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Scartata l’ipotesi Calambrone. La retromarcia del Comune, tra bottegai e razzismi sdoganati

È già svanito lo slancio baldanzoso e ribelle del Partito Democratico pisano, che ha infuocato i comizi di Filippeschi sulle barricate di Coltano e ha portato l’assessora Ciccone ad incatenarsi ad un trattore per impedire la costruzione del lager. Una tiratina d’orecchie da parte della lobby di bottegai di Confcommercio, e le istituzioni hanno rinunicato al proposito di ospitare i profughi nella struttura sul litorale di Calambrone, in nome di una assoluta sudditanza ai più abietti interessi economici.

Riassumendo i fatti e le drastiche inversioni decisionali degli ultimi giorni: il governo tenta di imporre il sito di Coltano per allestire un’unica grande tendopoli toscana; una mobilitazione fortemente cavalcata dal Pd blocca questa ipotesi; si opta quindi per un’accoglienza diffusa sul territorio regionale, con un sito nel comune di Pisa in una struttura sul litorale di Calambrone; vi si oppone un’altra mobilitazione apertamente razzista sotto la direzione di Confcommercio; alla fine il Comune cede e vengono scelte due distinte strutture, una a Piaggerta (nella tenuta di San Rossore) ed una a San Piero a Grado (lungo la vecchia strada che porta al mare).

Queste due strutture, in cui i profughi sono stati trasportati nel pomeriggio di ieri, hanno in comune il più totale isolamento, la lontananza dai centri abitati e l’assenza di collegamento tramite mezzi pubblici. Si va materializzando un modello di “accoglienza” che punta a relegare queste persone in posti il più possibile nascosti, operando una reclusione di fatto tramite l’assoluta impossibilità di spostamento.

La gravissima ma prevedibile retromarcia effettuata dal sindaco Filippeschi, riguardo alla questione di Calambrone, pone l’accento su due questioni indissolubilmente legate. Da una parte l’estrema sudditanza delle istituzioni ai meccanismi economici ed ai signori del mattone e del commercio (il presidente regionale di Confocommercio è lo stesso Bottai a cui è stata data licenza di speculazione edilizia e devastazione ambientale tramite l’appalto della costruzione del porto di Marina di Pisa), da cui deriva un margine di autonomia decisionale del Comune evidentemente molto limitato. Dall’altra l’assoluta impossibilità di uscire ormai dai binari del razzismo securitario delineati da anni di ordinanze e di sgomberi; il comunicato delirante con cui Confcommercio ha celebrato la propria vittoria, rilanciando, dopo aver sventato la minaccia di cento tunisini, per una una più ampia riqualificazione del litorale, contro il campo nomadi e gli ambulanti abusivi, ha molto in comune nella forma e nei contenuti con le ordinanze ed in generale con l’impianto politico della giunta riguardo alle tematiche legate all’immigrazione.

Le ambiguità del “modello toscano”, stretto in una morsa tra ambigue forme di accoglienza, incontrastabili interessi economici ed impulsi di becero razzismo figli di politiche post coloniali, iniziano già a manifestarsi con le prime conseguenze indirette dei processi rivoluzionari del nordafrica. Indubbiamente queste contraddizioni sono destinate ad acuirsi ed ingigantirsi nei prossimi mesi, quali che siano gli sviluppi.

 

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