Territori – merce e comunità resistenti
Una città nella quale manca una estesa opposizione sociale portata avanti da studenti e lavoratori, probabilmente per il fatto che nel territorio di Avola non insistono grandi fabbriche e luoghi di lavoro tali da produrre una coscienza, nel lavoratore, che lo spinga ad organizzarsi e far fronte comune contro chi detiene il capitale e decide sulle vite degli altri. Ad Avola il lavoro è quasi totalmente espletato presso piccole o piccolissime aziende nelle quali il datore di lavoro è spesso a stretto contatto col lavoratore. Un sistema ‘amichevole’ di mercato del lavoro che però non corrisponde alla sicurezza di un lavoro regolare, sicuro, e adeguatamente retribuito. Una contrattazione spesso senza uno scontro, ma con quello che viene vissuto come un accordo ‘privato’ tra il proprietario dell’azienda e il lavoratore.Una estesa presenza di lavoro nero e scarso rispetto delle norme contrattuali quali malattia, ferie, ecc.. La composizione sociale che ne viene fuori è dunque molto variegata, anche se con gli stessi problemi di fondo. I giovani laureati, precari della conoscenza, emigrano presto nelle città del centro-nord in cerca di un lavoro che coroni il loro percorso di studi ma spesso si trovano a dover svolgere impieghi totalmente diversi dal loro percorso formativo. La percentuale di questi casi aumenta esponenzialmente per chi ritorna ad Avola in cerca di lavoro.La realtà dei quartieri popolari più periferici viene spesso veicolata dalle fredde cronache che ne fanno i giornali locali, basate sui comunicati-stampa degli organi di polizia e non su un’analisi sociale delle esigenze di chi quei quartieri li vive. Non sempre queste realtà riescono a comunicare col resto della città.
Non poteva mancare un accenno alla storia recente di Avola e in particolare ai ‘fatti’ del 2 dicembre 1968. Evento cruciale per chi vuole parlare di opposizione sociale in città e per chi rispetta la storia dei braccianti e degli altri lavoratori che fecero della lotta contro il potere delle destre e della Democrazia Cristiana un punto cardine della loro attività politica. La polizia, come ben sappiamo, rispose col fuoco delle armi lasciando per terra i corpi di due braccianti, 5 feriti da arma da fuoco e numerosi altri manganellati e vessati dalla magistratura.Spunto importante per citare le contestazioni di cui sono stati oggetto, negli ultimi decenni durante le varie celebrazioni dell’eccidio, quei pezzi delle istituzioni e dei partiti politici che hanno avuto la faccia tosta di dirsi (a posteriori) solidali con quei braccianti e con tutti gli altri avolesi oppressi sui luoghi di lavoro.
In questo quadro si inserisce la partecipazione di #Avolainlotta (studenti/lavoratori/precari), a fianco delle ultime manifestazioni portate avanti a gennaio dal Movimento dei Forconi. La partecipazione di #Avolainlotta è stata principalmente un’azione di solidarietà verso i braccianti e gli artigiani presenti al presidio sulla Strada Statale 115. Già dalle prime ore della protesta gli studenti/lavoratori/precari hanno contribuito al blocco stradale e alle successive azioni di lotta, uniti dietro il proprio striscione, scandendo slogan contro il governo Berlusconi-Monti e contro l’invasione dei centri commerciali e dell’economia capitalistica della globalizzazione.
Scontrandosi, quando è stato necessario, con alcuni elementi dell’estrema destra locale che avevano intenzione di dirottare la protesta verso il baratro della propaganda neo-fascista e rivendicando con forza di non aver voluto mai abbandonare il presidio nelle mani di questi soggetti, rimanendo magari dietro una tastiera di computer a denunciare la loro presenza e poi lasciandogli colpevolmente campo libero per razzolare. La presenza di #Avolainlotta è proseguita invece in quel presidio, al fianco dei lavoratori, ed è anche grazie a questo che il leader dei Forconi, Mariano Ferro, è stato costretto a dover prendere pubblicamente posizione sulla vicenda, allontanando quei vertici del movimento colpevoli di aver invitato elementi di Forza Nuova e dell’ex MSI. E’ stata inoltre denunciata l’operazione vergognosa portata avanti dalla polizia che ha pensato bene di denunciare 60 tra quei lavoratori per il blocco stradale di cui sono stati protagonisti e di comminargli sanzioni per migliaia di euro.Alla faccia di chi, alla fine di ogni manifestazione, si premurava di ringraziare le forze dell’ordine “per aver permesso uno svolgimento pacifico delle manifestazioni”. Il merito dello svolgimento pacifico delle manifestazioni è tutto dei lavoratori che hanno saputo autogestire quel blocco nonostante il Movimento dei Forconi avesse dimostrato la mancanza di coordinazione locale.
Gli studenti/lavoratori/precari di #Avolainlotta condividono e sostengono le lotte contro le trivellazioni in Val di Noto e del MUOS, contro l’insensata idea del ponte sullo Stretto, contro gli abusi di palazzinari e cementificatori che vorrebbero stravolgere e stuprare il territorio, dalla Pillirina a Vendicari, con progetti edilizi che non si fermano nemmeno davanti alle spiagge dorate.Lottano e lotteranno per la difesa dei Beni Comuni così come hanno fatto in occasione del referendum di giugno, che va preso come punto di partenza per un progetto di Resistenza più lungo e articolato.Lotteranno contro l’espansione dei centri commerciali e del petrolchimico del ‘triangolo della morte’ (Priolo-Augusta-Melilli).
Esprimono solidarietà verso il popolo NoTav e lo fanno con cognizione di causa, vivendo in un territorio in cui l’unica linea ferroviaria è a binario unico e per di più non elettrificato (circolano ancora i vecchi treni alimentati a diesel!) e capiscono come i fondi per le infrastrutture ferroviarie andrebbero spesi diversamente.
Avola Resiste – Movimento Culturale Ales
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