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No Expo tour a Torino

 

PERCHE’ NO EXPO

No Expo perché convinti, nell’era del web 3.0, che gli Expo siano residuati di un’epoca finita che, salvo eccezioni particolari (vedi Shangai), si risolvono in un flop economico-partecipativo, lasciando macerie sui territori (da Siviglia a Saragozza).

No Expo perché “Nutrire il Pianeta-Energia per la vita” è un tema fasullo, un claim dietro cui si cela il vuoto progettuale di una metropoli senza idee e senso di sé, se non come mostro che impatta su una regione di 500 Kmq, imponendo un modello tutto auto, cemento, consumo di suolo, poli logistici, valorizzazioni immobiliari. Cosa possiamo insegnare ai contadini del Sud del Mondo, posto che loro abbiano bisogno dei nostri insegnamenti?

No Expo perché nel 2015 non si contesteranno le politiche dell’Agro-Industria, degli OGM,delle monoculture e delle sementi ibride che affamano 4/5 del Pianeta, non si parlerà di land-grabbing o di modelli alimentari imposti a chi per secoli ha vissuto mangiando e bevendo e che di colpo si ritrova senza cibo e acqua non per folli, ma per un modello di sviluppo da secoli basato sullo scippo di risorse e futuro. Un modello che le tante campagne ONU, comprese quelle che sponsorizzano Expo 2015, non hanno certo scalfito.

No Expo perché Expo non è solo il sito espositivo; dal 2007 a oggi ovunque sul territorio sono proliferate opere grandi e piccoli, speculazioni, cementificazioni, in nome e per conto di Expo, secondo una logica che il Dossier iniziale di candidatura ha ispirato (la Milano dei grattacieli, di Citylife e Santa Giulia, il Parco Sud devastato dal CERBA e dai nuovi progetti infrastrutturali a ovest e a est della città, la TAV, il polo logistico ad Arese, Cascina Merlata e il villaggio Expo) e che il Masterplan successivo ha solo scalfito tra orti utopici e concretezza formigoniana, eliminando fantomatici percorsi ma senza cambiare la rotta.

No Expo perché Expo 2015 nasce viziato da un deficit di democrazia e da un grosso conflitto di interesse: nessun organo elettivo e di rappresentanza democratica ha mai votato di fare Expo 2015 a Milano; la scelta dell’area di Rho-Pero per svolgervi la rassegna è un grosso regalo a Fiera, proprietari di gran parte dei terreni, nel comitato promotore di Expo 2015, socia di Expo Spa e di Arexpo. Dal 2007 chiediamo a gran voce, che se proprio devono fare Expo, lo facciano in Fiera o in altre aree e superfici espositive, ma nessuno risponde nel concreto, salvo trincerarsi dietro ambigui non possiamo. La valorizzazione dell’area e il trasferimento di risorse dalle casse pubbliche a quelle private (tra costi dell’area, costi per realizzare Expo e costi per le infrastrutture superiamo abbondantemente i 10 mld di euro di finanziamenti pubblici) sono i veri obiettivi di Expo.

No Expo perché le bugie sul lavoro che verrà (70.000 posti dicevano) sono quotidianamente smentite dal modello occupazionale, che le attività, più legate all’operazione Expo, rappresentano in concreto: lavoro precario, lavoro nero, caporalato, zero diritti, poca sicurezza; è così nei cantieri, in Fiera, nei services, nei poli logistici. Sarà così anche per Expo, a conferma che a beneficiare della rassegna non saranno i cittadini (manco le metropolitane promesse…) ma speculatori, mafie, banche.

No Expo perché lo pagheremo tutti noi in termini di tagli da altre voci di spesa pubblica (vedere legge 133-2009), di beni comuni privatizzati, di territori agricoli e a parco devastati. Come in tutti gli scenari da shock economy, Expo alimenta un meccanismo , peraltro già consolidato a Milano, di gentrificazione e privatizzazione, con spoliazione e trasferimento di ricchezza dal Pubblico agli interessi di pochi soggetti privati, a scapito dei bisogni della collettività e dei diritti dell’abitare.

No Expo perché è insostenibile per Milano,per l’Italia, dentro la crisi. Non possono permetterselo Enti Locali al collasso, né un Paese sull’orlo del crack finanziario. Expo è un lusso che rischiamo di pagare pesantemente anche in termini di debiti futuri. Quante volumetrie prometteranno ai finanziatori di Expo? O quali altri business per ricompensarli?

In sostanza la nostra è la critica a un modello di città, di sviluppo, di uso del territorio e dei beni comuni, che, ed è sotto gli occhi di tutti, ha reso questa città invivibile, priva di coesione sociale, precaria nel lavoro e nella vita, brutta paesaggisticamente, intollerante verso tuttociò e tutti coloro che non sono compatibili con logiche di profitto. Expo non migliora Milano, non affronta e non risolve i problemi quotidiani, non alimenta un nuovo rinascimento municipale, ma solo le tasche di chi ha contribuito a devastare la metro-regione Milano negli ultimi decenni.

 

 

Torino

aula occupata C1 (Campus)

Lungo Dora Siena, 100, 10153  – Torino

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