due fasi, ma non è stato mai rispettato dai padroni. E i blocchi, temporaneamente sospesi in luglio sulla base dell’accordo, sono ripresi in ottobre. La Prefettura, schierata a proteggere gli interessi dei padroni, cioè di Granarolo e Legacoop, ha fatto orecchie da mercante. Il 20 gennaio la determinazione dei lavoratori, disposti ormai a giocarsi il tutto per tutto, ha dato vita a un presidio permanente davanti i cancelli dello stabilimento di Granarolo. Lavoratori, studenti e precari solidali, militanti dei centri sociali e dei collettivi universitari si sono organizzati per bloccare in entrata e in uscita le merci. Unico obiettivo la vittoria!
La risposta è arrivata in grande stile. Prefetto, questore, sindaco, Cgil, Legacoop e ovviamente Granarolo hanno fatto quadrato. Immancabile larepressione di polizia e carabinieri che con estrema violenza hanno sgomberatoun picchetto pacifico il #20g, il #23g e il #24g. Pugni in faccia, polsispezzati, spray uriticante: ecco il trattamento riservato ai lavoratori. L’arresto di due delegati sindacali (poi scarcerati per mancanza di prove) e svariate centinaia di denunce sono il provvisorio bilancio giudiziario di mesi di mobilitazione. Ma non è finita qui. Granarolo ha acquistato una pagina sui quotidiani locali per comunicare ai bolognesi, con una lettera aperta, di essere in ostaggio di un manipolo di provocatori. Ovvero i lavoratori che chiedono diritti e il rispetto di un legittimo accordo.
L’arroganza e la prepotenza dei poteri costituiti di questa città ci sembra direttamente proporzionale alla paura che la lotta dei facchini sta suscitando. Paura di dover concedere diritti, rispetto e dignità. Vincere a Granarolo vuol dire allora guadagnare più rispetto e più dignità, più diritti e più potere, per tutti e tutte. Vuol dire mettere un’argine a chi cavalca l’austerity per indebolirci e impoverirci.
Findall’inizio siamo stati al fianco dei lavoratori in lotta, davanti ai cancelli dell’Ikea e della Coop Adriatica, della Cogefrin e di Granarolo. Lo abbiamo fatto non solo per solidarietà, ma perché sappiamo che le loro condizioni sonole nostre condizioni, la loro lotta è la nostra lotta, la loro vittoria è la nostra vittoria.
Sabato 1 febbraio i facchini di Granarolo saranno in piazza per gridare le ragioni della propria lotta, contro i poteri di Bologna la “rossa”, contro lo sfruttamento e per la dignità. Come studenti e studentesse dobbiamo essere alloro fianco, perché se vinciamo a Granarolo vinciamo dappertutto!
Appuntamento h.15 – Piazza dell’Unità: Sciopero! Fino alla vittoria!
Hobo -Laboratorio dei saperi comuni

 

Il comunicato del Collettivo Autonomo Studentesco di Bologna

Da mesi continua la lotta dei facchini a Granarolo ed in tutta Italia, una lotta per la dignità e per i diritti. Sfruttati, sottopagati e poi licenziati (specie se protestano), è questo il triste destino dei lavoratori della logistica, ma da qualche tempo questi lottatori della dignità hanno deciso di cambiare il loro destino: all’alba tutti davanti ai cancelli e i camion non si fanno passare, il latte in fabbrica non ci entra.

Mese dopo mese insieme ai facchini abbiamo visto crescere la determinazione di questa lotta ed abbiamo condiviso con loro sia la gioia di lottare che la durezza della repressione. Nella settimana tra il 20 e il 25 Gennaio abbiamo dato una svolta a questo movimento, iniziando il picchetto permanente davanti ai cancelli di Granarolo: l’obiettivo è reintegrare i lavoratori e rovesciare l’austerity.
Lunghe sono le file di camion davanti a Granarolo e duro è l’intervento della polizia che ogni giorno si presenta sempre più in forze per sgomberare il picchetto tenace e determinato. Il 23 Gennaio abbiamo assistito a scene veramente assurde come l’uso dello spray al peperoncino (vietato in teoria) su di un facchino sdraiato sotto un camion durante un tentativo di sgombero del picchetto e l’arresto di 4 persone, tra cui uno studente, militante nel nostro collettivo. Due degli arrestati sono stati rilasciati la sera stessa mentre gli altri due facchini, Garib e Redouan, sono stati incarcerati per 4 giorni e rilasciati solo ieri, un provvedimento preso del tutto arbitrariamente, senza dare ai facchini la possibilità di difendersi legalmente.
Dopo questi episodi tutta la lobby amministrativa di Bologna (PD-CGIL-LEGACOOP…) ha espresso la propria indignazione verso la determinazione dei facchini, condannandone i gesti anche tramite altre 283 denunce, che si aggiungono ad una lunga lista.

Oggi, anche sotto la neve, il picchetto a Granarolo continua e rilancia ancora più forte con il corteo di Sabato 1 Febbraio, che partirà da Piazza dell’Unità alle 15.30 per rivendicare i diritti e la dignità di questi facchini e di tutti i lavoratori!
Come Collettivo Autonomo Studentesco Bologna esprimiamo la massima solidarietà militante ai facchini e saremo presenti all’assemblea pubblica di domani in via Zamboni 38 alle 20.30, per costruire insieme a tutti i solidali il corteo di Sabato!

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