Nessuno ha ucciso Magherini: la cassazione assolve i carabinieri responsabili della morte dell’ex calciatore
Tutti assolti perché “il fatto non costituisce reato”. La corte di cassazione ribalta le condanne dai 7 agli 8 mesi di carcere, ai tre carabinieri responsabili della morte di Riccardo Magherini.
Riccardo è morto il 3 marzo 2014 a Borgo San Frediano, Firenze, dopo essere stato fermato dai carabinieri in seguito a una crisi di panico secondo la procura causata dall’uso di cocaina. 40 anni, in perfetta salute, cresciuto nei vivai della Fiorentina e con un figlio piccolo e una separazione recente alle spalle, smette di respirare mentre è ammanettato a faccia in giù, a torso nudo. Per bloccarlo gli sono saliti sopra, comprimendogli il torace con tutto il loro peso, e come se non bastasse viene ripetutamente preso a calci da almeno due dei quattro carabinieri coinvolti.
Grida “aiuto, non ammazzatemi, ho un bambino piccolo“, arriva un’ambulanza ma non c’è il medico sopra, e comunque Riccardo è già morto: il decesso viene confermato alle 2 e 45 all’ospedale. I video e le foto di quella sera sono stati presentati in Senato in una conferenza con Luigi Manconi e Fabio Anselmo, nominato legale della famiglia, e le sentenze di primo e secondo grado condannano tre dei quattro carabinieri coinvolti nel pestaggio per omicidio colposo. 8 mesi a Vincenzo Corni e Stefano Castellano, 7 ad Agostino della Porta, sentenze già di per sé vergognose.
A ribaltare tutto arriva il terzo grado del 15 novembre 2018: «Non so che dire, mi casca il mondo addosso», sono le prime parole che il padre di Riccardo, Guido Magherini, è riuscito a pronunciare appena appresa la notizia, annunciando poi che venderà i suoi beni pur di assicurare giustizia a suo figlio. In aula anche Ilaria Cucchi, in rappresentanza dell’associazione dedicata al fratello Stefano, sulla cui pelle le guardie hanno infierito cinque anni prima di ammazzare Riccardo. L’avvocato Fabio Anselmo ha chiesto l’annullamento della sentenza e un nuovo processo con l’accusa di omicidio preterintenzionale.
In un paese ossessionato dalla sicurezza, governato da chi si è sempre schierato con le forze di polizia “senza se e senza ma”, anche di fronte ai più lampanti casi di abuso, omicidio, tortura, questa assoluzione non stona. È l’ennesima vergogna di una magistratura compiacente e protettiva nei confronti dei “servitori dello stato”. Questa sentenza è un modo di rimettere in chiaro gli equilibri dopo ciò che è successo nel processo per l’assassinio di Stefano Cucchi. Non a caso un plauso alla vergognosa assoluzione di oggi è arrivato da Susanna Ceccardi, sindaca della Lega in provincia di Pisa e commissario toscano del partito. Plauso perfettamente in linea con lo storico sostegno della Lega alle tante divise sotto processo, tanto sentito da candidare nelle proprie fila i loro beceri e crudeli rappresentanti sindacali. I primi a far partire gli applausi per gli assassini di Stefano e Federico, nelle affollate convention in divisa, i primi che domani li faranno partire per i loro tre colleghi che hanno sulla coscienza Riccardo.
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