Piemonte: a tragedia in corso politici e industriali pensano di ripartire
In Piemonte la crisi sanitaria da Coronavirus sembra ben distante dalla risoluzione. I dati di lunedì e di ieri tracciano una drammatica realtà: in 24 ore 93 persone sono decedute a causa del virus e oltre seicento sono stati i contagi rilevati nella giornata di lunedì, ieri i decessi sono stati 65.
Questi dati inoltre molto probabilmente sono falsati poiché da diverse testimonianze risulta che non sempre vengano fatti i tamponi ai casi sospetti Covid in autoquarantena e persino negli ospedali spesso il personale medico non viene testato. Per capirsi: il Piemonte ha in questo momento la percentuale di malati più alta del Nord e il doppio dei decessi rispetto alle altre regioni.
Indicativo il numero dei tamponi effettuati dal Piemonte in questa tabella
Il virus ormai circola liberamente tra i settori più fragili della popolazione: i dati del 6 aprile indicano che sono oltre 1300 gli anziani in strutture RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) risultati positivi al Coronavirus. Un numero enorme se messo in rapporto con i posti letto che sono circa 29772. Domenica scorsa è stato scoperto un focolaio all’interno del dormitorio Reiss Romoli per senza fissa dimora a Torino, tutti gli utenti tranne 4 sono risultati contagiati e anche i 10 operatori hanno sviluppato sintomi. Simile è la situazione in altre strutture della città, tanto che nella giornata di ieri alcuni senza casa hanno messo in campo una protesta con striscioni chiedendo garanzie per la propria salute nel dormitorio di Corso Tazzoli. Gli operatori del settore e degli altri servizi socio-assistenziali ancora attivi denunciano una situazione al limite dell’ingestibile. Pochissimi dispositivi di protezione per operatori e utenti, assenza quasi completa di linee guida e di attenzione istituzionale a questi settori della popolazione.
Protesta dei senza fissa dimora al dormitorio di Corso Tazzoli
Intanto nella war room della Regione Piemonte si preparano già ad attuare la fase due, prevedendo di riaprire alcune attività ed aziende in barba a una situazione dei contagi che è tutt’altro che incoraggiante. Molte aziende comunque in questi giorni hanno continuato a produrre senza le autorizzazioni del codice Ateco, 10mila sono le autocertificazioni che andrebbero accertate, ma per il momento (dati del 6 aprile) quelle verificate sono circa 400. Secondo l’Inail sono circa 500 i contagi verificati avvenuti sui posti di lavoro in Piemonte e ci si domanda senza i tamponi a tappeto quanti siano gli asintomatici che ogni giorno si recano in fabbrica ed in ufficio. Molte aziende stanno gradualmente riaprendo dopo presunti adeguamenti alle misure di prevenzione sui posti di lavoro, spesso su base volontaria. Ma a volte queste riaperture sono accompagnate da velate minacce rispetto alla perdita di commesse da parte delle aziende e dunque di possibili licenziamenti in vista. Quindi con il solito ricatto ai lavoratori che sono costretti a scegliere tra salute e salario. Persino i sindacati confederali stanno ammettendo che sono in corso più riaperture di quanto ci si aspetterebbe in una situazione del genere. Gli imprenditori spingono per riaprire ad ogni costo e tentano ogni sorta di scorciatoia per continuare a produrre anche in questa fase.
Mentre chi esce di casa magari perché preoccupato per le condizioni di benessere psicologico dei più piccoli, o perché vive in posti insalubri, o perché una casa non ce l’ha rischia multe salatissime o di essere denunciato per “procurata epidemia”, ci si chiede come sia possibile che servizi essenziali come quelli socio-assistenziali vengano lasciati a se stessi in queste condizioni e che le aziende debbano riaprire mentre già c’è la consapevolezza che i contagi aumenteranno. Come andrebbero giudicate queste scelte? La colpevolizzazione dell’individuo è lo specchio per le allodole dietro cui si nasconde il cinismo delle spregiudicate manovre politiche sulla pelle di noi tutti.
La gestione di Cirio dell’emergenza è totalmente sconclusionata e piegata ai voleri delle imprese sul piede di guerra. I medici ripetutamente hanno denunciato l’incompetenza e l’inaffidabilità dell’Unità di Crisi piemontese e il Comitato Tecnico – Scientifico è composto per lo più da dirigenti, baroni e magistrati (tra cui fa capolino il ben noto ex Antonio Rinaudo) con due soli virologi a partecipare ai lavori. E’ evidente che esiste una correlazione chiara tra questa gestione della crisi e il numero persistente di persone contagiate e decedute. E’ evidente che ci sono delle responsabilità specifiche in capo agli amministratori regionali ed alla Confindustria Piemontese.
Mentre medici ed esperti denunciano che ad essere saltati sono stati i “filtri territoriali” e che “Non siamo stati coinvolti nella gestione domiciliare dei pazienti sintomatici. Non ci sono stati forniti protocolli chiari, né strumenti diagnostici, né dispositivi di protezione per poter seguire in modo efficace i casi sospetti in collaborazione con le Unità speciali di continuità assistenziale.”, sui media iniziano a fare capolino articoli come questo di Repubblica dove si imputa l’effetto devastante della crisi Coronavirus alla mancata costruzione del Parco della Salute di Torino. Il progetto del Parco della Salute è proprio figlio di quella aziendalizzazione competitiva che ha, insieme alle privatizzazioni, portato alla progressiva dismissione dei presidi territoriali sanitari, in luogo di poli d’eccellenza. Tocca ricordare ancora una volta che proprio gli ospedali sono stati tra i posti dove è avvenuto il maggior numero di contagi e che una sanità più diffusa sul territorio, finanziata ed adeguata alle necessità dei pazienti avrebbe potuto evitare questo disastro. I medici sono all’incirca unanimi su questa lettura del fenomeno, ma i soliti scribacchini sono già in prima linea per rilanciare i progetti di speculazione. La strumentalità di narrazioni come questa salta subito all’occhio nel momento in cui si vede il Parco della Salute associato al Tav Torino-Lione. Se è evidente una correlazione tra queste opere è quella di garantire speculazioni e profitti per pochi, mentre i territori vengono impoveriti e lasciati ad ammalarsi (che sia d’amianto o di Covid19).
Il progetto del Parco della Salute
Solo il 5 febbraio, molti se ne sono dimenticati, il Presidente della Regione Cirio e la sua giunta proponevano nuovi tagli alla sanità pubblica. A gennaio gli stessi avevano in progetto di affidare i pronto soccorso alle strutture private. Ma non solo Cirio, le giunte precedenti, da quella Bresso a quella Cota, a quella Chiamparino hanno tutte invariabilmente suonato lo stesso spartito. Disgregare, spartirsi e mettere le mani nella torta della sanità.
Adesso Cirio, la Lega, Confindustria, e i suoi amici di Repubblica e del PD vogliono tornare gradualmente a speculare, mentre la tragedia è ancora in corso. Per fare ciò preparano tutta la narrazione dell’uscita dalla crisi, diminuiscono i numeri dei tamponi e delle diagnosi effettuati per far sgonfiare i dati scientificamente. Chi si assumerà la responsabilità di un’eventuale impennata dei contagi solo per garantire ulteriori profitti? E’ una scelta irresponsabile e idiota.
Sta a tutti coloro che abitano sul territorio piemontese impedirglielo, mettersi di traverso e reclamare che la salute viene prima di tutto, anche prima dei loro soldi e dei loro sporchi intrallazzi politici.
Centro Sociale Askatasuna
CSA Murazzi
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