Sette morti. La strage al carcere di Sant’Anna, 48 ore dopo
Sono passate quasi 48 ore dalla rivolta messa in atto da parte dei detenuti del carcere Sant’Anna di Modena e il bilancio somiglia sempre più a un bollettino di guerra.
Sette, in totale, i detenuti morti. Tre sono stati rinvenuti all’interno della struttura modenese. Per gli altri quattro, invece, l’agonia si è prolungata per lunghe ore dato che sono morti al loro arrivo nelle carceri di Parma, Verona, Alessandria e Marino del Tronto (Ascoli Piceno).
Per quest’ultimo caso, si legge, “già al suo arrivo nella struttura ascolana le condizioni erano parse subito gravissime”. 18 i detenuti feriti di cui 6 ricoverati in terapia intensiva (2 al Policlinico di Modena, 3 all’ospedale di Baggiovara e 1 a Carpi).
A scatenare la rivolta è stata la notizia di detenuto risultato positivo al coronavirus e sembra che anche che la notizia fosse nota già dallo scorso fine settimana. All’interno del carcere modenese sono presenti ancora alcuni detenuti. 16 pare siano stati trasferiti a Parma e 15 a Sassari.
Queste le informazioni che trapelano dai giornali che sono gli unici, al momento, a fornire qualche dato. Le famiglie dei detenuti, infatti, dopo quasi 48 ore dall’inizio della rivolta, non sanno ancora dove siano stati trasferiti i propri cari e quali siano le loro condizioni di salute. Le informazioni che ora dopo ora stanno venendo fuori, inoltre, smentiscono tutto quello che era stato riferito loro domenica sera. I familiari, infatti, erano stati rassicurati sull’assenza di casi di contagio da coronavirus all’interno della struttura carceria. Oggi, in realtà, sappiamo che un primo detenuto contagiato era già stato individuato tra venerdì e sabato. “Perché, prima della cancellazione dei colloqui, a noi familiari è stato imposto di mantenere il metro di distanza durante gli incontri con i detenuti e il personale penitenziario invece non è stato dotato di alcun mezzo protettivo? Il corona virus poteva entrare nel carcere anche attraverso un poliziotto, non solo attraverso noi familiari”.
Eppure era la stessa Ausl di Modena a confermare le voci di uno dei detenuti trovati positivi al coronavirus. (Info da Modenatoday)
È stato questo, con buona probabilità, l’ultimo fatto che si è rivelato decisivo per l’inizio della rivolta dei detenuti che altro non chiedevano se non maggiori garanzie contro il contagio, soluzioni alternative per mantenere i contatti con i propri familiari e seri provvedimenti contro il sovraffollamento. Rimangono, ad oggi, due dati che vanno dunque sottolineati: da 48 ore i familiari non hanno alcuna notizia dei propri cari. Non sanno né dove si trovino adesso né in che condizioni siano. I detenuti stessi non hanno ancora avuto modo confrontarsi con i propri legali i quali, anche loro, aspettano notizie. Un vero e proprio limbo, insomma.
Nel mentre, anche i sindacati degli agenti della polizia penitenziaria del carceri di Marino del Tronto si dicono “preoccupatissimi e ritengono gravissimo che il Dipartimento abbia preso questa decisione senza avvertire” e anche al carcere di Sassari, dove sarebbero in arrivo 15 detenuti provenienti da Modena, non sembrerebbero averla presa affatto bene, come riportato qua.
“Se l’Amministrazione non blocca immediatamente questi trasferimenti scellerati, e prosegue con queste scelte scellerate, ci ritroveremo il contagio negli istituti penitenziari sardi. Il Ministro e il capo del Dap non fanno altro che prendere decisioni sbagliate. E’ gente che si deve dimettere subito perché stanno mettendo in grave pericolo tutto il sistema penitenziario. I fatti di Modena, con sei morti, ne sono l’espressione eloquente”, afferma Villa. Il segretario della Fns Cisl sarda afferma “che il Ministro e il Dap devono fermare immediatamente le traduzioni”. Chiaro che il rischio c’è, ed è concreto: “Se arriva un detenuto asintomatico dalla ‘zona rossa’ e dopo il periodo di incubazione invece risulta malato, contagia nel frattempo tutta la popolazione carceraria, compresi gli Agenti. L’unitarietà che stiamo mostrando qui in Sardegna tra Provveditorato, comandanti e sindacati – prosegue Villa -, devono dimostrarla a Roma, a livello centrale. Invece siamo in mano a gente che sta prendendo decisioni folli, in barba al Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove sono citate più volte gli inviti a diminuire le movimentazioni da una regione all’altra. Negli Istituti stanno entrando persone senza controlli, altro che triage”.
L’ultimo dato invece, quello più grave, riguarda i sette detenuti morti. La Procura di Modena, infatti, ha avviato le indagini per i tre deceduti nella carcere di Sant’Anna. Per gli altri quattro, invece, viene meno la competenza territoriale e dunque sarà compito delle procure di Alessandria, Verona, Ascoli Piceno e Parma fare luce su quanto accaduto e soprattutto sulle responsabilità di chi ha permesso lo spostamento di queste persone senza verificarne lo stato di salute.
Misura che, con buona probabilità, avrebbe risparmiato loro la vita.
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