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Napoli. Zero sgomberi!

Zero81, ormai ad un’anno e mezzo di intensa attività, nasce da un processo di movimento culminato con la sfiducia dal basso del 14 dicembre, come risposta alla crisi dell’università e alla sua incapacità di ripensarsi come parte del territorio che geograficamente e socialmente la attraversa e ne è attraversato, stiamo parlando del quartiere popolare di S. Chiara, e come sperimentazione di un’altra idea di università dove i saperi, i bisogni e i conflitti che si esprimono sui territori diventano la forza produttiva di nuove forme di comunità. Bancarotta nasce come riappropriazione diretta da parte dei giovani precari dell’area flegrea di un pezzetto di territorio immenso sottratto per decenni ai cittadini, punto di osservazione privilegiato del deserto prodotto dal modello di sviluppo di Bagnoli Futura e delle amministrazioni che l’hanno governata, e progetto di sperimentazione nel qui ed ora dell’alternativa a quel deserto, fatta di pratiche di democrazia reale, e di sperimentazione di produzioni indipendenti.

Dopo ore di presidio e un po’ di resistenze a incontrare tutte le delegazioni, il vicesindaco Sodano, alla presenza silenziosa del consigliere Rinaldi, riceve una delegazione mista dei movimenti territoriali dei disoccupati di Bagnoli e degli spazi sociali. Durante l’incontro, pur rinnovando la disponibilità al confronto in un’assemblea pubblica sul futuro di Bagnoli (sito di compostaggio, bonifica, accesso alle spiagge etc.) il vicesindaco Sodano ha ribadito, diversamente da quanto espresso dal suo stesso partito, Rifondazione Comunista, e da altri consiglieri comunali che hanno espresso la loro solidarietà, che l’occupazione di Bancarotta è illeggittima e che l’amministrazione comunale si rifiuta di prendere pubblicamente posizione al proposito lasciando l’autonomia a Bagnoli Futura di procedere all’eventuale sgombero della struttura. Ancora una volta, ma in quest’occasione con l’esperienza di un anno di mandato che rende sempre più improponibile ed inaccettabile questa prassi, le contraddizioni e le questioni, sollevate dai movimenti sociali, vengono liquidate con una semplice richiesta di fiduce piena ed incondizionata ai cittadini e ai movimenti, invitandoli a farsi da parte e a non essere protagonisti dei processi di trasformazione, sfuggendo a qualsiasi meccanismo di controllo dal basso e di partecipazione attiva, pur avendone fatto la bandiera della campagna elettorale arancione.

Il comune denominatore delle nostre esperienze è la nostra storia generazionale, il comune destino segnato da scelte politiche non nostre, il desiderio e la necessità di protagonismo ed autogestione in autonomia, l’assenza di fiducia, ma soprattutto il rifiuto della fiducia come strumento di relazione con le istituzioni. Gli unici criteri possibili per costruire spazi di democrazia reale e riscatto sociale in questo territorio sono la partecipazione e il controllo democratico dal basso.

Nei prossimi giorni continueremo a presidiare i nostri spazi e le nostre esperienze, continuando a cercare il confronto con chi, a dispetto della nostra ricchezza di proposte, ci affronta con silenzi, propositi distruttivi, retoriche di solidarietà movimentista e di partecipazione..al governo della città.

Non è più tempo di tenere due piedi in una scarpa. Il tempo delle ambiguità è scaduto. Le esperienze di autogestione e di conflitto che si esprimono sui territori non sono un problema di ordine pubblico o di competenza amministrativa, ma una risorsa sociale, culturale e politica di trasformazione dell’esistente.

Zero81 & Bancarotta (non si toccano!)

da Zer081

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