Piazze privatizzate: in 200 sfondano a Pisa al concerto di Vinicio Capossela
Era stato detto, è stato fatto. Nella serata di ieri, durante l’esibizione di Vinicio Capossela in Piazza dei Cavalieri all’interno della rassegna musicale “Numeri Primi”, una settantina di giovani e giovanissimi ha deciso di entrare senza biglietto, forzando le transenne disposte a chiusura della piazza e permettendo a circa duecento persone di poter godere dello spettacolo e della piazza.
Molte erano state le voci critiche nei confronti della modalità di organizzazione di questo evento, patrocinato e finanziato dal Comune, sotto l’egida dell’assessore leghista alla cultura Buscemi. La scelta della location, innanzi tutto: recintare e privatizzare Piazza dei Cavalieri, renderla inaccessibile la sera se non al costo di esosi biglietti d’ingresso, è parsa a molti dei frequentatori abituali della piazza un deliberato tentativo di espulsione da uno spazio pubblico, perfettamente in linea e in continuità con la politica delle idropulitrici, i mezzi che innaffiano ogni sera del fine settimana le scalinate della piazza per igienizzarla e sterilizzarla. In tutti i sensi, a partire dai suoi abituali frequentatori: studenti o giovani.
Per il concerto di Capossela, musicista irriverente, solito condire le sue canzoni con versi di critica al neoliberismo a alla società dei consumi, il biglietto d’ingresso costava dai 40 ai 70 euro. Il tutto secondo una logica squisitamente elitaria, poiché i posti a disposizione erano drasticamente inferiori a quelli che una piazza del genere avrebbe permesso in tutta sicurezza. In sintesi, invece che far esibire Capossela di fronte a un pubblico numeroso a prezzi sostenibili, si è voluto chiudere una piazza, destinandola a una minoranza costretta a pagare prezzi esosi. Una strategia “smart”, come si dice oggi, per bonificare il luogo e travasare i suoi abituali frequentatori verso altre piazze di consumo o regolamentare a nuove condizioni quelli esistenti. Una politica di occupazione, recinzione e privatizzazione di spazi comuni evidentemente provocatoria.
Per questo più di cento persone, per la maggior parte giovani studenti e lavoratori, si sono radunate in Largo Ciro Menotti contestando questa politica di organizzazione eventi; dopo oltre un’ora di presidio, il gruppo si è mosso in corteo fino a raggiungere Piazza dei Cavalieri, da uno dei tanti ingressi transennati. Senza perdere tempo i manifestanti hanno divelto le transenne, e sono entrati al concerto, dopo brevi momenti di tensione con le forze dell’ordine, che si son dovute presto arrendere di fronte ai numeri e alla determinazione dei contestatori.
I ragazzi si sono poi avvicinati al palco dove si esibiva Capossela, chiedendo al musicista una breve interruzione per spiegare il loro gesto. Buona parte del pubblico non ha gradito, fischiando e protestando per quanto accadeva. Ma molti altri, invece, hanno voluto approfondire, interloquendo con il gruppo di contestatori, chi infine solidarizzando con il gesto, chi suggerendo in futuro altre modalità.
Il concerto è ripreso dopo due brevi interventi dal palco, e l’esibizione si è poi conclusa senza incidenti o ulteriori tensioni; i fatti di ieri sera stanno scatenando feroci dibattiti sui social network, ma perlomeno questo si può assumere come primo risultato: da un lato il tentativo di scardinare il tentativo di tramutare l’arte in mera merce da assumere passivamente e riportarla al suo ruolo di rottura, di vettore di discussione, di stimolo per il pensiero. Dall’altro lato la volontà di sfidare collettivamente e senza vittimismi una politica di regole e mercato che continua a erodere spazi di libertà. Una linea di continuità che unisce la precedente amministrazione del Partito Democratico a quella attuale leghista. “Cos’è successo ieri in piazza dei Cavalieri? Si è accettato di non accettare… e ci si è goduti un bel concerto – si legge in una nota del Collettivo Universitario Autonomo – perché in fondo paghiamo già per tante cose, per tutto; tasse, affitti, divertimento e quindi un dubbio va sollevato: non siamo solo merce, non tutto va pagato e non tutto va pagato così tanto. Ma soprattutto non va pagato ciò che prima era liberamente di tutti: una piazza”.
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