
Torino: lo Spazio Popolare Neruda sotto attacco: la risposta di chi abita e vive lo spazio per la tutela della salute collettiva
Da ieri i quotidiani locali hanno alimentato la bufera in merito allo Spazio Popolare Neruda dove si è verificato un caso di tubercolosi al quale è seguita un’attenta gestione per la tutela della salute collettiva, sia della comunità che vive e attraversa lo spazio, sia del quartiere e di chi lo anima con le più varie attività.
La strumentalizzazione politica ha preso immediatamente il sopravvento in barba a qualsiasi discorso di garanzia e tutela della salute, in un frangente in cui la sanità e la prevenzione versano in condizioni disastrose.
Due personaggi si sono distinti, per le dichiarazioni razziste e infamanti da una parte e per la solerzia dall’altra, con l’obiettivo di stigmatizzare le persone che abitano il Neruda e solleticare le velleità di Procura e Questura a perseguire con il reato di epidemia colposa e con la richiesta di sgombero degli spazi occupati. Parliamo di Maurizio Marrone, assessore regionale al Welfare dunque implicato in prima persona nella supposta gestione dei servizi assistenziali in città e Roberto Testi, medico legale a capo del Dipartimento Prevenzione dell’ASL già conosciuto per il suo passato di amicizie in Procura, tra cui l’ex pm anti-notav Antonio Rinaudo, e per vari scandali riguardanti atteggiamenti di negligenza e scarico di responsabilità durante il periodo del Covid-19.
Per un approfondimento sul personaggio consigliamo la lettura di questo articolo in cui vengono elencati gli episodi di cui Testi si è reso l’infelice protagonista, ne sottolineiamo un paio: fu consulente tecnico di una delle quattro persone coinvolte nella morte di Andrea Soldi (lo psichiatra Pier Carlo Della Porta) ucciso per TSO a Torino e fu la firma della consulenza che negava che una compagna no tav fosse stata colpita da un lacrimogeno sparato ad altezza uomo durante l’aprile del 2021 a seguito dello sgombero del Presidio di San Didero.
Questa vicenda solleva ancora una volta la necessità di una lotta e di rivendicazioni chiare rispetto all’accesso alla salute, alla discriminazione e all’accesso differenziale ad essa, alla prevenzione e alla cura delle comunità sul territorio.
Di seguito riportiamo il comunicato del Le Famiglie dello Spazio Popolare Neruda che ben esprime questi concetti.
IL PROBLEMA È IL NERUDA O L’ASSENZA DI PREVENZIONE?
Questa mattina è uscita la notizia su “La Stampa” e altre testate locali riguardo alla presenza di alcuni casi di tubercolosi all’interno dello Spazio Popolare Neruda.
Ci teniamo a precisare che fin dal primo momento in cui abbiamo saputo che una persona che viveva qui era affetta da tubercolosi con il rischio di contagio ci siamo attivati per la tutela della salute dell3 abitatnt3 dello spazio, di chi lo frequenta e del quartiere; siamo stati presi in carico comunità dalla ASL e la situazione dal punto di vista sanitario e del rischio contagio è sotto controllo.
Quello che ci sembra invece fuori controllo sono le strumentalizzazioni politiche da parte della destra regionale sulla salute delle persone in condizione di precarietà abitativa e con background migratorio
Ci sembra assurdo che chi ha l’onere e il potere di gestire la sanità regionale scarichi su una comunità autogestita le responsabilità di un potenziale dilagare della tubercolosi. Il problema, abbiamo avuto modo di appurare, sta nella mancanza di politiche di prevenzione: non è possibile l’accesso libero per i test di prevenzione alla TB, non è possibile gli esami – come il quantiferon – tramite il CUP Piemonte, è difficile accedere ad informazioni precise sulla prevenzione della malattia e le liste d’attesa per prenotazioni ed esami sono troppo lunghe. A ciò si sommano le barriere per accedere alla salute che deve affrontare chiunque abbia problemi con i documenti e la residenza, cosa che da anni denunciamo e di cui dobbiamo occuparci. Ancora adesso, con gli articoli di giornale che ci danno contro, sembra impossibile trovare posto negli ospedali per procedere rapidamente con i test.
Quello che è successo al Neruda succede sovente anche in diverse strutture di emergenza abitativa o altri luoghi: la differenza è stata la spettacolarizzazione che c’è stata su di noi, oltre che la maggiore difficoltà di gestione dell’emergenza a causa delle procedure burocratiche complesse e inadeguate a gestire il problema. Abbiamo seguito le procedure indicateci, i test stanno venendo effettuati nei tempi determinati dalle strutture sanitarie, la rete di contatti è sottoposta ad attenta sorveglianza epidemiologica.
La situazione odierna ci sembra presentare dinamiche molto simili a quelle verificatesi durante la pandemia di Covid-19. Da un lato, c’è lo sforzo collettivo di garantire la salute di tutt3, senza colpevolizzazioni di sorta, con la messa in campo di strumenti atti alla prevenzione e alla cura: nel 2020, gli screening gratuiti ed aperti al quartiere effettuato al Neruda; oggi, le misure di prevenzione e le autodenunce all’Asl, che non abbiamo avuto timore di compiere, pur consapevoli della possibilità di esporci a strumentalizzazioni. Dall’altro, c’è la bieca volontà politica di chi continua a considerare la malattia come una colpa da espiare, come un pretesto per formulare stigmatizzazioni razziste, come una scusa per blaterare di provvedimenti repressivi che nulla hanno a che vedere con la tutela della salute: tutto ciò non rappresenta una soluzione concreta alle emergenze sanitarie, ma anzi non fa che dissuadere chi non ha una rete sociale di protezione o è in possesso di documenti dal rivolgersi alle strutture di competenza. Maurizio Marrone, membro della giunta regionale, che oggi ci attacca sui giornali, è tra i principali responsabili per aver smantellato il welfare abitativo e sanitario in Piemonte. Chi oggi si ritrova al vertice del Dipartimento di Prevenzione è – guarda caso – la stessa persona che, nei giorni drammatici della pandemia, sosteneva che l’Asl di Torino e l’Unità di Crisi non avrebbero dovuto “assumersi la responsabilità diretta” dei contagi negli ospedali e nelle RSA [ https://torino.repubblica.it/…/coronavirus_case_di…/ ].
Quanto successo al Neruda mette in evidenza la necessità di uno screening efficace sulla TB, come su altre malattie infettive, al di fuori delle strutture organizzate istituzionali.
La tutela della salute pubblica non passa dallo sgombero di un’occupazione, ma dall’accesso libero e gratuito alla prevenzione, dalla velocità e accessibilità delle prestazioni sanitarie e, in generale, dalla decostruzione dello stigma razzista sulle malattie insieme alla tutela dei diritti fondamentali come l’accesso alla casa e alla salute.
Di seguito la diretta di questa mattina
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