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La casa è una questione di ordine pubblico. Mobilitazione sotto la Regione Lazio

Le giuste rivendicazioni dei movimenti per il diritto all’abitare, le lotte e le resistenze contro gli sfratti e gli sgomberi, la necessità di destinare risorse e patrimonio pubblico per garantire il diritto alla casa, vengono affogate letteralmente nel malaffare di chi vuole mantenere un’emergenza permanente piuttosto che trovare soluzioni definitive. Anzi si mettono in atto processi di criminalizzazione ed esclusione proprio contro chi alza la testa e chiede con grande dignità la salvaguardia di diritti primari come la residenza e l’accesso all’alloggio, all’acqua e all’energia.

Sono in corso grandi progetti urbanistici dentro l’orizzonte economico del futuro Giubileo e delle ancora più lontane Olimpiadi. Faraonici progetti di stadi e centri congressi. Soldi spesi per grandi infrastrutture e grandi eventi. Intanto in città proseguono gli sgomberi delle case popolari, gli sfratti per morosità, le chiusure dei centri di accoglienza e dei centri alloggiativi temporanei. Come dire che esistono due città, quella dei Caudo e dei Marino, delle archistar e dei signori del mattone, e quella dei “senza titolo”, cioè di coloro che non hanno redditi utili a sostenere un affitto o un mutuo.

In nome della legalità si porta avanti una politica repressiva nei confronti di chi occupa e di chi si organizza per avere un tetto sulla testa, sia individualmente che collettivamente. E questo avviene sia contro chi occupa un alloggio popolare che contro chi recupera stabili vuoti e inutilizzati come il palazzo dell’Acqua Marcia, sgomberato sabato 30 maggio insieme alla tendopoli sorta intorno. Questo avviene nonostante una delibera regionale sull’emergenza abitativa sia ferma da un anno e mezzo con 200 milioni di euro stanziati sopra e un altro intervento di rigenerazione urbana legato all’ex Ipab del San Michele, anch’esso finanziato, attenda da molto la sua concretizzazione, con dentro un buon numero di alloggi popolari da realizzare.

Ci viene da sempre contestato di essere irragionevoli e di produrre tensione sociale. Ma cosa si aspettano da migliaia di persone che subiscono quotidianamente la crisi e che devono anche sorbirsi una politica corrotta e distante? Non ascolteremo certo le sirene di Salvini e di coloro che indicano nei migranti il problema da risolvere, abbiamo ben chiaro dove colpire e quali sono le complicità in campo. Riteniamo anzi che proprio lo sciacallaggio continuo e la strumentalizzazione operata anche su disgrazie come quella di via Battistini, alla fine siano un boomerang che ci auguriamo colpisca in pieno viso i fascio-leghisti e i loro sodali.

Saremo in tante e tanti sotto la Regione mercoledì 10 giugno alle ore 15. Non sarà un tavolo come gli altri e non saremo per nulla tranquilli, soprattutto dopo l’ultimo atto di “mafia capitale”. Arriveremo dalle case popolari, dalle occupazioni e dalle resistenze contro gli sfratti e i pignoramenti. Dalla città di sotto che con grande dignità rivendica reddito e casa contro rendita e malaffare. Non ostacolate il nostro cammino! Ci prenderemo quello che ci spetta.

Movimenti per il diritto all’abitare

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