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La Sardegna che non vota: pastori e agricoltori riconsegnano migliaia di schede elettorali

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La protesta è partita il 19 gennaio da Ollolai quando centinaia di pastori hanno riconsegnato le schede elettorali in comune: “non votiamo se non ci arrivano i soldi dei premi comunitari che ci spettano”. Dal giorno, senza sosta, la protesta ha coinvolto quasi tutti i centri dell’interno Sardegna: Fonni (300 schede), Seulo e Silanus (200), Ovodda, Nule, Benetutti, Bultei, Urzulei, Atzara, Gadoni.

 

“Hanno bloccato il prezzo del latte, delle carni, dei formaggi e l’erogazione dei premi? Adesso è arrivata l’ora di bloccare anche noi i voti!”. Con questo messaggio virale sono stati creati decine e decine di gruppi di pastori in ogni centro per organizzare la protesta perché “per troppi anni siamo stati burattini da manovrare, le nostre urla per troppo tempo sono rimaste inascoltate da destra, sinistra e centro!”. Nei gruppi inoltre si invita a “non far entrare nelle proprie abitazioni nessun politico in corsa per le elezioni e riportare nei rispettivi comuni le nostre schede elettorali e quelle delle nostre famiglie”.

Una protesta simbolica ma che sta scuotendo anche le amministrazioni locali che si accodano a pastori, agricoltori e anche ai molti commercianti unitisi alla lotta. La rivendicazione centrale riguarda lo sblocco dei premi comunitari previsti per il settore agro-pastorale ed erogati dall’agenzia nazionale Agea. I premi sono fondamentali per sostenere il settore ma risultano pagamenti arretrati di due anni. Una lotta per il supporto assistenziale? È una semplificazione insufficiente. Tutto il settore è stato vincolato ai programmi di sviluppo rurale che normano con una serie di obblighi, certificati e protocolli la produzione nelle campagne: fuori da questi vincoli non si lavora e la stessa erogazione dei premi è legata a “corsi di formazione” che pretendono di insegnare il lavoro a chi nelle campagne vive da sempre. “Ho perso una giornata di lavoro per sentire una persona che mi spiegava come fare il fieno”. Nel frattempo, circa due settimane fa, un avviso di garanzia ha raggiunto 9 amministratori di Agea per la malagestione dei fondi destinati all’agricoltura: i costi in Italia sarebbero superiori del 900% rispetto agli altri paesi europei.

Il 25 gennaio, il giorno della riconsegna a Fonni di centinaia di schede con delegazioni di pastori da oltre quaranta paesi, da Roma è arrivata la notizia dello sblocco di 29 milioni e mezzo di pagamenti da parte di Agea per le aziende agricole sarde. La protesta però non si è interrotta. La lotta per l’erogazione dei premi si intreccia infatti alle rivendicazioni di fine estate per il pagamento da parte della Regione di 17 euro di foraggio a capo, ridotti poi a 13. Una misera promessa della giunta del PD di Pigliaru ancora di volta in volta rinviata e rispetto alla quale il Movimento Pastori Sardi, principale interlocutore su questa vertenza, promette nuove mobilitazioni. Ancora questa richiesta si intreccia a sua volta ancora con il nodo principale che mette in ginocchio il sistema agropastorale sardo: la questione del prezzo del latte. La vendita del latte oggi non copre neanche metà della produzione. Programmi di sviluppo e imposizioni ministeriali hanno ristrutturato il mercato favorendo l’accentramento di capitali in favore degli allevatori che potevano investire i propri capitali in grandi aziende, tagliando fuori dal mercato i produttori medio piccoli, e in favore delle grandi aziende di raccolta e lavorazione del latte che impongono un prezzi bassissimi ai produttori che versano il latte.

Intanto la protesta delle schede ha dato un segnale alla politica isolana e romana: nessun consenso con le solite promesse.

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Nel video la protesta nel comune di Nule.

 

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