Le carogne in giacca e cravatta
E’ difficile prendere parola dopo questi giorni, viene voglia di chiudersi nel silenzio più sordo,stringersi attorno alle persone che come te posso guardarti negli occhi e parlare perchè conoscono la verità dei fatti o almeno hanno l’umiltà di ricercarla fuori dai preconcetti.
Abbiamo aspettato nel rispetto di Ciro e della sua condizione, abbiamo sperato che fosse fuori pericolo di vita, avevamo paura di unirci alle tante voci che si sentono in questi giorni, posizioni che si contraddicono continuamente , lezioni di vita e come spesso accade in questo paese tutti parlano da professori dell’argomento, ma magari non ne sanno nulla.
Anche noi eravamo all’Olimpico quel maledetto sabato 3 maggio, ma sarebbe meglio dire che eravamo a Tordi Quinto.. perche all’Olimpico non ci siamo mai entrati.
Eravamo come sempre insieme a tanti amici e compagni che dalla periferia nord di Napoli si muovono per andare a vedere la squadra della nostra città. Conosciamo bene Ciro, cosi come conosciamo bene Alfonso e Genny anche loro colpiti dai proiettili della pistola di De Santis, li conosciamo non per sentito dire ma perchè con loro abbiamo fatto pezzi di strada insieme, siamo stati spalla a spalla nelle curve del San Paolo tante volte. Ci permettiamo di nominarli solo perchè eravamo li con loro, solo perchè sappiamo chi sono e quanto amano la vita e la loro città.
Ciro -è stato detto e ridetto- viene da Scampia, il quartiere dove gioca la Stella Rossa e come tanti ragazzi di quel quartiere lo abbiamo anche visto venire a curiosare in curva all’Hugo Pratt per capire con i propri occhi cosa fosse questo tanto chiacchierato calcio popolare.
Se prendiamo parola non è certo per descrivere il profilo umano dei nostri 3 amici, che fortunatamente è venuto fuori nonostante il circo mediatico abbia provato fin dalle prime ore a parlate di “motivi estranei al calcio” o “agguato camorristico” solo perchè sulle tessere d’identità di questi tre ragazzi figuravano residenze a Mugnano o Scampia. C’è voluta tutta la dignità della famiglia e del suo quartiere per scongiurare lo sciacallaggio della stampa sulle origini dei tre, ma gli sforzi non hanno impedito che la storia della sparatoria passasse in secondo piano rispetto a fantomatiche trattative Stato- Ultras – Camorra che solo Saviano e altri giornali continuano a vedere e dalla nuova crociata mediatica che sembra essersi scatenata da ieri sugli ultras.
Se prendiamo parola è per cercare di leggere quello che è successo dentro una visione più complessiva che prova a farsi alcune domande cui difficilmente troveremo risposta.
Che la finale Fiorentina-Napoli avesse qualcosa di strano lo si era capito prima del 3 maggio, quando tutta la città e anche i gruppi organizzati erano in attesa dei biglietti per la curva, quelli più popolari. In uno strano balletto di conferme e smentite i biglietti non sono mai stati venduti al pubblico ma son andati sold out prima di uscire, senza che nessun giornalista si facesse troppe domande. Dopo qualche giorno i biglietti sono spuntati fuori nelle mani della questura a patto che però si viaggiasse con i pullman, come nelle mega pubblicità in giro per la città. Ovviamente nessuno dei gruppi ha accettato questo ricatto e tanti hanno deciso di partire con le proprie auto.
Il parcheggio destinato ai napoletani è quello di Saxa Rubra, storica sede della Rai, nel quartiere Tor diQuinto.
E’ qui che succede quello che tutti sanno, che oggi viene confermato anche dai video dei tifosi presenti sui pullman dei club: Daniele De Santis, insieme ad altre 4-5persone, tenta l’assalto ai pullman cercando di far scendere i tifosie brandendo torce e bombe carta. Gli stessi napoletani presenti sul pullman chiedono l’aiuto di quei pochi che si erano attardati in corteo dopo aver parcheggiato le macchine. All’accorrere di persone“Gastone” rincula verso il Trifoglio e quando si vede abbandonato dai compari spara 4 o più colpi di pistola fino a quando la stessa,per fortuna, si inceppa. Solo successivamente l’ex esponente dellaSud romana subirà le conseguenze del suo gesto folle mentre trascorrono minuti interminabili prima dell’arrivo dell’ambulanza.
La naturale prosecuzione di una storia cominciata “storta” o forse fin troppo dritta è lo show di questi giorni che ribalta l’ordine del discorso e fa di un agguato armato senza precedenti solo il pretesto per parlare di quanto è cattivo Gennaro De Tommaso ( detto a’ Carogna). Una narrazione evidentemente molto più utile agli scopi mediatici e politici di chila produce.
Solo dopo qualche giorno siamo riusciti a rimettere insieme i pezzi di quell’episodio, ma dopo la disperazione e l’angoscia di quelle ore i punti oscuri e da chiarire sono ancora tanti.
1.Daniele De Santis, un romanista legato agli ambienti della destra estrema, sceglie di compiere quel gesto, di assaltare i pullman dei tifosi napoletani. Lo fa solo dopo il passaggio degli ultras del Napoli che erano in corteo già sul lungo Tevere. Il suo obiettivo sono infatti i pullman dei club contanti bambini e padri di famiglia.
Lo fa con una pistola carica in tasca.Per chi, da vicino o da lontano, ha assistito alla scena, per chi ha soccorso Ciro e Gennaro, la reazione di “Gastone “ è senza spiegazioni. Daniele De Santis non ha esitato un solo attimo a sparare e l’ha fatto per uccidere. Non ha mai intimato a chi lo stava rincorrendo di fermarsi, ha sparato nel mucchio e quando la pistolas’è inceppata ha continuato a gridare “ venite vi ammazzo” .
Non ci interessa infiocchettare una versione a nostro uso e consumo, ma ciò che si è visto a Tor diQuinto non ha niente a che vedere con gli Ultras e i loro codici. Mai in uno stadio italiano o per una partita di calcio si era arrivati a tanto.
Chi ha sparato l’ha fatto con l’intento di ammazzare perchè aveva negli occhi la convinzione che davanti a lui c’era chi non meritava di vivere, e poco importa se fosse un ultras o un padre di famiglia, quello che Gastone voleva era ammazzare come un cane qualche napoletano.. e se quella pistola non si fosse inceppata forse ci sarebbe anche riuscito.
2- Quello che è successo fino all’arrivo dell’ambulanza è ormai noto alle cronache. Quello che non si dice è che il tutto è durato quasi 1 ora e mezza dopo le 18:30.La zona di Tor di Quinto era l’area riservata al parcheggio dei napoletani, un’ area, quindi, che si presumeva super controllata. Non un solo reparto è invece intervenuto nel momento topico,nonostante i tifosi sui pullman continuassero a telefonare. L’unica presenza sul posto era una macchina della polizia in borghese fermata con la forza dai tifosi napoletani e sulla quale è stato caricato uno dei feriti per essere trasportato in ospedale.
In una scena surreale una cinquantina di tifosi (come si vede chiaramente nelle immagini dell’arrivo dell’ambulanza) sono rimasti in strada nel raggio di un km senza un solo blindato nella zona più
sorvegliata del paese?
Non ci piace la dietrologia all’ingrosso ma resta una forte inquietudine:
tra di noi c’è chi va allo stadio da10-15 o 20 anni, chi vive la piazza per ragioni politiche e sociali e sappiamo bene che 50 persone non sono un problema in termini di ordine pubblico. I blindati dei carabinieri sono però rimasti fermi all’ingresso di Tor di Quinto a 6-700 metri dal Trifoglio per circa 1ora e mezza mentre arrivava l’eco di spari e bombe carta, e nonostante un funzionario si trovasse sul luogo dove Ciro attendeva i soccorsi.
Com’è possibile che in una zona adiacente all’Olimpico, il luogo dell’agguato, in una serata dove si attendevano 80.000 persone, la prima ambulanza disponibile sia arrivata solo dopo 40 minuti di interminabile angoscia? Come può laQuestura di Roma dichiarare che la gestione dell’ordine pubblico ha funzionato come sempre?
La sensazione di essere stati sfiorati dalla morte è davvero molto forte.
3- Il circolo “il Trifoglio”eDaniele De Santis non sono certo luoghi e personaggi neutri. Il circolo messo sotto sigilli qualche tempo fa era un covo di neo-fascisti romani che proprio in un poligono della zona sia addestravano a sparare, forse in attesa del nemico di turno,immigrati, rom, gay o proprio i napoletani che in quanto a odio razzista sono ugualmente “quotati”.
Il circolo/discoteca é un luogo di ritrovo degli ultras di destra della città di sponda giallorossa ma non disdegnato dai cugini laziali.
Poteva la Questura di Roma non saperlo?Non era forse quello un luogo sensibile in quell’area dove non solo il “trifoglio” ma anche altri locali vengono gestiti dall’estrema destra romana che mette le sue mani da anni anche nelle curve della città?
4 – “Gastone “ è un personaggio particolare, sempre uscito pulito dalle sue “bravate” come quando interruppe il derby Roma- Lazio, insieme ad altri esponenti delle due curve. Quella partita fu davvero sospesa su pressione dei tifosi, perchè si diffuse la falsa voce che un bambino fosse stato investito da una macchina della polizia durante gli scontri tra le tifoserie.Attorno a quel derby sono state dette tante cose ma la verità non è mai venuta a galla. E Danielino, come lo chiamano a Roma, è sempre uscito pulito, forse grazie alle sue amicizie nell’estrema destra etra i palazzi buoni romani. Si perchè proprio lui è stato candidato nelle liste “Del Popolo della Vita per Alemanno” a sostegno di Gianni Giacomini in corsa per il Pdl come presidente dell’allora XX municipio.
E’ un caso che sia proprio lui la molla che fa scattare la scintilla il 3 maggio? Proprio lui che aveva partecipato al derby farsa sospeso del 2004? E’ possibile che ci siano tutte queste coincidenze?
Un fascista spara per ammazzare“qualche napoletano”, la finale si sarebbe fermata sulla rabbia ella notizia.. i giornali avevano già pronte le biografie dei capi della curva per lanciare gli anatemi sulla camorra e gli agguati,mentre sotto traccia vale il “chi se ne fotte si ammazzano tra loro” o “sono napoletani, magari a Scampia sarebbe morti ammazzati comunque”.
Alfano parla di Daspo a vita controGennaro de Tommaso, ne scatta uno di 5 anni dopo pochi giorni e onestamente non riusciamo a capire perché uno che avrà anche la peggior fedina penale del mondo non possa andare in curva a prescindere, perchè nella retorica autoritaria che sta affogando questo paese siamo di nuovo alla psicologia del crimine, al “dna criminale” di un soggetto che non ha la faccia pulita come piace alla Rai e che indossava una maglietta con su scritto SpezialeLibero. Anche l’espresso qualche tempo fa aveva pubblicato un’inchiesta sul caso ponendo dei legittimi dubbi sulla tesi dell’accusa, ma in questo paese non essere in linea con il pensiero ufficiale può avere delle conseguenze terribili ed il reato d’opinione è oggi particolarmente di moda. Siamo in un paese in cui chiedere la verità per Speziale equivale a commettere un omicidio mentre applaudire per 5 minuti 3 assassini di un ragazzo inerme è “onorare le forze dell’ordine”.
Ad ogni modo, le domande attorno alla questione sono tante ma né i media né altri provano a porle. Eppure un precedente, meno grave, ma inquietante ci sarebbe. Sempre con i napoletani, sempre a Roma: quella volta al ministero dell’interno c’era Maroni e il pomo della discordia fu il famoso treno devastato.
Per i media nazionali i napoletani misero a ferro e fuoco la capitale, cosa poi rilevatasi falsa, ma questo permise di vietare le trasferte ai partenopei per parecchio tempo e di lanciare la forzatura sull’articolo 9 e la tessera del tifoso. Maggiore “sicurezza” in cambio di cessione di diritti e libertà personale. Possono sembrare fantasie, ma siamo in Italia, un paese in cui i poteri non sono certo disabituati a tramare.
Sulla finale di Coppa Italia restano i tanti dubbi e le tante domande ma ci sono anche tante certezze,aldilà delle infamie riportate dai giornali. La comunità dei tifosi del Napoli e delle altre squadre che si è stretta attorno a Ciro e ai feriti, l’immediata reazione degli Ultras che da subito hanno deciso di non tifare e di non esporre gli striscioni. Sulla trattativa diciamo solo che Genny De Tommaso è la vittima sacrificale di questo sporco gioco, perchè per primi gli amici e i compagni di Ciro hanno scelto di non entrare nell’Olimpico dopo quello che era successo: che si giocasse o meno davvero non fregava un cazzo a nessuno. Nessun giornale ha evidenziato come la gran parte dei referenti dei gruppi organizzati sia uscita dallo stadio dopo pochi minuti. Chi ha parlato con società e Questura l’ha fatto solo per avere notizie rispetto alla vita di un ragazzo di 30 anni che era appena sceso dalla sua auto per vedere una partita di calcio eri schiava di non tornare più a casa. Si può dire qualsiasi cosa sulle curve e sugli ultras.. ma quelle 5-6 mila persone avranno il diritto di essere informate sulla sorte di uno di loro, di un loro amico?
Mentre per Figc, Prefettura e Governo l’importante era giocare quella schifezza di finale, qualcuno con unminimo di senso di comunità voleva solo conoscere, prima che lo dicessero i giornali e le tribune stampa, la sorte di una persona checome loro era li a Roma e che come ognuno di noi sarebbe potuto restare su quel marciapiedi.
Resterà di questa giornata a Tor diQuinto un ricordo indelebile, perchè quel che è successo li fuori è più grande di ognuno di noi, perche un pezzo delle nostre vite è finito davanti a quel circolo.
Il movimento Ultras brancolava ormai da anni, chiunque ne avesse fatto parte sa benissimo che ciò a cui abbiamo assistito non ne è neanche un lontano ricordo.
Quei colpi sparati però parlano di altro, di un paese razzista in cui la vita di un ultras, di uni mmigrato o un napoletano vale meno di niente e puoi essere ammazzato come un cane, tanto neanche la partita fermeranno. Non ci sarà neanche il rispetto di evitare i festeggiamenti. Resteranno i cori dei tifosi (non ultras, proprio i cosiddetti “tifosi normali”…)della Fiorentina a ricordare che questo paese è razzista nel profondo della sua anima.
Almeno un pò di orgoglio qualcuno l’ha avuto.. fischiando l’inno e scegliendo di non festeggiare in un giorno in cui non c’era proprio niente per cui essere felici.
Il calcio è in mano ai potenti e alle tv, ostaggio dei miliardi delle agenzie di scommesse e degli ora riimposti da Sky, gli ultras lo sanno bene e per questo sono quelli che meno si sono adattati a questo sistema.
Come lo sa bene chi conosce le strade nei quartieri delle nostre città. Se davvero pensate che un Ultras possa fermare una partita di calcio non siete di questo mondo.
Non l’hanno fermata i morti in Brasile durate la preparazione del mondiale, non l’ha fermata il primo conflitto a fuoco prima di una partita di calcio in Italia, come nonl’hanno fermata gli scandali legati al calcio scommesse o ai campionati truccati.
Non siete di questa terra se pensate che lo Stato si sia piegato a Gennaro De Tommaso, mentre questo Stato tutti i giorni nei nostri quartieri si piega più e più volte a trattare con gli interessi della camorra e della mafia, la stessa cheè sempre andata a braccetto con il ministro Alfano e con tanti nelle istituzioni di questo paese. Da uno che ha sempre frequentatoCosentino e Dell’Utri criticare Genny “La Carogna” è quanto meno fuori luogo.
In questa terra lo Stato fa affari con la Mafia ogni giorno e difende i suoi interessi a scapito delle comunità come in Val di Susa. In questo paese quelli che hanno stesouna coltre di silenzio sulle vere trattative “Stato-Mafia”straparlano invece di “resa al ricatto camorrista degli ultras”…
Quello che ci interessa comunque è parlare di Ciro e della dinamica dei fatti, perchè oggi lui e gli altri due sono paradossalmente anche agli arresti, quando l’unica loro colpa è quella di essersi difesi da uno schifoso fascista. I responsabili, oltre la mano che ha sparato, sono sicuramente i vertici della Questura romana che non hanno fatto niente per impedire che tutto ciò succedesse e chi, ai vertici di quella città ha consentito che un posto come il Trifoglio avesse cittadinanza.
Seguiamo passo passo la salute di Ciro gridandogli forte: resisti, ti vogliamo ancora nelle strade!!
Ciro Genny e Alfonso liberi subito
*Alcuni compagni tifosi della Stella Rossa
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