Napoli, la Fiat dovrà reintegrare i 5 operai che contestarono il modello Marchionne!
Un licenziamento che era un vero e proprio atto politico, a testimonianza del clima di intimidazione e ricatto che si voleva insediare nei reparti.
Il licenziamento era arrivato in seguito all’azione satirica di denuncia delle conseguenze del piano Marchionne sul mondo del lavoro portata avanti da Mimmo Mignano, Marco Cusano, Roberto Fabbricatore, Massimo Napolitano e Antonio Montella, che il 5 giugno del 2014 esposero davanti ai cancelli dello stabilimento un fantoccio impiccato con le sembianze di Marchionne.
Un’azione di denuncia simbolica che nulla a che vedere con le vere morti sul lavoro che l’aumento di produttività e la riduzione dei diritti, punti chiave dell’ideologia marchionnista, hanno causato a decine e decine negli ultimi anni. Da non dimenticare che due di queste morti furono proprio nello stabilimento di Nola, dove due operai cassintegrati commisero suicidio.
Qualche giorno fa un corteo cittadino organizzato dal SI Cobas aveva alzato l’attenzione sulla vicenda a Napoli, vedendo la solidarietà giungere da tante città che scesero in delegazione.
La sentenza è cosi una buona notizia verso l’autunno, con i compagni lavoratori reintegrati che potranno di nuovo condurre all’interno del loro stabilimento le loro legittime pratiche politiche di dissenso e lotta. Domani alle 9,30 una conferenza stampa farà il punto della situazione.
Di seguito il comunicato del SI Cobas sulla sentenza:
“A volte vincono gli operai…” (K.Marx)
Dopo 2 anni di lotta contro tutto e tutti la Corte d’appello del tribunale di Napoli ha decretato il reintegro dei 5 licenziati Fiat.
È un momento storico per tutta la classe operaia. Può e dev’essere l’inizio di un grande riscatto per i lavoratori Fiat e per i metalmeccanici in generale dopo decenni di riflusso e di sconfitte.
È una grande vittoria del SI Cobas, che ha creduto fin dal primo momento in questa battaglia in controtendenza col pessimismo e il disfattismo che aleggiava nella quasi interezza del movimento sulla possibilità di battere il colosso Fiat.
Negli anni Mimmo, Antonio, Massimo, Marco e Roberto hanno testardamente tenuto viva la fiammella della resistenza operaia dentro e fuori la fabbrica: questa resistenza ha pagato, a dispetto e alla faccia di tutti i burocrati e i servi del padrone che li additavano come degli estremisti o dei velleitari seduto a forma di lotta inefficaci e perdenti.
Nel corso delle settimane precedenti al processo si iniziava a percepire che il vento stava cambiando: con un lavoro lungo e faticoso e assieme a gruppo di solidali si è riuscita a mettere in piedi una rete di solidarietà sempre più ampia, che ha abbracciato artisti, personalità della cultura, dello spettacolo e delle istituzioni e sfociata nell’appello per la libertà di critica: più si avvicinava il processo e più cresceva la mobilitazione e le prese di posizione a sostegno degli operai. Mai come in questo caso possiamo dire che la goccia ha scavato la roccia!
Marchionne è stato battuto in un aula di tribunale: ora si tratta di sconfiggerlo in fabbrica, e non sarà facile.
Noi non ci illudiamo: sappiamo che la Fiat cercherà con ogni mezzo, lecito ed illecito, di aggirare la sentenza e impedire il ritorno effettivo dei 5 in fabbrica. Oggi e’ il momento di festeggiare una vittoria attesa da 2 anni, ma fin da domani ci tocchera’ rimboccarci di nuovo le maniche, come prima e piu’ di prima.
Da oggi però gli operai sanno che è possibile tenere la testa alta, anche in Fiat.
Ancora una volta si dimostra che l’unica lotta che si perde è quella che si abbandona!
In ultimi, non possiamo esimerci dal sottolineare come anche in questo caso il leader Fiom Maurizio Landini si sia coperto di vergogna, rifiutandosi a piu’ riprese di sottoscrivere un appello in difesa di quelle stesse libertà costituzionali su cui in tanti chiamano a votare No al prossimo referendum, appello sottoscritto invece da tanti operai Fiom.
La storia prima o poi si incaricherà di fare pulizia di questi servi del capitale travestiti da leader operai.
Noi intanto brindiamo a questa vittoria dopo mesi di stenti e di sofferenze, e ci prepariamo a sostenere quello che i nostri compagni sanno fare meglio: lottare a difesa dei diritti e del salario operaio.
Stavolta da DENTRO lo stabilimento Fca di Pomigliano.
Solo la lotta paga
Uniti si vince
SI COBAS
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