«Mo bast… Insorgiamo!»: Napoli, 20mila in piazza
Gli organizzatori: «Anche il Sud alza la testa e qui, a Napoli, al fianco del Movimento 7 Novembre e degli operai GKN, si riuniscono coloro che vogliono ribaltare i rapporti di forza nel Paese».
Riprendiamo da Laboratorio Politico Iskra il comunicato di chiusura del corteo del 5 novembre a Napoli.
[Napoli, 5 novembre 2022] Ventimila persone hanno partecipato alla mobilitazione di oggi promossa dal Movimento di Lotta – Disoccupati 7 Novembre, dal movimento Cantiere 167 – Disoccupati Scampia assieme al Collettivo di Fabbrica GkN, sostenuta dal nodo di Napoli di FFF e da Fridays for Future Italia, dalla campagna “Non paghiamo”, dai lavoratori e dalle lavoratrici SiCobas, dal movimento per il diritto di abitare di Roma, da decine di organizzazioni, collettivi, gruppi e comitati partenopei, meridionali e anche del resto d’Italia.
Una mobilitazione che si è mossa a partire dalla centrale P.zza Garibaldi per procedere verso via Marina e via De Pretis, confluendo infine in p.zza Municipio.
Dopo l’appuntamento di Bologna – che ha evidenziato il legame tra lavoro e ambiente, denunciando con il blocco del passante un modello economico e sociale che sta distruggendo le nostre vite, i nostri corpi e il nostro pianeta – le realtà e i tanti e le tante singoli/e che ritengono necessario costruire un’ampia convergenza dal basso, capace di portare a un ribaltamento dei rapporti di forza nel Paese e a nuovi legami di solidarietà internazionale popolare si sono dati appuntamento a Napoli.
Guerra, aumento di bollette e prezzi, recessione, precarietà, licenziamenti e disoccupazione, razionamento dell’acqua in estate e del gas d’inverno, crisi climatica con caldo torrido e conseguenti alluvioni, nuove misure di disciplinamento e repressione ad ogni forma di dissenso: questo il quadro in cui il nuovo Governo, in piena continuità con quelli precedenti, affonderà altri colpi fatti di lacrime e sangue. All’aumento delle spese militari corrisponde una diminuzione sempre più marcata della spesa sociale. Non esiste alcuna redistribuzione. Non esiste alcun ritorno in termini di servizi essenziali. Tutto questo al Sud assume contorni ancor più drammatici. Il Sud come “periferia” e la contrapposizione “Nord contro Sud” corrispondono ad una strategia propria di questo sistema che può essere rotta solo attraverso l’unità di classe, le pratiche del mutuo soccorso, della solidarietà e della convergenza. Questo sistema ci scarica addosso fortissime contraddizioni: precarietà, sfruttamento, lavoratori poveri, marginalità sociale, smantellamento dei servizi essenziali, inquinamento, devastazione delle nostre terre.
Nel Sud queste contraddizioni sono portate all’estremo e esacerbate dalla disoccupazione strutturale. Per questo mò diciamo basta, mò insorgiamo anche al Sud e con il Nord.
Napoli è la seconda tappa di un processo di insorgenza comune nel quale i territori si fanno protagonisti, si auto-organizzano, convergono e alimentano il conflitto sociale dalle periferie alle scuole, dai posti di lavoro ai centri storici turistificati, dalle case occupate alle aree occupate e militarizzate dalla Nato con un orizzonte comune: cambiare radicalmente questo sistema e costruire un altro mondo non solo possibile ma sempre più necessario.
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