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Per una generalizzazione delle lotte, contro la prepotenza della crisi

Non c’è dubbio: è una convocazione terribilmente tardiva, quasi in sordina e ridotta ai minimi termini, eppure ora sta a noi avere la voglia e la necessità di metterci nuovamente in gioco, per generalizzare uno sciopero da costruire ripartendo dalle facoltà, dalle scuole, dai collettivi, per cambiare di segno lo sciopericchio del 6 maggio. Per uno sciopero generale che (ri)parta dai nostri bisogni, che torni a gridare le parole d’ordine che hanno infiammato le piazze autunnali: che parli di precarietà e reddito, di una generazione che si sta vedendo sottrarre il proprio futuro ma che è decisa a riconquistarlo, metro dopo metro. La rabbia di piazza del Popolo del 14 dicembre è arrivata fino ai palazzi del potere, ha mandato un messaggio chiaro a chi pensa ancora di poter continuare ad agire indisturbato sulle e delle nostre vite… quanto sta accadendo nei paesi del Maghreb ci insegna come sia possibile immaginare il cambiamento, tradurlo in realtà!

Come studenti e studentesse di Scienze Politiche dentro lo sciopero generale del 6 maggio non potremo anche che portare la nostra opposizione alla guerra, oggi quantomai, con il nostro paese ufficialmente impegnato a bombardare la Libia… gridando forte il nostro “Nè con la Nato né con Gheddafi”, rifiutando e biasimando la funzione di addomesticamento e disciplinamento che si vuole imporre – tramite le ostilità e prepotenze armate! – alla primavera araba, alle sue rivoluzioni e insorgenze.

Attraverseremo lo sciopero generale con in testa e nel cuore la forza dell’esempio che le giovani generazioni maghrebine, dalla Tunisia all’Egitto, ci hanno regalato… convinti che nella generalizzazione della crisi, anche le lotte abbiamo e debbano avere la stessa ambizione e forza di trasformazione!

Editoriale della fanzine numero 0 del Collettivo di Scienze Politiche

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