Portogallo: Sciopero Generale
La CGDT, la più grande organizzazione sindacale portoghese, ha convocato questo sciopero per protestare contro le misure d’austerity adottate dal governo ed imposte dalla cosiddetta trojka – Fondo Monetario, Banca Centrale e Commissione Europea – tramite un vero e proprio ricatto: 78mld di euro per il salvataggio dalla bancarotta in cambio dell’applicazione di una serie di provvedimenti da “macelleria sociale”. In particolare i lavoratori contestano il progetto di riforma del lavoro che, in maniera molto simile al caso italiano, prevede l’abolizione di ogni limitazione al licenziamento, la riduzione del sussidio di disoccupazione, l’allargamento dei contratti precari e cancellazione della contrattazione collettiva; l’eliminazione di 4 giornate festive; il prolungamento della giornata lavorativa fino a 12 ore e fino a 60 ore settimanali.
Il Portogallo sembra essere il prossimo paese europeo candidato a seguire il destino della Grecia, con i titoli di stato che rischiano di essere declassati a “spazzatura”. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 14%, molte amministrazioni locali non riescono ad onorare debiti e pagamenti ed il governo ha dovuto abbandonare anche il progetto TAV Lisbona-Madrid perché avrebbe portato al collasso il bilancio statale.
Come alcuni tratti distintivi della crisi che si addensa sui PIIGS, anche la ricetta della trojka si ripete identica a se stessa in tutti i paesi più colpiti: austerity e privatizzazioni. Da un lato sembra un mantra neoliberista tanto ideologico quanto evidentemente inefficace, dall’altro possiamo scorgervi gli interessi strategici della Germania che, imponendo politiche di rigore, vuole scongiurare la necessità di impiegare i propri capitali a garanzia dei debiti dei paesi europei in difficoltà, quindi per evitare di essere risucchiata nel vortice della speculazione e della crisi.
Per lo sciopero gli analisti politici avevano previsto un flop confidando nella presunta avversione dei lavoratori portoghesi per la protesta e nella decisione dell’altro maggiore sindacato (UGT) di firmare l’accordo con il governo. La riuscita della giornata di mobilitazione è stata quindi inaspettata ma conferma il tracollo di consensi del governo “del rigore” e dimostra la diffusa indisponibilità a subire il ricatto del debito e le politiche di austerity.
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