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L’inviata del Tg3 e l’operaio dell’Electrolux

Il produttore di computer cinese Lenovo ha annunciato 3200 licenziamenti concentrati alla Motorola Mobility, società già acquisita da Google e ora ceduta a Lenovo. A sua volta Motorola Mobility ha annunciato 5000 licenziamenti nella sua sede centrale di Libertyville (Chicago). Altri trecento dipendenti perderanno il posto di lavoro con la chiusura della filiale della società a Plantation, Florida. Avranno più tempo per godersi il clima e la spiaggia.

Il produttore di smartphone HTC ha annunciato che taglierà 2250 posti di lavoro, ossia il 15 per cento della sua forza lavoro globale, entro la fine dell’anno. L’azienda sta cercando di tagliare i costi del 35 per cento. Non gli stipendi dei massimi dirigenti però.

Qualche settimana fa la società di semiconduttori con sede a San Diego, Qualcomm Incorporated, ha annunciato 4.700 licenziamenti. Poco prima Microsoft ha annunciato il taglio di 7.800 dei propri schiavi, per lo più nella divisione cellulari Nokia che ha acquistato nel 2013.

All’inizio di agosto, Alpha Natural Resources, il secondo produttore di carbone degli Usa, ha presentato istanza di fallimento, mettendo in pericolo i posti di lavoro di 8.000 dipendenti.

Vogliamo poi parlare del Samson Resources Corp, un produttore di petrolio e gas con sede a Tulsa (Oklahoma) che ha presentato istanza di fallimento, oppure della Royal Dutch Shell che ha intenzione di tagliare 6.500 posti di lavoro quest’anno, così come l’annuncio da parte del conglomerato minerario Anglo American, sede in Gran Bretagna, quinta più grande società mineraria del mondo, che ha in programma di tagliare 53.000 posti di lavoro? Parliamone, ma non in Tv.

Assistiamo dunque a fusioni e acquisizioni, favorite dalla continua infusione di denaro a buon mercato dalle banche centrali mondiali, e il tutto a spese dei salariati. Da un lato è palese che di lavoro immediato ne serve sempre meno, e dall’altro all’Elettrolux si lavora anche a ferragosto. Che cosa succede dunque? Ciò che è sempre successo: la normale lotta del capitale contro gli operai per l’estrazione del plusvalore relativo.

L’inviata del TG3 a un operaio dalla fabbrica di Sussegana il giorno di ferragosto, a uno di moltissimi che non hanno accettato di andare a lavorare, chiede: «“Scusi, lei che cosa ne pensa …..?”. Ed ecco che l’operaio invece di mandarla a cagare, si ferma e con pazienza estrae dal suo zainetto il primo libro de Il Capitale, s’inumidisce il dito e comincia a sfogliare pagine consunte dall’uso. “Eccolo qui – dice l’operaio rivolgendosi all’intervistatrice sbigottita – il capitolo 14, quello che spiega plusvalore assoluto e plusvalore relativo. Se lo legga, può capirlo anche un ragazzino delle medie, suvvia non dovrebbe essere difficile per una sveglia come lei. Anche se si tratta di un’opera altamente scientifica, sarà una delizia leggere Marx, gli esempi che porta proprio per far capire a gente come lei, che parla di lavoro a milioni di persone senza capirne una mazza, per quale motivo “esser operaio produttivo non è una fortuna ma una disgrazia”».

da http://diciottobrumaio.blogspot.it

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