“Sciopero generale subito!”
Bologna contro il modello Marchionne-Gelmini. Nell’anticipazione emiliana dello sciopero generale FIOM (che domani si estenderà in tutto il paese), cortei di studenti, precari e metalmeccanici paralizzano la città per poi congiungersi in piazza Maggiore; durante gli interventi dal palco di Landini e Camusso richiesto a gran voce lo sciopero generale, primo antidoto necessario contro l’attacco ai diritti e l’estensione generale della precarietà.
Partono gli studenti medi che dopo un blocco appendono uno striscione sul Provveditorato che reca la scritta “Dalle scuole alle fabbriche il collaborazionismo non passerà”; si ricongiungono con gli universitari in piazza Verdi per poi ripartire immediatamente alla volta dei viali. Prima e dopo il comizio di Landini e Camusso tutta la città è stata completamente paralizzata. Per quanto riguarda il consistente corteo della FIOM da segnalare la presenza di lavoratori di aziende esterne al settore metalmeccanico come Vodafone e Ikea; in coda al corteo, fra le tante bandiere rosse della FIOM e dei partiti di sinistra, anche uno spezzone di realtà sociali. Dopo gli applausi reciproci tra metalmeccanici e studenti, questi ultimi salgono sulle scalinate di San Petronio ed innalzano un grande striscione di circa 20 metri con la scritta “Sciopero generale subito!”, per poi immergersi in una piazza Maggiore stracolma dove sta per prendere parola il segretario FIOM Landini.
Quando il segretario chiude il suo intervento invitando la segretaria Camusso, che avrebbe di li a poco preso la parola, a convocare lo sciopero generale, gran parte della piazza ripete a squarciagola l’indicazione del leader categoriale. I cori partono dagli stessi iscritti alla FIOM che fischiano in ben più di trenta (checchè ne dica la Camusso), e insieme agli studenti, il segretario CGIL che non tocca mai l’argomento dello sciopero generale nel suo intervento. In centinaia di studenti e precari a comizio finito riprendono la via dei viali, bloccando via Indipendenza e ritornando verso piazza Verdi da cui era partito il corteo. Tra i dati politici di oggi, sicuramente da segnalare come la base del sindacato sia ormai distante dalla calma concertativa e dagli attacchi anemici a Berlusconi che hanno segnato il discorso della Camusso.
A suscitare l’ira della piazza è la svendita delle proprie garanzie esistenziali contenuta nel piano Marchionne, un’ira consapevole della minaccia ai propri diritti e che per avere più forza per opporsi a questo attacco solidarizza con le lotte studentesche. Non è l’immagine del premier (sempre citando la Camusso) che ferma gli investimenti delle aziende estere, ma è la globalizzazione stessa che in un paese ormai periferico come l’Italia permette alle aziende di investire nel nostro paese solo se questo si conforma alle condizioni salariali e occupazionali di paesi come Polonia o Serbia. Dopo la giornata di oggi la cgil dovrebbe fare una riflessione interna ed avere il coraggio, con alle spalle l’importante giornata di oggi e quella che ci sarà domani, di invertire la tendenza che la vede testardamente alla ricerca dell’accordo e della mediazione (anche in presenza dell’impossibilità di questa), tendenza espressa anche oggi dalla Camusso nel suo intervento, per convocare uno sciopero generale che venga costruito da tutti quei soggetti sociali contrari al modello di sviluppo e di società che si vuole imporre a questo paese.
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