“Peppe Crescenzo era uno di noi”: morire di Fiat Pomigliano
Un operaio della Fiat di Pomigliano, Peppe De Crescenzo, militante dello Slai Cobas da 6 anni, si e’ ucciso ieri impiccandosi nella sua casa di Afragola. Il sindacato a cui apparteneva denuncia: “Era stato confinato, insieme ad altri 300 operai, al reparto fantasma della – inesistente – Logistica di Nola e da allora in cassa integrazione senza futuro”. E ancora: “Peppe era, ed e’, ‘uno di noi’! Lo ricordiamo con affetto, sempre in prima fila in tutte le mobilitazioni col megafono in spalla e macchina fotografica a tracolla”.
La tragedia che ha colpito Peppe De Crescenzo e’ solo l’ultima del territorio: “Per la disperazione- raccontano ancora lo Slai e il Comitato Mogli dei Cassintegrati – a Pomigliano d’Arco, appena qualche giorno fa stava per suicidarsi, lanciandosi dal tetto insieme ai suoi tre figli, M. D. moglie trentaduenne di un operaio della Fiat di Pomigliano da 7 anni licenziato arbitrariamente dall’azienda ed ancora in attesa della causa rimandata alle ‘calende greche’ dai giudici del Tribunale del lavoro di Nola.
La notte dello scorso ottobre un altro operaio della Fiat di Pomigliano in cassa integrazione ha tentato il suicidio gettandosi dal cavalcavia dell’ A16 (autostrada Napoli.Bari) a Marigliano. Gia’ nell’agosto del 2011 C. P. operaio della Fiat di Pomigliano di 44 anni di Scampia, Napoli, tento’ il suicidio tagliandosi le vene dei polsi ed infliggendosi profonde ferite al collo ed all’addome, dopo aver ricevuto la lettera dall’azienda che gli comunicava la permanenza in cassa integrazione per altri due anni”. E ancora: “Il 1 maggio 2010 M. C. addetto in cigs da anni al polo logistico di Nola, dopo essersi licenziato appena un mese prima dalla Fiat per disperazione, si suicido’ lanciandosi giu’ dal balcone della propria casa di Castellammare. Sono ormai decine le minacce di suicidio fatte pervenire alla Fiat (ai capisquadra, agli assistenti sociali, al direttore di stabilimento ed alla direzione del personale di Torino) da lavoratori disperati che si vedono precluso dalla Fiat ogni futuro”.
A fronte di quella che per lo Slai e’ una “tragedia industriale, sociale ed umana causata dalla Fiat con la conseguente escalation di guesti disperati ci colpiscono come un pugno nell’occhio gli asserviti ‘depistaggi’ della prevalenza del sistema mediatico (che in quasi tutti i casi ha omesso l’evidente collegamento con la Fiat) ed orientati anche dalle ‘veline minimizzatrici’ delle forze dell’ordine, il tutto a coprire le gravissime responsabilita’ aziendali”.
Anche per questo “la necessita’ di ricostruzione e rilancio della mobilitazione dei lavoratori contro i piani di barbarie industriale della Fiat e dei suoi complici rappresenta oggi non solo la necessaria risposta per la tutela occupazionale ma un forte presidio di tenuta democratica per l’intera societa’- conclude la nota – E’ per questo che oggi Peppe vive e lotta ancora insieme agli operai ed insieme a noi, le loro donne”.
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