Operai in agitazione per pretendere la chiusura delle fabbriche non essenziali
In questi giorni in molti i luoghi di lavoro si protesta contro la mancata attuazione delle misure di sicurezza per evitare il contagio del corona virus.
In tutta Italia in molte aziende è stato dichiarato lo stato di agitazione. Alla Fca di Pomigliano, martedì 10 marzo durante il secondo turno, i lavoratori hanno scioperato, ottenendo tra l’altro la chiusura di alcuni reparti.
Sciopero anche alla Bartolini di Caorso e Ikea di Piacenza. Ieri a Cassinetta hanno scioperato gli operai della Whirpool. Domani indetto uno sciopero alla Evo di Cassino. Nel genovese sono diverse le industrie in agitazione e i portuali sono scesi in sciopero. Nonostante le disposizioni contenute nell’ultimissimo decreto, in cui aumentano le restrizioni, e nonostante le preoccupate dichiarazioni di Conte sulla diffusione del virus, milioni di lavoratrici e lavoratori devono comunque continuare a lavorare, assembrati nelle sedi di lavoro e senza misure di sicurezza adeguate. Nelle fabbriche e nei poli logistici potranno chiudere solo i reparti ritenuti non indispensabili. Ma l’arbitrio sarà lasciato alle aziende. Intanto si continua a lavorare anche dove si verificano i primi casi di contagio, come alla Pirelli di Settimo T.se. Stessa situazione ad Amazon di Torrazza Piemonte dove, alla richiesta dei lavoratori di poter usare guanti e mascherine in seguito al contagio, è stato risposto di no, in base alle disposizioni dell’Oms che sconsiglia l’uso di mascherine se non ci sono sintomi. Anche nella bassa bresciana, dove c’è un’alta concentrazione di fabbriche, lo sciopero proprio in queste ore sta iniziando a dilagare.
Contestualmente a Invorio (Novara), nove maestre sono state denunciate per avere procurato dalla scuola dei libri, previa richiesta al dirigente e con le dovute precauzioni, ai rappresentanti dei genitori dei propri alunni! Le aziende però possono far continuare la produzione radunando centinaia di lavoratrici e lavoratori. Insomma una situazione assurda che purtroppo si ripercuote come sempre sulle stesse persone, quelle che pagheranno il prezzo di questa emergenza: licenziamenti, cassa integrazione, espulsione dei lavoratori precari, nuovi tagli alla spesa sociale in cambio di aiuti alle imprese, a cui andrà gran parte dei 7,5 miliardi stanziati dal governo. L’ipocrisia di queste misure sta risvegliando la conflittualità operaia perchè ulteriori rischieste di sacrificio (mettendo in pericolo la propria salute) per mansioni non essenziali, allo scopo di non bloccare l’arricchimento dei soliti imprenditori, non sono più accettabili.
Aggiungiamo in calce la comunicazione dello stato di agitazione del SI Cobas:
OGGETTO: STATO DI AGITAZIONE NAZIONALE SU TUTTE LE CATEGORIE
Alla luce dell’epidemia provocata dal CoVid-19, e in conseguenza dei Dpcm varati in queste ore dal governo per prevenire i contagi, in migliaia di aziende si è prodotta una situazione oramai insostenibile.
In assenza del benchè minimo provvedimento per limitare i rischi di contagi sui luoghi di lavoro, dappertutto la gestione dell’emergenza e la valutazione delle misure da adottare viene di fatto lasciata alla discrezionalità e al libero arbitrio delle parti datoriali.
Mentre alcune aziende provvedono alla chiusura delle attività e altre le sospendono per consentire almeno le attività di sanificazione dei locali e degli impianti, nella maggioranza dei casi la situazione è completamente fuori controllo: nessuna misura di prevenzione viene adottata e in conseguenza di ciò si diffonde ovunque un sentimento di ansia, panico e confusione tra i lavoratori.
Alla luce di tutto ciò il Sindacato Intercategoriale Cobas chiede che il governo provveda a varare immediatamente un decreto che faccia chiarezza sui seguenti punti:
1 – sanificazione obbligatoria di tutti i locali, i mezzi e le attrezzature delle aziende pubbliche e private che restano in attività;
Alla luce di ciò il Sindacato Intercategoriale Cobas proclama lo stato di agitazione nazionale con effetto immediato per tutte le categorie, e chiede urgentemente la convocazione di un tavolo ad hoc col governo e il ministero del lavoro, come da richiesta precedentemente inviata, siglata dalla scrivente e dal sindacato ADL Cobas, ad oggi inevasa.
Per il S.I. Cobas nazionale
Aldo Milani
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