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Sciopero del servizio pubblico. A Torino, Fassino rinvia la privatizzazione

Moltissime città italiane sono state attraversate oggi dallos ciopero dei sindacati del servizio pubblico dei trasporti (o quel che ne rimane). Altissime le adesioni in tutte le città ma le forme della protesta non sembrano uscire dal classico disciplinamento sindacale Cgil-Cisl-Uil (e Ugl). Nel capoluogo piemontese l’adesione è del 95%: qui c’è in gioco anche la vendita del 49% della società trasporti: il Consiglio comunale, che avrebbe dovuto votarla, ha rimandato tutto a mercoledì. Intanto l’altra gara che riguardava Gtt, quella per la venditadei parcheggi, è andata deserta.

Riportiamo, qui di seguito, il rescoconto di un compagno presente al presidio: 

“Dalle 10 del mattino fino alle 18 di sera, c’è presidio continuo dei lavoratori Gtt contro la delibera del comune di Torino che mette in vendita il 49% dell’azienda di trasporti. Lo sciopero è totale, garantite solo le fascie orarie protette, che ha causato disagi ai molti utenti che normalmente utilizzano i tram e gli autobus della città. “ci scusiamo per il disagio, ma la vendita della gtt sarà un danno in primis per i cittadini” hanno ripetuto più volte dall’amplificazione in piazza palazzo di città, oltre 200 in presidio. Tutte le sigle sindacali riunite in unico discorso: “perchè vendere una azienda coi bilanci a posto?”.

La preoccupazione massima, riguardo al futuro di gtt, riguarda in primis la ristrutturazione aziendale che porterà a molti esuberi, quindi posti di lavoro in meno meno autobus in giro per la città. “La colpa è di fassino che si è riempito la bocca di parole come bene comune in campagna elettorale salvo adesso lavarsene le mani” è uno dei commenti che viene dalla piazza, la rabbia verso la classe politica è tanta, infatti alcuni manifesti elettorali del Pd vengono bruciati di fronte ad un imponente schieramento di forze dell’ordine che ha militarizzato la piazza e le vie circostanti il municipio.  I lavoratori anche criticano i mutandoni verdi del governatore Cota (“I soldi pubblici vanno spesi per i servizi, non per le vostre mutande!”).
Il presidio si è sciolto intorno alle 18:30 con la promessa di continuare la mobilitazione, cercando la sensibilizzazione di studenti e associazioni dei consumatori, cercando di mobilitare di fatto anche gli utilizzatori finali del prodotto gtt”.

Non si è data purtroppo alcuna ripresa dei temi e delle forme della recente mobilitazioni genovesi, fiorentine e pisane. Uniche eccezioni invia nizza: Ottanta lavoratori usciti dal deposito di piazza Carducci bloccano l’arteria che porta a Porta Nuova, dal deposito Gerbido si sono messi in marcia altri 150 verso Palazzo di Città provocando code e rallentamenti in corso Allamano.

Lo sciopero torinese era in un primo momento in programma per lo scorso giovedì. Giocando sull’onda lunga delle mobilitazioni del 9 dicembre e dei cortei studenteschi che vi hanno fatto seguito, avrebbe potuto giocare un altro ruolo e causare problemi un po’ più seri per la giunta Fassino… ma così non è stato. Ottusità di un sindacato che continua a trattare tutte le vertenze del mondo del Lavoro come fatti separati, sganciati dalla più generale riproduzione sociale, dalle battaglie sui beni comuni e dai sentimenti di frustrazione che covano in città.

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