InfoAut

Lettera aperta alle operaie e agli operai della Fiom

Dovremmo indirizzare questa lettera agli operai che, ieri, si sono schierati in cordone contro di noi, dicendo poi ipocritamente che intendevano fronteggiare la polizia? O a quelli che hanno subito avuto da ridire su questo atteggiamento, creando discussione anche dentro al vostro servizio d’ordine? A chi ha avvicinato chi si scontrava con la polizia dicendo che avevamo “rotto il cazzo” con il nostro “casino”? A chi ha testimoniato la propria approvazione per la rabbia della piazza contro il vertice dell’ipocrisia? Dovremmo rivolgerci a chi, tra voi, è capace soltanto di ripetere a macchinetta ciò che i funzionari del sindacato gli infilano nelle orecchie da vent’anni, o a chi ragiona e guarda la nudità dei propri interessi di classe, ammettendo che – di fronte agli attacchi del padronato in questi vent’anni – il sindacato, e spesso gli stessi operai come corpo sociale, “non hanno fatto nulla”, “non abbiamo espresso che mezze reazioni” o “parole”, “comizi”, “cortei senza risultato”, mentre le vostre e le nostre vite vanivano piano piano distrutte?

Ci rivolgiamo a tutti voi, naturalmente, ma soprattutto a chi, tra voi, la pensa diversamente da noi. Con un’eccezione: Maurizio Landini. Troppo sfacciato è stato il suo comportamento ieri mattina, troppo indifferente, menefreghista, ipocrita, calcolato. Ha avuto l’atteggiamento di chi non vuole vedere la realtà, anzi dalla realtà sociale odierna è completamente alienato, capace di vedere in ogni scena che si pari davanti ai suoi occhi soltanto un flash-back o un dejà vu. Un atteggiamento arrogante e ignorante a un tempo. Non si è chiesto perché la polizia avesse caricato gli studenti e i precari. Non si è chiesto perché studenti e precari avessero tentato di divellere le barriere tra loro e il vertice. Ci ha immediatamente “condannati”, manco fosse Gesù Cristo, perché avevamo osato “turbare” il centro durante il suo comizio: per questo saremmo stati degli “sciocchi”. Impossibile che la rabbia di quei giovani possedesse un retroterra di pensiero, convinzioni, analisi magari diverse dalle sue sul conflitto sociale, sul vertice e sul ruolo dei “lavoratori della polizia” in un’epoca di crisi economica e tensioni sociali. Impossibile che le emozioni e la rabbia della nostra piazza avessero una motivazione di classe altrettanto legittima di quella dei metalmeccanici. Siamo stati soltanto degli stupidi, degli sciocchi; forse perché non abbiamo ascoltato con la dovuta attenzione le sue illuminanti parole?

Eppure quelle parole le abbiamo ascoltate, mentre la celere cercava di colpirci alla testa o al petto con decine di granate lacrimogene (che, usate in questo modo, possono essere letali) come ha fatto negli ultimi tre anni in Val di Susa. Sentivamo la nenia delle sue parole mentre ragazzi di sedici anni venivano pestati da otto agenti contemporaneamente, ammanettati dalla Digos, portati in questura e poi denunciati, trattenuti ai domiciliari o in carcere. Le abbiamo lette su Internet subito dopo quando il segretario, non contento di tutto questo, ha criticato la polizia non per aver difeso il vertice e attaccato gli studenti, ma per non averlo difeso abbastanza bene e non aver attaccato abbastanza efficacemente (forse “preventivamente”) gli “antagonisti”. (Per poi andare a protestare in questura e farsi pure fare il culo dal questore nei suoi uffici).

Per questo non ci rivolgiamo a Landini, ma agli operai che lo ascoltavano, magari infastiditi dai rumori degli scontri cento metri alle loro spalle. A voi chiediamo: per quanto ancora vorrete crederete all’idea che soltanto sfilando e mostrando i vostri numeri, una volta ogni tanto, fermerete l’assalto dei padroni alle vostre vite? Per quanto ancora continuerete a pensare che ascoltare i comizi dei vostri dirigenti è un buon corrispettivo per aver rinunciato a un giorno di salario? Per quanto ancora continuerete a credere alla favoletta che raccontano tutti i sindacalisti, cioè che i giovani sono “provocatori” usati dalla polizia, che dietro di noi c’è il governo, c’è il complotto e la strategia della tensione? Per quanto ancora vi farete prendere in giro da queste cazzate? Sappiamo che per molti di voi l’organizzazione è importante, ha incarnato molto in termini di esperienze, lotte e speranza. Noi di questo abbiamo rispetto, nonostante le differenze che possono esserci tra i nostri modi di intendere una strategia e un’organizzazione. Ma soltanto avendo per noi lo stesso rispetto mostrereste di possedere ancora il senso di una lotta che sia di classe. Lo sapete che uno degli arrestati è operaio di fabbrica? Del resto: anche se così non fosse? Ci auguriamo voi non crediate che gli sfruttati esistono solo in fabbrica: sareste rimasti un po’ indietro.

Sappiamo bene, abitando a Torino, quanto per voi sia insolito ricevere critiche. Sappiamo quanto siete abituati ad essere coccolati: dal sindaco, da sindacalisti di ogni risma e pedigrì, moltissimo dai giornalisti, puntualmente dai politici. Chi non ha a cuore il destino dei “poveri operai” dell’arcipelago industriale piemontese? Chi non ha, per voi, una buona parola? Chi non è pronto a darvi solidarietà, a parole e anche accettando le vostre contestazioni, dicendo di “capire” i vostri “problemi”? Ebbene, ci spiace dirvelo, ma tutti questi signori che vi coccolano a parole o sulla carta stampata sono quelli che ve lo stanno mettendo nel culo da un bel po’ di tempo a questa parte. Ci spiace davvero dirvelo così francamente, ma è la verità, e la maggior parte di voi, in cuor suo, lo sa. Allora noi ci permettiamo di rivolgervi a voi in modo diretto, restando su un piano politico da pari a pari, da sfruttati a sfruttati (che è quello che a noi interessa, lasciamo ad altri la propaganda) perché non siamo ipocriti come il vostro segretario.

Sappiate, anche per il futuro, che non abbiamo nessuna soggezione psicologica nei vostri confronti. Siamo operai nella grande catena di montaggio della metropoli. Siamo quello che vi sporgono il caffè al bar la mattina. Siamo quelli che hanno disegnato il sito del vostro sindacato o del locale dove, una volta ogni tanto, vi prendete una birra. Abbiamo cucinato la pizza o il toast che Chiamparino e Marchionne vi hanno lasciato come elemosina. Abbiamo scaricato le merci che trovate al mercato, dal tabaccaio. Ci siamo presi cura di vostra cugina quando è uscita fuori di testa. Faciamo ripetizioni ai vostri figli. Trasportiamo nei supermercati i giornali dove coccolano voi e insultano noi. Cerchiamo i nostri prossimi lavori per la maggior parte del nostro tempo “libero”. Non abbiamo grandi contratti o garanzie (quelli li ha conquistati una classe operaia che, a Landini, ieri, lo avrebbe preso a calci nel sedere); non abbiamo cassa integrazione quando ci licenziano e guadagniamo la metà o un terzo di voi.

Per tutto questo, dite al vostro segretario che quando si rivolge a noi in piazza, deve sciacquarsi la bocca; perché siamo incazzati neri, non vogliamo fare i lavori socialmente utili come vaneggia lui, vogliamo dignità e rispetto, siamo proletari e vogliamo far saltare in aria questa società di merda. Magari voi non l’avete ancora capito (la polizia l’ha capito benissimo): siamo gli unici alleati che avete in Italia. Sì, proprio noi, quelli che tirano i pomodori contro chi difende il ministro Poletti al Regio. Solo noi. Volete continuare ad ascoltare i comizi, a sfilare senza mettere in discussione nulla? Accomodatevi. Noi non siamo cristiani: a noi gli oppressi interessano quando si ribellano, in caso contrario se ne occupino i missionari. Volete confinare la pratica dello sciopero entro i parametri che il sindacato ha concordato con i padroni? Guardate i facchini in questi giorni, guardate quel che hanno fatto in questi anni autotrasportatori, gli autoferrotramvieri, e tante altre categorie di lavoratori che non lavorano in fabbrica. Non dovete insegnare niente a nessuno, al massimo, come tutti noi, imparare un sacco e una sporta. Volete difendere il posto, il salario, la vostra famiglia? Siate pronti a scontrarvi con ben più che soltanto la polizia. Non volete? Addio salario, addio famiglia.

Confrontiamoci, da compagni, ma a partire da pratiche reali di conflitto, non della pantomima di sindcalisti che devono poi candidarsi alle europee; e non veniteci a dire che ci siamo fatti scudo di voi, perché ieri voi siete stati al totale riparo dagli scontri, le cariche le abbiamo subite (e respinte al mittente) noi. Non ripetete le cazzate che dice Landini sul fatto che noi abbiamo “usato” il vostro corteo, perché il nostro noi l’avevamo organizzato molto prima e l’avremmo fatto comunque, con o senza di voi. Come abbiamo fatto e faremo mille altre volte. Quindi non preoccupatevi. Non preoccupatevi se ci sono gli studenti e i precari in piazza; preoccupatevi se la Camusso dice, in mezzo migliaia di famiglie di licenziati, ieri a Terni, che si aspetta da Confindustria una soluzione. Non temete noi, i vostri compagni, gli appartenenti alla vostra stessa classe; quelli che vendono, come voi, la nostra forza lavoro. E non temete neanche la polizia che difende i ministri, perché ha paura di voi come di noi, soprattutto se sapremo parlarci. Temete chiunque vi dica che, in questo conflitto, dovreste essere spettatori, rimanere neutrali e subire (pur nella finzione di un conflitto sempre soltanto annunciato) tutta la miseria che i padroni non hanno finito di scaricarvi addosso.

Precar*, student*, giovan* in piazza contro il vertice

(dove c’erano i lacrimogeni)

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Bisognidi redazioneTag correlati:

17ofiomtorinovertice europeo

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Gli operai di Forlì occupano la fabbrica e vincono la vertenza

Lavoravano per 12 ore al giorno percependo uno stipendio adeguato a otto ore lavorative, privati di qualsiasi livello di sicurezza e l’alloggio previsto in realtà coincide con lo stesso capannone senza riscaldamento con i materassi buttati a terra. Gli operai hanno bloccato lo stabilimento di mobili e allestito un presidio davanti all’azienda.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Il sintomo Mangione

Si è già detto tutto e il contrario di tutto sull’identità di Luigi Mangione, il giovane americano che qualche giorno fa ha ucciso a Manhattan il CEO di United HealthCare…

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Calenzano (Firenze): esplosione nel deposito ENI

Enorme esplosione al deposito della raffineria Eni di Calenzano (Firenze) con un bilancio di 4 lavoratori morti, 26 feriti di cui 2 gravi.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Cosa succede in città: il turismo

Apriamo questo ciclo di trasmissioni che affronta l’ennesimo grande evento che si affaccia su questa città: il Giubileo.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Milano: “Verità per Ramy e Fares”. In 600 alla fiaccolata al Corvetto

“Verita’ per Ramy e Fares”. Sabato 30 novembre a Milano una fiaccolata  in ricordo di Ramy Elgaml. Centinaia di persone si sono ritrovate alle ore 19.00 in Piazzale Gabrio Rosa al Corvetto per poi raggiungere il luogo dove Ramy è deceduto dopo un incidente stradale a seguito di un inseguimento di un’auto dei carabinieri durato 8 chilometri, su cui indaga la Procura.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

29 novembre: sciopero generale

Proponiamo di seguito una rassegna di approfondimento verso lo sciopero generale del 29 novembre a partire dalle voci collezionate durante la settimana informativa di Radio Blackout

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Un rito meneghino per l’edilizia

Sul quotidiano del giorno 7 novembre, compare un suo ultimo aggiornamento sotto il titolo “Il Salva-città. Un emendamento di FdI, chiesto dal sindaco Sala, ferma i pm e dà carta bianca per il futuro”.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

La parabola della salute in Italia

È un potente monito in difesa del Servizio sanitario nazionale quello che viene dall’ultimo libro di Chiara Giorgi, Salute per tutti. Storia della sanità in Italia dal dopoguerra a oggi (Laterza, 2024). di Francesco Pallante, da Volere la Luna Un monito che non si limita al pur fondamentale ambito del diritto alla salute, ma denuncia […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Cuba: blackout ed embargo

Cuba attraversa la sua maggiore crisi energetica, con la pratica totalità dell’isola e con 10 su 11 milioni di abitanti privati di elettricità.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Movimento No Base: Fermarla è possibile. Prepariamoci a difendere la nostra terra!

Da mesi le iniziative e le mobilitazioni contro il progetto strategico di mega hub militare sul territorio pisano si moltiplicano in un contesto di escalation bellica in cui il Governo intende andare avanti per la realizzazione del progetto di base militare.

Immagine di copertina per il post
Formazione

13/12: PER QUANTO VOI VI CREDIATE ASSOLTI SIETE PER SEMPRE COINVOLTI

Pubblichiamo il comunicato dell’assemblea delle scuole sul corteo di venerdì 13 Dicembre: Oggi, per la terza volta in un mese, ci siamo ripresə le strade di Torino, unendo la lotta delle scuole superiori all’Intifada studentesca delle università.Siamo scesə in piazza in occasione di uno sciopero incentrato sul boicottaggio accademico.Passando per Città Metropolitana abbiamo denunciato la […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Torino: Extinction Rebellion scarica sacchi anti allagamento in Consiglio Regionale

Extinction Rebellion scarica sacchi anti allagamento all’ingresso del Consiglio Regionale del Piemonte, poco prima della discussione sul Piano di Qualità dell’Aria.

Immagine di copertina per il post
Contributi

Torino Per Gaza aderisce al corteo del 29 Novembre

Condividiamo il comunicato di Torino Per Gaza: Il 29 novembre anche Torino per Gaza parteciperà al corteo sindacale previsto alle 9.00 da piazza XVIII Dicembre.Riconosciamo la necessità di mettere al centro la questione del lavoro, dei tagli ai servizi e del progressivo impoverimento che le persone stanno subendo come conseguenza alla scelta del nostro governo […]

Immagine di copertina per il post
Formazione

Patriarcato, classe e razza: una sola lotta

Il 25 novembre di quest’anno si inserisce in una cornice particolare: a poco più di un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin, a pochi giorni dalle affermazioni del ministro Valditara e in un contesto di movimento in cui, anche in Italia, inizia a farsi strada con determinazione il discorso decoloniale.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Inizia l’Intifada degli studenti medi

Inizia l’intifada degli studenti medi, oggi ci siamo presi la città! Si preannunciava una grande giornata di lotta e così è stato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Occupata la Leonardo spa dall’Intifada Studentesca a Torino

Ieri come Intifada studentesca abbiamo occupato la sede della Leonardo Spa! In 50 siamo entratə all’interno dello stabilimento mentre altre 50 persone bloccavano l’ingresso.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Al fianco di chi lotta per un futuro collettivo: MATTIA E UMBERTO VI VOGLIAMO LIBERI!

Quando si lotta per il futuro collettivo si mette in conto la possibilità di dover rinunciare al proprio destino individuale. da Centro Sociale Askatasuna È ciò che accade quando la scelta di portare avanti un orizzonte di liberazione per tutti e tutte viene anteposto a velleità o interessi dei singoli. E accade anche che, in […]

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Camminata dal parco della Pellerina all’area della ex ThyssenKrupp/Ilva: uno specchio distorto

Diamo spazio a questo dettagliato articolo che racconta la passeggiata al parco della Pellerina di qualche tempo fa, scritto e pubblicato da Un altro piano per Torino.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Torino, la mobilitazione contro gli antiabortisti continua: presidio al consiglio regionale

In queste settimane a Torino sono migliaia le persone che si mobilitano per chiedere la chiusura immediata della cosiddetta “stanza dell’ascolto”

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Piazze per la Palestina: una speranza che può esistere, un punto segnato alla controparte

Il 5 ottobre a Roma è stata una giornata importante, la conferma di una speranza che può esistere, un punto segnato sulla controparte.