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Modena:continua la lotta dei facchini logistica della Moscato

Il picchetto, che si teneva davanti all’azienda e chiedeva per l’ennesima volta un incontro con i vertici dell’azienda, si è trasformato in un blocco dei camion arrivati per il carico serale, proprio a causa dell’indisponibilità aziendale.

La cosa ha assunto quindi proporzioni ragguardevoli, specie quando i tir in attesa sono diventati più di 20 e la fila arrivava da Via Aldrovandi fin sopra la Via Emilia; a quel punto la questura è intervenuta con l’intento di svolgere un ruolo paradossale, poi capiremo perché, di mediazione tra le parti.

I protagonisti

Sono circa dieci le maestranze che portano avanti il pesante lavoro di facchinaggio in questa azienda; sono assistiti dal sindacato di base Si Cobas.

In solidarietà erano presenti i compagni e le compagne del Guernica, una rappresentanza del Coordinamento No Austerity e dell’Usi.

I problemi

Con il passare del tempo e con l’alternarsi di ben 14 diversi appalti di gestione aziendale, si sono visti scivolare in condizioni lavorative sempre peggiori.

Non esiste un orologio marcatempo e si firma solo l’entrata: questo produce la possibilità dei dirigenti di avere totale discrezionalità del conteggio delle ore.

I criteri di sicurezza sono del tutto assenti: si utilizzano muletti rotti con controlli di direzione approssimativi e non viene fornito nessun tipo di abbigliamento antinfortunistico.

Le buste paga sono alterate, come del resto in tutto il settore della logistica: parte del salario viene elargito sotto forma di rimborsi benzina chilometrici, anche se si va a lavorare in bicicletta, parte come indennità di mensa e questo perché su quelle voci i padroni non versano contributi, cioè evadono.

Negli ultimi tempi si sono cominciati a trovare sabati lavorati e non pagati, orario notturno classificato come diurno, ecc.

Le istituzioni

L’ispettorato del lavoro, nelle figure interpellate, ha dimostrato una certa comprensione che si è manifestata con una pacca sulla spalla e un “che ci volete fare, così va il mondo”.

Chissà se per il fatto di avere la sede nella stessa piazza, anche la Cgil si è comportata nella stessa maniera, così come tutto il ventaglio dei cosiddetti “sindacati maggiormente rappresentativi (sarebbe bello se ci denunciassero per questa affermazione: il problema è che “non possono farlo” perché, purtroppo, l’affermazione è vera).

Allora si sono rivolti alla guardia di finanza ed hanno esposto una denuncia: ma da più di un mese non sono più stati interpellati.

I padroni

Prima di tutto questo, erano stati chiesti numerosi incontri con i padroni o con loro delegati, era stata presentata una richiesta che conteneva una rivendicazione molto semplice:

“si chiede alle aziende D.F. e Moscato di rispettare il contratto nazionale e la legge antinfortunistica”.

Da quando è presente il Si Cobas sono stati fissati diversi appuntamenti, cinque per la precisione: i padroni non si sono mai presentati.

La lotta

Finalmente un sindacato di base, per la precisione il Si Cobas, si mette a disposizione e comincia a dire che con la lotta è possibile far rispettare i diritti che sono sanciti per legge.

Dopo il quarto appuntamento fissato coi padroni andato a vuoto, è scattato il primo picchetto: anche lì intervenne la polizia che, a fronte della richiesta dei lavoratori di far rispettare la legge ai padroni, sono stati costretti a svolgere un ruolo di mediazione che potesse liberare la strada dal gran numero di veicoli in attesa. Il 23 ottobre doveva esserci l’incontro fissato davanti ai rappresentanti delle istituzioni.

Secondo voi l’azienda cosa ha fatto?

La vostra immaginazione ha colto nel segno: dopo aver tentato di dividere i lavoratori in contatti personali ed informali, non si è presentata ignorando l’appuntamento.

Allora il 24 ottobre è stato di nuovo picchetto.

Spiragli o promesse da marinaio?

L’ennesima mediazione svolta dalla questura, fatta con il solito stile da far west “o accettate la mediazione, o vi facciamo sloggiare noi” (notiamo sempre l’eleganza), pare aver portato all’impegno di una presa di posizione da parte del Prefetto per ottenere l’applicazione della legge.

C’è la promessa di un incontro, a fronte della minaccia di denunciare tutti i lavoratori in sciopero( minacce prese a ridere da parte dei lavoratori!): un bel passo avanti per questa città.

 

Pubblichiamo la nota del N.etwork A.ntagonista M.odenese:

 

Il network antagonista modenese si dichiara complice, partigiano e solidale con la lotta dei facchini della Moscato.

Non faremo nessun passo indietro e saremo assieme a loro fino alla vittoria: questa lotta rappresenta una speranza di riscatto per tutto il mondo del lavoro, a lungo e sempre più calpestato anche in questa città.

Nella Modena socialdemocratica, salvo qualche eccezione, di questa lotta si è ben evitato di parlarne, nella speranza di lasciala a se stessa e che eviti di creare “cattivi esempi”.

Nella città che ogni 9 gennaio commemora i 6 morti delle fonderie ammazzati nel 1950 con la presenza in pompa magna delle massime istituzioni, tutto questo passa inosservato, sotto silenzio.

Che ci sia un poco di ipocrisia in quelle commemorazioni?

Possibile che i vertici della politica locale, che facendo parte del tavolo sulla sicurezza in cui incontrano sempre la questura, ignorino quanto sta succedendo?

Possibile che i quotidiani sempre ben contenti di pubblicare note del lavoro delle forze dell’ordine, si siano trovati a “dover preferire” evitare di parlare della questione?

ANCHE SE VOI VI CREDETE ASSOLTI, SIETE PER SEMPRE COINVOLTI: PARTECIPIAMO TUTTI UNITI ALLE PROSSIME CHIAMATE DI LOTTA!

 

N.etwork A.ntagonista M.odenese

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