Pavia, sgomberato lo spazio sociale al Rione Scala
Ieri pomeriggio la polizia ha sgomberato e messo i sigilli al centro sportivo del Rione Scala, lo spazio sociale che era stato occupato sabato a Pavia per dare una casa alle famiglie sfrattate e restituire al quartiere uno spazio abbandonato.Il comunicato di MovimentoPavia:
SGOMBERATO LO SPAZIO SOCIALE AL RIONE SCALA: DEPAOLI E MOGGI COME SALVINI
“Anche le leggi del periodo nazista erano la legalità” Mimmo Lucano, ottobre 2018
Questo pomeriggio (ieri ndr) gli agenti della Polizia Locale di Pavia hanno sgomberato e messo i sigilli al centro sportivo del Rione Scala, ritornato in vita da appena due giorni dopo anni di abbandono. Erano 8 mesi che come Assemblea per il diritto alla casa eravamo in trattativa con l’assessore Moggi per uno spazio per le famiglie in emergenza abitativa: evidentemente 8 mesi sono pochi per il comune per decidere di cambiare le sorti di uno dei tanti e troppi edifici di sua proprietà lasciati a marcire, sicuramente 2 giorni sono sufficienti per decidere di interrompere questo esperimento. Due giorni però sono bastati anche per scoprire (o riscoprire, per chi abita alla Scala) le potenzialità di una piccola struttura quasi invisibile dietro cancelli e sterpaglie, di fianco a un campo da calcio e alla campagna. In primo luogo, una soluzione concreta per una famiglia, tra le tante, messa in strada dal palazzinaro di turno, nell’indifferenza della giunta Depaoli. Non solo questo: un luogo che può e deve essere vissuto da chi abita in un quartiere dove piano piano, negli ultimi anni, hanno chiuso i battenti supermercati, bar, società sportive. Un quartiere in cui ai problemi economici quotidiani di tanti inquilini delle case popolari si affianca la difficoltà a trovarsi e conoscersi. Parlando con alcuni ragazzi della Scala, pochi giorni prima di riaprire questo spazio alla cittadinanza, ci dicevano di quanto siano stanchi di iniziative spot organizzate nel loro quartiere da questa o quella associazione o dal comune stesso, iniziative culturali e aggregative che sembrano partire bene e che poi puntualmente falliscono ancora prima di coinvolgerli, lasciando la solita sensazione di abbandono e di isolamento di chi cresce alla Scala.
Quello che abbiamo in mente è esattamente il contrario. Ridare vita a quattro mura per fare crescere solidarietà tra chi è stato sfrattato perché non ce l’ha più fatta a pagare un affitto indecente e chi si tira il collo per evitare di finire in strada. Riportare in uno spazio chiuso la possibilità di incontrare il vicino di casa, di trascorrere bene il proprio tempo, di fare sport senza svenarsi. E di organizzarsi e lottare per vivere una vita degna di essere vissuta. Per il comune di Pavia, però, è meglio lasciare uno spazio al degrado e all’abbandono, così come altri tre locali alla Scala, piuttosto che lasciare che venga pulito, curato, ristrutturato e adibito a finalità sociali.
Infine, a chi tirerà fuori i soliti “però” legalitari, diciamo che sappiamo che legalità e giustizia raramente coincidono e ci stupisce che a farlo sia stata oggi lo stesso assessore Moggi, presente allo sgombero, che appena qualche giorno fa usava strumentalmente la figura di Mimmo Lucano. Ci rendiamo conto che essendo in campagna elettorale certi argomenti possano servire per incantare quattro allocchi, ma vorremmo mettere bene in evidenza come nell’unico momento in cui avrebbe potuto minimamente mettersi al livello di Mimmo Lucano, ha preferito, pilatescamente, lavarsene le mani usando la polizia municipale come ariete di sfondamento. Sappiamo, assessore Moggi, che Mimmo Lucano ha salvato vite e proprio per questo ci teniamo a ricordarle che di sfratto si muore, come è successo a Pavia, nel quartiere Colombarone, al signor Giuseppe Ongaro, inquilino delle case popolari, che si è buttato dalla finestra, suicidandosi, nel momento in cui l’ufficiale giudiziario gli ha suonato il campanello. Per questo vediamo molte differenze tra lei e Mimmo Lucano e nessuna differenza tra lei e un qualsiasi sindaco sceriffo in salsa salviniana, se non una patina di ipocrisia che la induce a rilasciare dichiarazioni che vorrebbero farla apparire per qualcosa che non è per poi rivelarsi per quello che é alla prima prova dei fatti.
Non ci fermiamo certo qua. Abbiamo dato vita ad un’esperienza, seppur breve, che ha dimostrato ai tanti che in questi giorni la hanno vissuta che si può fare, che nulla è impossibile, che persino a Pavia, nella periferia più periferia della città, come Moggi dipinge la Scala, possiamo vivere insieme, con la solidarietà, autoorganizzandoci. Ci vediamo domani sera in viale Indipendenza 42, alle ore 21, per organizzare e mettere in campo una risposta alla vergogna dello sgombero di oggi.
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