Renzi e Palermo. È una questione di odio
L’uno, quello disegnato dal Premier, con la terza apparizione in poche settimane nel capoluogo siciliano, per concludere la sua campagna elettorale. L’altro, appunto, con la terza contestazione che chiude invece (in attesa di un rilancio dal 5 dicembre in tutta Italia) la campagne per il No sociale al referendum. Entrambe chiudono coerentemente intrecciate perchè sia nel primo che nel secondo caso viene identificata nella “questione siciliana” il terreno fondamentale attorno a cui tenere vivo lo scontro. In un caso per provare a recuperare voti in una delle regioni (presumibilmente) destinate alla vittoria dei No; in un altro caso per valorizzare l’odio sociale sempre più diffuso in una delle regioni più colpita dalle politiche economiche renziane e liberiste. Ecco perchè venerdì mattina è andato in scena il terzo tempo di questa importante partita. Protagonisti assoluti i giovani studenti palermitani.
Quando infatti parliamo di “odio” non dimentichiamoci cosa deve provare un giovane studente della “buona scuola” facente tirocinio gratuito al McDonald (in realtà non ancora, ma non è che i progetti già avviati siano tanto migliori) costretto a vivere una condizione presente e futura sempre più deprimente. Come avrebbero dovuto leggere gli studenti palermitani la presenza di Renzi all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università? Siamo in data 22 ottobre. Saputo del suo arrivo da scuole e università si mobilitano in centinaia. L’idea è quella di non regalare al Premier una facile passerella attraverso cui vantarsi di presunti meriti di questo governo riguardo scuola, università, ricerca e politiche per i giovani. Ad impedirlo sono i cordoni di polizia schierati per inibire l’accesso a chiunque voglia attraversare buona parte del centro storico di Palermo (che per chi non lo sapesse è molto esteso) . Ai vari tentativi di oltrepassarli per arrivare al Teatro Massimo la polizia risponde con altrettante cariche e manganellate sui giovanissimi manifestanti. Ok la cosa non sorprende. Il dato significativo non sono le cariche: quella in Italia si chiama “democrazia”. Semmai dato interessante è la determinazione di studenti neanche minimamente intimoriti dai dispositivi di sicurezza messi in campo per proteggere le passerelle elettorali di Renzi; è la voglia di mostrare l’odio verso le sue politiche che fa da padrone in quella piazza/giornata.
Passano tre settimane e, il 16 novembre, sono gli operai dei molto-maltrattati cantieri navali palermitani a prendersi la scena. Arriva Renzi ai cantieri per convincere gli operi a votare Si? La risposta è lo sciopero, un presidio di contestazione davanti ai cancelli dello stabilimento, il rifiuto di fare da figuranti all’ennesimo tentativo renziano di mettere in scena la sua commedia. Se in campagna elettorale il Presidente del Consiglio si ricorda improvvisamente che esistono i cantieri navali a Palermo e che, eufemisticamente, questi si trovano in forte difficoltà lavorativa, anche gli operai palermitani ricorderanno (con molta più facilità) che le politiche industriali di Fincantieri e Stato stanno devastando il tessuto produttivo locale e le vite di migliaia i lavoratori. Il Job Act e il disinteresse governativo non vengono dimenticati e si trasformano in pura e semplice “ostilità”. Sarà presumibilmente l’odio nei suoi confronti attivo in quella piazza a far desistere il fiorentino dall’andare ai cantieri e rinunciare a parte del suo programma propagandistico.
Arriviamo così alla mattinata di venerdì 2 dicembre. Ancora Renzi in centro (Teatro Politeama), ancora blindati e imponente dispiegamento di polizia e carabinieri; ancora gli studenti in piazza. Un migliaio sfilano per il centro storico. Sono per lo più studenti di istituti entrati in occupazione. Ancora blocco delle forze dell’ordine e ancora tentativi di forzarlo, superarlo: è Renzi l’obiettivo; è da lui che si vuol provare ad arrivare. Ma è per lui che la polizia tira fuori il manganello. E allora: ancora scontri tra studenti polizia. Ancora come poco più di un mese fa. L’odio non si è placato, l’ostilità è semmai cresciuta. Troppo evidente per i giovani palermitani come Renzi sia portatore di interessi lontani, avversi. Lo dicono i dati pubblicati nel mese trascorso tra la prima e quest’ennesima passerella. Lo dice la retorica di una campagna per il referendum che ha palesato come da quel lato della barricata ci siano i potenti, i ricchi (finti)progressisti, gli innovatori col portafoglio pieno, e gli speculatori, affaristi: prodotti borghesi di un mondo finanziarizzato in cui concetti quali caste, sistema e antisistema, populisti e politici di professione si mischiano a convenienza di chi detiene il potere. Così il cerchio si è coerentemente chiuso: chiusa la campagna per il Sì, chiusa quella delle piazze per il No sociale. Si è chiusa come era iniziata. Renzi barricato nei teatri, la piazza fuori a contestarlo. In attesa di quello che avverrà dal 5 in poi, intanto, ripartiamo dal lascito di queste settimane di visite. I giovani odiano Renzi. E quando è questione di odio…
Renzi effigy burns as clashes erupt in Palermo ahead of referendum https://t.co/kKdHyxgvqZ pic.twitter.com/UaXddUcEQh
— Ruptly (@Ruptly) 2 dicembre 2016
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