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Occupata la casa dello studente di Messina

Si tratta di uno stabile di proprietà comunale, affidato all’ERSU, chiusa nel 2006 per una ristrutturazione ultimata nel 2009. Quella ristrutturazione però non teneva in conto l’irrigidimento dei parametri antisismici deciso sull’onda del clamore mediatico suscitato dal crollo della casa dello studente dell’Aquila, e in base a questo lo studentato messinese non è mai stato riaperto.

L’allora commissario straordinario aveva quindi deciso di mettere in vendita l’immobile appena ristrutturato avviando su di esso l’ennesima speculazione edilizia, e lasciandovi temporaneamente i soli uffici amministrativi dell’ERSU. Nel frattempo i vertici della casa comunale sono cambiati ma, nonostante i proclami dell’“amministratore dei beni comuni” Renato Accorinti, quello spazio continua a non avere come destinazione d’uso quella di casa dello studente. Tra i piani del sindaco e della giunta, infatti, pare esserci la trasformazione della struttura in palazzo di giustizia caldeggiata dall’ordine degli avvocati.

Da ieri sera, però, gli universitari di Messina sono tornati a vivere e ad attraversare le stanze dello studentato per imporre all’attenzione di una giunta sorda agli interessi degli studenti dell’Università di Messina, le proprie necessità e il proprio diritto ad abitare degnamente nella città in cui studiano.

Così, dopo una partecipata assemblea del collettivo studentesco Unime, tenuta ieri sera negli spazi della casa dello studente insieme agli occupanti del Teatro Pinelli, è stato deciso di non uscire da quegli spazi che dovrebbero essere destinati proprio agli universitari.

Le esigenze della città e di chi la vive non sono certo quelle di avere un nuovo tribunale, quanto quelle piuttosto di avere tetti e abitazioni dignitose. E se agli occhi degli studenti è risultato assurdo che l’amministrazione preferisse invece destinare quella struttura a tale scopo, la scelta di occuparla non può che essere letta come direttamente consequenziale alla loro rabbia in merito.

Se lo spazio c’è ed è praticabile non può non essere uno studentato. Sarebbe certamente un’offesa a quanti sono costretti a pagare affitti sempre più elevati o a vivere da eterni pendolari vedere la storica struttura attiva fin dal 1933 trasformarsi nel secondo tribunale della città.

A quanto pare, però, quest’offesa non potrà essere portata avanti tanto facilmente ma dovrà fare i conti con gli stessi universitari che ieri sono andati a riprendersi quanto non è previsto nei piani della governance cittadina e universitaria. Ma se reddito, casa e servizi sono sempre meno garantiti per chi studia a Messina e, in generale, per gli universitari degli Atenei italiani la riappropriazione e l’autogestione di queste risorse si pone sempre più spesso come risposta immediata capace di mettere in difficoltà quelle stesse istituzioni che vorrebero negarli.

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