La rabbia non si arresta
Un anno è passato dal 15 ottobre 2011. E’ forse superfluo dire che in quella giornata centinaia di migliaia di persone hanno manifestato il proprio dissenso e la propria rabbia verso questo sistema che opprime tutte e tutti noi. Rabbia che è stata espressa in tanti modi, e che ha alimentato una resistenza di massa alle cariche della polizia in piazza San Giovanni. Un anno è passato. E per Valerio è trascorso tra le mura del carcere prima, e di casa poi. Come altri ragazzi e ragazze, è accusato di resistenza pluriaggravata, fattispecie di reato in realtà più politica che giuridica, declinata in modo tale da poter dare in pasto all’opinione pubblica i capri espiatori di cui ha bisogno. Per poter denigrare l’esplosione di rabbia, la rivolta all’oppressione e dipingerla come lo sfogo delirante dei soliti violenti, per tornare alla pacificazione sociale. Lo abbiamo detto un anno fa, lo ripetiamo oggi: sono condanne inaccettabili, quelle del 15 ottobre come quelle della Val Susa e di Genova 2001. Condanne che colpiscono pochi sperando di educare tutti, di spaventare i movimenti. Un anno è passato e Valerio, il 17 ottobre, sarà di nuovo nell’aula di tribunale per il processo d’appello. E noi non ci siamo spaventati. Non lasceremo solo Valerio, come non lasceremo soli/e tutti/e gli/le altri/e arrestati/e. In ogni pugno chiuso, in ogni sasso che vola!
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