Torino, il tracollo annunciato del movimento del 9 Dicembre
“Non faremo prigionieri”, “stavolta siamo realmente organizzati”, “la gente è con noi”. Nonostante le forti parole e le promesse, questo “coordinamento 9 Dicembre” non ha saputo mantenerle. E’ vero, nessuno di noi ci avrebbe scommesso molto, ma il flop è clamoroso: questa mattina erano convocati 2 presidi in città, il primo in piazza Crispi (Barriera di Milano), il secondo in piazza Togliatti, all’angolo con corso Francia (Rivoli). Rispettivamente contavano la presenza di 6 persone il primo, 4 il secondo! Imponente, come sempre ovviamente, il dispiegamento di forze dell’ordine con la Digos che aveva preventivamente transennato tutta la zona del presidio e dispiegato camionette in giro per Torino nei punti l’anno scorso più caldi.
Il fallimento, come dicevamo, era annunciato. L’aria della città non era carica di quell’atmosfera che lo scorso anno aveva portato in piazza una rabbia spuria e generica, incazzata coi politici e le agenzie di riscossione come Equitalia. Quell’eccedenza sociale ha disertato perché non poteva riconoscersi nella cristallizzazione rappresentata da Calvani e i suoi accoliti. L’anno scorso, a mobilitare era stato il passaparola nei quartieri e gli slogan che parlavano di “rivoluzione” e “mandarli tutti a casa”… parole d’ordine non mantenute.
Oggi nessuno poteva credere all’ “imprenditore agricolo” che, dopo la Jaguar, sceglie di arrivare in elicottero per annuciare l’alba del giorno nuovo. Gli mancava quella legittimità che si costruisce partendo dalle piccole lotte quotidiane sui posti di lavoro per la difesa degli stessi, nelle micro-lotte di quartiere nelle riqualificazioni di parchi o contro il vero degrado degli sfratti, della gentrificazione e delle bollette sempre più alta (al contrario di quella contro migranti e “stranieri” di qualsiasi genere sulla quale spinge sempre più l’estrema destra per creare guerre tra poveri), contro le grandi opere che ci costano decine di miliardi ogni anno ed infine contro la nostra classe dirigente negli appuntamenti pubblici e di massa.
Non esiste soggetto o organizzazione con la rivoluzione pronta. Sta a noi, come sempre, raccogliere la parte più genuina di questo movimento, togliere spazio alla normale delusione e ridar loro fiducia all’interno di nuove lotte capaci di far crescere la qualità della politica degli stessi, lontani da vecchi e nuovi “Calvani”, ma in un’ottica realmente antagonista a questo sistema costituito.
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