Luci vandalizzate, cultura nelle perifierie e i sederoni degli intellettuali di Torino
Luca Beatrice, presidente del circolo dei lettori di Torino, è intervenuto ieri dopo che qualcuno ha spaccato le “luci d’artista” installate nel quartiere della Vallette dicendo che “ci sono luoghi dove la bellezza e la cultura non arrivano; vanno lasciati al loro triste destino”. La presa di parola di questo triste personaggio, già noto per aver proposto una galleria d’arte dentro il tunnel genognostico di Chiomonte, nell’ennesimo mal celato tentativo di legittimare il treno ad Alta voracità, ha scatenato un vespaio di polemica tra condanna del “vandalismo”, difesa aprioristica della “cultura” e descrizioni ancora più imbarazzanti dei quartieri popolari. Riportiamo di seguito un post su questo tema dalla pagina del Comitato Popolare Vallette-Lucento.
In merito alla polemica esplosa intorno al danneggiamento delle “Luci da Artista” in Piazza Montale sentiamo l’urgenza di esprimerci.
Abbiamo trovato a dir poco vomitevoli le parole di Luca Beatrice presidente del “Circolo dei lettori”. Indicano chiaramente cosa certa gente pensi dei quartieri popolari, come li intenda a mo’ di zoo a cielo aperto dove abitano selvaggi senza dignità.
Selvaggi che non meritano la Kultura su cui poggiano i dotti sederoni di alcuni intellettuali di questa città.
Ma di che cultura stanno parlando?
Sono decenni che non viene fatta una politica seria di aggregazione sociale e culturale nelle periferie! Se il signor Beatrice scomodasse le natiche dal suo circolo in centro per farsi un esotico safari si renderebbe conto della situazione in cui versano le nostre scuole: puntellate perché non cadano, a rischio di chiusura e sotto organico. Nella sua passeggiata non incontrerebbe certo cinema aperti, biblioteche, luoghi di ritrovo notturni per i giovani e librerie.
Questo perché la Kultura dei signoroni deve essere accessibile solo ai turisti che possono permettersi il biglietto, o agli hipster con il portafoglio pieno che consumano volentieri.
Eppure una cultura c’è e resiste dalle nostre parti, a dir la verità ce ne sono molte! Ci sono le associazioni che con pochi fondi portano avanti un lavoro difficile e continuativo, ci sono i giovani che producono musica, che cantano, che fanno video, che disegnano street art. C’è chi propone cineforum e dibattiti, chi con le sue mani crea installazioni per le feste di quartiere. Ci basta? No, di sicuro. Non ci accontentiamo dei pochi mezzi che abbiamo, ne vogliamo reclamare altri! Ma quello che ci tocca mettere in evidenza è una diffusa sensibilità per la questione culturale e artistica in quartiere.
Abbiamo già scritto in passato rispetto a quanto sia difficile reperire i mezzi e i soldi per promuovere iniziative culturali in quartiere e non ci dilungheremo ulteriormente su questo.
Di certo non bastano due luminarie a invertire una rotta che ormai da anni si è consolidata.
Se non si fa un ragionamento serio su cosa vuol dire garantire un accesso alla cultura ai settori popolari della nostra città queste iniziative rischiano di sembrare solo spot pubblicitari. Un accesso alla cultura vuol dire anche un accesso ai diritti: alla casa, al lavoro, al reddito, a un’istruzione decente! Come si può sperare che alcuni apprezzino certe cose se devono pensare a come arrivare a fine mese?
Un’offerta culturale significativa è anche quella che incontra le volontà, i desideri, la partecipazione degli abitanti del territorio.
Non ci uniremo al coro di chi criminalizza delle ragazzate, di chi si fa bandiera della lotta al degrado e nel frattempo butta merda sul quartiere. Noi non confondiamo la causa con l’effetto, il problema con la soluzione.
Un’ultima cosa che vorremmo ricordare al signor Beatrice è che i migliori romanzi che ha letto, i più emozionanti film che ha visto, i più vivaci spettacoli teatrali, i dischi indimenticabili sono nati grazie a delle immersioni nella realtà. Quella viva, contraddittoria e difficile, quella che sudiamo ogni giorno.
L’arte, la cultura vivono nelle strade, altrimenti muoiono. Come le cianfrusaglie senza sentimento che vengono ammonticchiate nelle gallerie e sempre di più purtroppo negli scaffali delle librerie.
Senza dare però troppo peso a questi imbecilli vorremmo chiudere con una domanda che ci riguarda: noi che Cultura desideriamo?
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