Continua la lotta NoMuos a Niscemi. Continuità nelle pratiche. Continuità nelle rivendicazioni. Ma il contesto è in trasformazione, muta riproponendo vecchie questioni; le solite vecchie questioni.
In sequenza. 29 marzo, la regione siciliana annuncia l’effettività delle revoche alle autorizazioni per la costruzione del muos. 30, il giorno dopo, diecimila siciliani e non manifestano davanti la base Usa. 7 e 8 aprile, dei reportage fotografici e un video mostrano gru e operai in attività all’interno del cantiere americano. 10 aprile, i comitati NoMuos di Niscemi bloccano l’ingresso alla base (blocco che continua anche oggi) e respingono un convoglio di operai e militari statunitensi scortati, come al solito, dalle forze dell’ordine italiane; non mancano momenti di forte tensione. In mezzo: l’ambasciatore statunitense annuncia il blocco ai lavori; il governo regionale annuncia la formazione di una commissione straordinaria di valutazione sui rischi per la salute; ieri i responsabili di polizia annunciano che non scorteranno più gli operai dentro la base; e i NoMuos che annunciano? Revoca dal basso dei lavori!
Permanenza e trasformazioni dunque. Fattori che ci portano a fare alcuni semplici valutazioni.
La prima. Il movimento NoMuos si è, subito e bene, scontrato con una realtà in cui non può essere sufficente una grossissima manifestazione di testimonianza come quella del 30 marzo. Quella giornata speriamo sia riuscita a rilanciare la mobilitazione dei niscemesi e dei presidi permanenti che hanno il compito (e la necessità) di esercitare costante pressione. Solo con un rilancio della partecipazione territoriale si può trovare la continuità indispensabile in questa nuova fase.
In secondo luogo. Se anche volessimo qui assumere virtualmente l’idea che le istituzioni regionali stiano facendo la loro parte – cosa vera solo in parte – i fatti degli ultimi giorni ci consegnano un dato di inutilità di questa politica, per nulla in grado di esercitare qualsivoglia rapporto di forza reale. Parlaimo oggi di un cantiere “ufficialmente” abusivo i cui unici disturbi e rallentamenti sono arrivati dalla mobilitazione popolare. I lavori, a quanto pare, continuano e della famosa Commissione non si hanno notizie. Questo ci porta a dire che oltre al rifiuto della delega nella lotta e alla sfiducia verso le istituzioni – che magari potevano sembrare frutto di ideologismi – la questione dell’inneficacia istituzionale rappresenta un motivo quantomai pragmatico per proseguire nella costruzione di un movimento popolare, autonomo, che dal basso sia la vera controparte agli interessi capitalistici e guerrafondai.
Insomma. Si apre per i NoMuos una nuova fase che sarà segnata da ambiguità, pericoli e occasioni. Continuare come fatto ieri e oggi a vigilare ed esercitare pressione; e contemporaneamente continuare a radicarsi nel territorio per estendere la lotta. La battaglia è più che mai aperta, i tempi saranno medio-lunghi. Ma i primi segnali lasciano ben sperare.
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