La rivincita di Gagno: nasce la Casa del Pueblo
Una nuova giornata di mobilitazione scuote la città di Pisa. Come quelle che si ripetono da un po’ di tempo a questa parte le lotte per la dignità e la conquista di servizi nascono nei quartieri. Oggi, dopo sant’Ermete, è la volta di Gagno. Già nelle passate settimane gli abitanti di questa zona popolare della città si erano attivati per rivendicare l’utilizzo degli spazi costruiti e mai utilizzati negli ultimi 3 anni all’interno del parco: una spesa pubblica enorme di 200 mila euro per una struttura di legno e cartongesso che fino ad oggi è servita solo per far ingrassare qualche ditta edile e alle passerelle elettorali della giunta Filippeschi.
Volantinaggi, raccolta firme, assemblee e discussioni nel Bar, corteini di quartiere hanno costruito in Gagno una vera e propria Rinascita che nella giornata di martedì ha trovato un suo primo importante momento di espressione con l’assemblea di quartiere, la nascita del Comitato e la riapertura spontanea della struttura nel parco.
Questi ultimi giorni sono stati concitati: la giunta comunale, avvertita ed impensierita dalla nascita di un movimento in Gagno, ha deliberato per l’ennesima volta l’apertura di un bando per la concessione a pagamento del casottino al fine di “scongiurare atti di vandalismo o di occupazione”. Il bando in questione prevederebbe l’affitto di questo spazio per la cifra di circa sei mila euro l’anno, trasformando un luogo a fini sociali in uno dei tanti circoli a pagamento. La reazione del quartiere non si è fatta attendere: venerdì gli abitanti hanno sorpreso l’assessore alla partecipazione Danti, la nuova presidente della circoscrizione Ciardelli intenti nel fare un sopralluogo al casottino. Dopo aver chiarito la volontà del popolo di Gagno, gli abitanti hanno fatto richiesta dell’utilizzo degli spazi in questione per svolgere l’assemblea di quartiere. Soltanto nella mattinata di martedì è arrivata la risposta: IMPOSSIBILE UTILIZZARE GLI SPAZI. Questa è stata la molla che ha fatto scattare il moto di dignità sfociato nell’occupazione.
Alle 18 al primo sostanzioso gruppo di Gagno, formato da una trentina di giovani ed adulti, hanno iniziato ad affluire all’interno della struttura occupata tantissime persone, attirate dalla possibilità di vedere uno spazio nuovo mai aperto alla città. Donne, anziani e bambini hanno occupato interamente i tre locali del casottino. Più di centotrenta persone hanno partecipato ad una bellissima assemblea ricca di emozioni, entusiasmo e rabbia. Da subito è stato messo in chiaro che il quartiere non è più disposto ad essere preso in giro, a subire abusi e mancanze di rispetto: dal casottino non si esce più, l’unica cosa che può fare il comune è incontrare il Comitato ed assegnare i locali per le attività sociali proposte. Nessun affitto, nessun bar, nessun bando; adesso è il quartiere a riprendersi il diritto di poter decidere e per utilizzare gli spazi davvero a fini sociali. Tutti gli interventi hanno avuto come sfondo la necessità di creare un’alternativa all’impoverimento dilagante e di contrapporsi agli immediati effetti che si riscontrano nell’aumento di sfratti, negli stacchi delle utenze di acqua e gas, nella solitudine e nella ripresa di una forte emigrazione italiana all’estero (soprattutto giovanile). L’esigenza è quella di ri-costituirsi come comunità, capace di aiutarsi
e di sostenere o contenere gli effetti della crisi, di spezzare il ritornello del “tanto non si può fare niente” o del “tanto decidono tutto loro”. Nell’assemblea si sono raccontate diverse esperienze, che hanno recuperato una vecchia memoria storica di lotte e le hanno unite a quelle attuali: significativa è stata la partecipazione di altre situazioni di lotta che stanno smuovendo a Pisa una partecipazione popolare contro le politiche di austerità, lo spazio Popolare di Sant’ermete, gli abitanti del Cep, i movimenti di lotta per la casa.
L’occupazione dello spazio è stata rinominata “Casa del pueblo”, e nell’assemblea è stata approvata la partecipazione alla manifestazione cittadina del prossimo sabato 22 febbraio, per protestare contro lo spreco di soldi pubblici in Opere Inutili invece che destinarle ai bisogni di chi, come in Gagno, non ce la fa ad arrivare alla terza settimana del mese. Doposcuola, attività per anziani, sportello per i diritti (casa, utenze, spesa) tutti i lunedì e i giovedì dalle 15 alle 18, sono alcune delle forme di partecipazione e organizzazione che già da mercoledì prenderanno piede all’interno del nuovo spazio, assieme ad una biblioteca, uno spazio computer, un’aula studio. Nei discorsi e nelle invettive contro un’amministrazione disinteressata al benessere delle periferie emerge con dignità e determinazione una chiara prospettiva di emancipazione, di cambiamento, una voglia di riscattarsi da una condizione di subalternità e non tramite lamentele o recriminazioni, ma a partire dalla consapevolezza dell’essere una forza grande, se si è “tutti insieme”.
Alla fine dell’assemblea appare “coraggiosamente” l’assessore Danti. Con un passato da capetto dei movimenti universitari, in quota Sel che sostiene Filippeschi, questo personaggio si è presentato allo spazio sorbendosi per un’ora e mezzo decine e decine di interventi che con fermezza hanno ribadito che quello spazio è del quartiere e di tutti i singoli o i gruppi vogliono contribuire al miglioramento dello stesso. In evidente stato di difficoltà a reggere la posizione della “legalità del Bando”, l’assessore ha dovuto ammettere le responsabilità del Comune (della cosiddetta Burocrazia) nel lasciare 3 anni un quartiere privo di una risorsa, e rendendosi disponibile ad un ulteriore incontro. Da parte di Gagno i punti sono chiari: quello non è uno spazio a pagamento, non si deve lucrare su dei bisogni sociali, il comitato deve avere pieni poteri sull’utilizzo di quelli spazi.
Ma dalla qualità dei discorsi e delle pratiche che sono venuti fuori da questa giornata – dall’occupazione fino all’incontro\scontro con l’assessore, passando dall’assemblea – quello che è evidente è che questo spazio rappresenta solo l’inizio per riscattare molto altro della vita di questi e di tanti altri abitanti che non vivono nelle Zone “bene” della città…
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